DOVARA, Egidio (Gilio) da
Figlio di Alberto, fratello del vescovo di Cremona Oberto, fu vassallo del vescovato cremonese come il padre e il nonno. Entrò nella vita pubblica durante gli ultimi anni dell'episcopato dello zio Oberto: nel m59 infatti egli assistette all'investitura di un vassallo compiuta da Oberto stesso. Un elenco dei membri della famiglia Dovara redatto nel 1187, quando il D. era già morto, fa pensare che egli avesse goduto di una posizione di preminenza all'interno della consorteria e che nessun figlio maschio gli fosse sopravvissuto. Non conosciamo la famiglia della moglie Bellavita, ricordata in un testo del 1182. Ma sappiamo che sua figlia Albavera sposò il conte Girardo da Camisano, appartenente all'antica famiglia comitale bergamasca dei Gisalbertini. Da questo matrimonio trae origine un ramo dei conti di Camisano, dal quale a loro volta discendono alcune nobili famiglie che sopravvivono ancora oggi. I Camisano erano una delle famiglie più attive nella vita politica del tempo e il matrimonio della figlia del D. conferma dunque la posizione di primo piano che egli occupava nella sua città. D'altra parte questa alleanza matrimoniale rafforzava legami patrimoniali, politici e di parentela che da almeno mezzo secolo univano i Dovara a questo ramo dei Gisalbertini. Il matrimonio di Albavera ebbe un evidentissimo significato politico, in quanto suggellò l'adesione dei Camisano al Comune di Cremona, nel momento in cui la guerra contro Crema e la rottura con l'imperatore costringevano i Gisalbertini ad una precisa scelta di campo.
Quattro diversi documenti (1178, 1182, 1187, 1193) mostrano che il D. disponeva di importanti proprietà fondiarie, ripartite sul corso inferiore dell'Oglio e vicine alla confluenza di questo con il Po, cioè nella principale zona d'insediamento dei Dovara. Possiamo individuare una proprietà a Tezolae (località che più tardi sarà inglobata nel sistema di fortificazioni eretto da Buoso da Dovara intorno a Monticelli Ripa d'Oglio), un'altra vicino Grontardo, sulla quale sarà edificato nel 1194 il monastero di S. Giovanni nel Deserto, e un insieme di terre alla confluenza dell'Oglio e del Po, cedute in feudo alla famiglia cremonese dei de Burgo. Un'altra proprietà del D., situata a Gabbiano, si trovava in una posizione più eccentrica rispetto ai luoghi privilegiati della famiglia.
I documenti più interessanti relativi al D. riguardano tuttavia la sua vita politica e militare. Nel 1157 egli fu console di Cremona, insieme con altri otto colleghi, e nel 1159 uno dei due podestà della città.
Nel 1162 fece nuovamente parte del Collegio dei nove consoli e quindi, nello stesso anno, fu uno dei sei "podestà e consoli"; nel 1164 infine era di nuovo console, ma questa volta con un solo collega. L'alternanza dei due titoli di console e di podestà non indica probabilmente ancora in quest'epoca cambiamenti ben precisi nel sistema politico, ma una semplice tendenza a rafforzare il potere esecutivo nei momenti critici. In ogni modo il nome del D. è sempre in testa alle liste dei magistrati comunali: la preminenza che gli venne accordata e la sua presenza costante nell'ambito degli affari politici durante questi anni così ricchi di eventi fondamentali mostrano che in questo momento egli era il più influente tra gli uomini di potere che governavano Cremona. Assai stretti dovevano essere anche i suoi rapporti con l'imperatore Federico I Barbarossa. Egli infatti fu presente ogni qual volta Federico concesse al Comune o al vescovo di Cremona qualcuno dei numerosi diplomi che mostrano il favore di cui la città godeva negli anni Cinquanta e Sessanta presso la corte imperiale. In queste circostanze troviamo a volte altri Dovara accanto all'imperatore.
Il D. si distinse anche sul piano militare: partecipò infatti all'assedio di Crema nel 1159-60 e comandò il contingente cremonese assoldato da Federico I nella sua spedizione romana della primavera ed estate 1167. Ma appena l'imperatore lasciò la Lombardia per dirigersi verso Sud, Cremona ne abbandonò la causa, della quale era stata fino ad allora la più fedele sostenitrice, e aderì alla Lega lombarda che si stava formando in quel momento. Il D., arruolato nell'esercito imperiale e lontano da Cremona, riuscì abilmente a tirarsi fuori dalla delicata situazione in cui questo rivolgimento lo aveva posto. Sembra che il suo contingente, abbandonando il sovrano, si sia immediatamente unito alle truppe della Lega. Fatto sta che ritroviamo il D. nel 1169 console della città e rappresentante del Comune di Cremona presso la Lega. Fu questo certo la più notevole e l'ultima prova dell'abilità e del peso politico del D. di cui si conservi il ricordo.
La data della sua morte non è tramandata; egli comunque dev'essere morto prima del 1178.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 284 (a. 1187); Arch. di Stato di Milano, Fondo di Religione, Pergamene, cart. 166 (Cremona, monastero S. Giovanni nel Deserto), a. 1193: principium atque origo monasterii; Cremona, Biblioteca statale e Libreria civica, Repertorium iurium ... pertinentium ad.... monasterium S. Cataldi... Cremonae... (ms. sec. XVIII), ad annum 1182; C. Vignati, Storia diplom. della Lega lombarda, Milano 1867, pp. 187 ss., 216; Acta Imperii selecta, a cura di J. F. Böhmer, Innsbruck 1870, n. 1062; Codice diplom. laudense, a cura di C. Vignati, II, Milano 1883, n. 46; F. C. Carreri, I regesti dei principali documenti della Casa di Dovara, Cremona 1889, p. 11; Mon. Germ. Hist., Legum sectio IV, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, a cura di L. Weiland, Hannoverae 1893, n. 302; Codex diplomaticus Cremonae, a cura di L. Astegiano, I, Torino 1895, n. 444 p.164, n.537 p.185; II, ibid. 1898, pp. 176 s., 289; P. Torelli, Regesto mantovano, Roma 1914, nn. 303, 391; Die Urkunden Friedrichs I., II, a cura di H. Appelt, in Mon. Germ. Hist., Dipl. reg. et imp. Germ., X, 2, Hannover 1979, nn. 353, 367 ss.; Le carte cremonesi dei secoli VIII-XII, a cura di E. Falconi, II, Cremona 1984, n.373, 382 s., 386, 396, 398, 402; E. Odazio, I conti del comitato bergomense e le loro diramazioni nei secoli XI-XII, in Bergomum, XXIX (1935), pp. 168 ss.; C. Violante, Per una riconsiderazione della presenza cluniacense in Lombardia, in Cluny in Lombardia. Atti del Convegno di Pontida 22-25 apr. 1977, II, Cesena 1981, p. 637, n. 337.