EGIDA (αἰγίς, aegis)
Attributo degli dèi olimpici e specialmente di Zeus e di Atena, l'e., per la duplice riconnessione etimologica (ἀίξ = capra e αἰγίς = tempesta, da ἀΐσσω) = scuotere), è pensata in forma di pelle di capra, in relazione con l'uso di indossare spoglie di animali, a scopo magico o difensivo (v. corazza), ma più che altro è la materializzazione della potenza divina che sparge il terrore, connessa con il nembo temporalesco da cui partono i fulmini. Nell'Iliade (ii, 447) è fabbricata da Efesto per Zeus. L'e. da tempi assai remoti appare nelle arti figurative come attributo divino, ma se ha generalmente l'aspetto di pelle villosa, non ha la forma esatta della spoglia animale come la leontè di Eracle o la pardalìs di Dioniso. Essa è costantemente bordata di serpenti.
Poiché Zeus è rappresentato sempre ignudo o rivestito di himàtiòn, di rado reca indosso l'e., che vediamo come elemento marginale nel cammeo di Venezia (Ζεὺς αἰγίοχος); l'e. è, invece, attributo costante di Atena, sia nelle statue e nei rilievi, sia nelle pitture vascolari e nelle arti minori. L'e. arcaica ha forma di mantelletto che copre la spalla e il tronco (Atena dell'Acropoli attribuita ad Endoios) e può essere sollevata dal braccio sinistro (ceramiche a fondo nero e a fondo rosso di stile severo; Atena di Ercolano). Sull'e. è applicata la maschera gorgonica (v. gorgoneion) che accentua il carattere terrificante dell'attributo. Già dalla fine dell'arcaismo (frontone O di Egina) le dimensioni dell'e. si riducono. Il crescente interesse per i ritmi del panneggio e la semplicità e severità del chitone dorico trasforma l'e. in un mantelletto che giunge a metà del petto (Atena Parthènos di Fidia, Atena Farnese) o a poco più di un collare (Atena di Velletri), aperto sul davanti in entrambi i casi. I lembi sono fermati sotto il collo dal gorgonèion, trasformato in fermaglio. Tale resta la tipologia dell'e. per tutta l'antichità. Eccezionalmente nella cosiddetta "Lemnia", è disposta a tracolla, come la pardalìs dionisiaca.
Nell'età ellenistica una splendida rappresentazione dell'e. isolata si trova nel lato esterno della tazza Farnese, in dipendenza forse di raffigurazioni pittoriche.
Senza varianti tipologiche, presso i sovrani ellenistici l'e. appare come simbolo dell'autorità di origine divina e tale rimane durante l'Impero Romano. Augusto è raffigurato con l'e. sulle ginocchia nel cammeo di Vienna. In un bronzetto del Museo Naz. di Napoli, Caracalla ha l'e. come sopravveste indossata sulla corazza.
Bibl.: A. Furtwängler, Gemmen, III, p. 316 ss.; id., in Dict. Ant., s. v. Aegis; Stengel, in Pauly-Wissowa, I, 1894, c. 970 ss., s. v. Aegis; L. Mariani, Zeus Aigiochos, in Notiziario Arch. Min. Col., III, 1922, p. 7.