EGIA (‛Ηγίας, latino Hegĭas)
Scultore ateniese attivo verso il 470 a. C., secondo Pausania (VIII, 42, 10): la firma, sopra una base di statua trovata all'Acropoli, è appunto di quel tempo. Meno attendibile è la cronologia di Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 49) il quale lo nomina insieme con altri scultori delle due generazioni successive. Il nome illeggibile del maestro di Fidia, in un discorso di Dione Crisostomo (55, 1), sarebbe un'alterazione grafica di quello di E. secondo una congettura di O. Müller, pubblicata nel 1828. Quintiliano (Instit. orat., 12, 10, 7) e Luciano (Rhet. praec., cap. 9) parlano dello stile di un Hegesias, notando caratteristiche rispondentì all'epoca del nostro artista: la variante del nome può derivare dalla grafia inesatta di qualche scrittore a cui questi attingevano. L' incertezza è accresciuta da un testo di Plinio (XXXIV, 78), unica fonte per quanto riguarda le opere, perché ivi i due nomi sembrano indicare due persone ben distinte. Ad E. sono attribuiti una Atena, un gruppo dei Dioscuri, dei fanciulli su cavalli da corsa, e una statua del re Pirro; ad Hagesias (forma dorica, se pure non si tratta di un errore) un simulacro di Eracle a Pario nella Misia. Plinio può avere sbagliato, come altre volte: l'autore della statua di Pirro dovrebbe essere un omonimo di E. posteriore di due secoli, a meno che lo scrittore non abbia confuso il re epirota con il figlio di Achille. L'arte di E. appartiene al periodo di transizione tra l'arcaico e il classico: nessuna opera fu identificata.
Si conoscono ancora due artisti attici dello stesso nome. L'uno, pure scultore, del sec. I d. C., firmò con Filateneo, suo socio e concittadino, la statua di Claudio imperatore trovata in Olimpia, lavoro abbastanza mediocre. L'altro fu pittore di vasi, verso il 450 a. C.: il medaglione di una tazza, con la firma, fu riprodotto dallo Stackelberg nel 1836. L'originale è andato smarrito.
Bibl.: A. Rumpf e E. Pernice, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XVI, p. 248; per il pittore vascolare v. E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, II, Monaco 1923, p. 518.