DALL'OGLIO, Egidio
Nacque da Bartolomeo nel 1705 a Cison di Valmarino (Treviso), nella cui arcipretale fu battezzato il 26 settembre. Le possibilità economiche del padre amministratore dei beni dei conti Brandolini, signori di Cison di Valmarino, gli permisero di trasferirsi a Venezia nel 1725 e di frequentare per sei anni la bottega di Giambattista Piazzetta. Pittore ormai affermato (che però non compare mai nella fraglia dei pittori veneziani), il D. ritornò a Cison di Valmarino e il 13 febbraio 1736 contrasse matrimonio con Giovanna Antonia di Giuseppe Bella (dalla quale ebbe Bartolomeo il 17 gennaio 1737 e Graziosa il 29 agosto 1738). A Cison di Valmarino si impegnò a soddisfare le commissioni dei Brandolini per il loro castello e le loro residenze di Cison di Valmarino e di Solighetto; di altri nobili famiglie, fra le quali quella dei Darbi, per la decorazione dell'arcipretale; di numerose chiese del Bellunese, del Friuli e soprattutto del Trevigiano dove, a Villazzo, soggiornò saltuariamente dal 1751 al 1762 presso il fratello Francesco parroco di quella località e suo testimone di nozze. Nel paese natale l'artista morì il 19 ott. 1784.
Giovanissimo il D. fu forse affascinato del pittore austriaco Paolo Grepsel, che con il fratello Matteo (o Mattia) si era trasferito a Cison di Valmarino abbandonando Graz nel 1680. Ma di ben altra importanza per il divenire della sua pittura fu certo il suo soggiorno a Venezia. Entrato secondo le fonti nello studio del Piazzetta nel 1725, dopo Giulia Lama fu il secondo allievo di un certo rilievo dei grande maestro veneziano ed ebbe modo di assistere al suo nuovo indirizzo verso una pittura sempre più soluta in trame chiaroscurali e in accordi cromatici di raffinata luminosità. Che il D. si sia formato in questo momento particolarmente felice dell'arte del Piazzetta lo provano le sue prime opere documentate e molti dei suoi disegni certi, tutti posseduti dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia, alcuni di una sottile elezione di stile, da reggere quasi il confronto con le prove grafiche del maestro. La cui ascendenza, nella vivezza della impaginazione scenica, nella densità delle paste cromatiche, in alcuni dettagli desunti da sue opere, come la testa del S. Giuseppe copiata dalla tela "della Fava", connota chiaramente la pala con la Madonna col Bambino, s. Giuseppe, il Battista fanciullo e i ss. Anna e Gioacchino del duomo di Belluno, datata dal D. 1735 e quindi la sua prima opera certa. Di analoga vivezza inventiva e cromatica, preparata da uno schizzo fra i più immediati di quanti posseduti dalle Gallerie dell'Accademia, è la piccola tela con la Madonna col Bambino e s. Giovanni Nepomuceno della parrocchiale di Pagnano di Asolo.
Il recupero in accezione "rustica", ancorché di una inedita freschezza pittorica, da parte del D. del "lume solivo" del Piazzetta dura ancora nei dosati accordi di dense paste cromatiche entro raffinate variazioni di registro luminoso con cui sono realizzate alcune opere databili con sicurezza al 1740: la pala con la Madonna del Rosario col Bambino e s. Domenico della parrocchiale di Lago (Revine-Lago, prov. di Treviso), di una particolare forza inventiva; la Pietà della parrocchiale di Comuda; e la pala di poco posteriore con S. Lorenzo e le ss. Agata, Lucia e Apollonia della chiesa di S. Giacomo di Castelfranco, imbastita in complessi nessi compositivi e in una fusione pastosa delle tinte, in cui il sottile giuoco luminoso fu studiato nel rapido schizzo d'insieme posseduto dalle Gallerie dell'Accademia. La pala di Castelfranco è ancora dimostrativa di come il D. usasse ripetere più volte iconografie e declinazioni di stile. Così volti, partiti architettonici e situazioni cromatiche e luministiche di quella pala ritornano pressoché immutati nelle tele della cappella di S. Giuseppe dell'arcipretale di Cison di Valmarino, il cui altare, adorno di una pala del Fontebasso, fu eretto a spese dell'arciprete Giovanni Darbi nel 1745.
Del resto nel corso del quinto decennio, e ancor più nel seguente, man mano che la frequentazione col Piazzetta diviene un lontano ricordo, nel D. si spegne ogni traccia di originalità. Il suo linguaggio si intorpidisce in un "gergo" dove si perde irreversibilmente il giovanile, sapido senso della forma e del colore. Di questa involuzione sono testimonianza quanto rimane della Madonna e santi del 1748 già nella parrocchiale di Giavera del Montello ed oggi nella Fine Art Gallery di San Diego (California), gli affreschi di palazzo Puppati a Castelfranco, tratti dalle incisioni redatte dal Piazzetta per la Gerusalemme liberata del Tasso curata dall'Albrizzi nel 1745, le numerose pale e pitture murali eseguite per l'arcipretale di Cison di Valmarino tra il 1745 ed il 1765 (datata 1753 è la vasta Assunzione della Vergine), dove le desunzioni dal repertorio figurativo piazzettesco sono frequentissime, ma come raggelate in una sigla stereotipa. Alla decadenza dello stile del D. non fu certo estranea, nella sua bottega, la presenza del figlio Bartolomeo, la cui Madonna della Cintura e santi della chiesa di S. Pietro di Follina è quanto mai chiarificatrice delle modestissime qualità del suo autore. Nonostante il rapido declino, la personalità del D. fu importante per la diffusione delle idee piazzettesche nei luoghi pedemontani del Veneto orientale e del Friuli.
Bibl.: D. M. Federici, Mem. trevigiane sulle opere di disegno, Venezia 803, II, pp. 129 ss.; L. Cricò, Lettere sulle belle arti trevigiane, Treviso 1833, pp. 89, 95; I. Bernardi, Cison e la Vallata, Venezia 1851, pp. 5 ss.; A. Da Borso, La pala del Duomo di Belluno di E. D., in Arte veneta, IV (1950), p. 155; F. Valcanover, Pitture del Settecento nel Bellunese (catal. della mostra), Venezia 1954, p. 73; R. Pallucchini, Per il risarcimento della personalità del D., in Arte veneta, IX (1955), pp. 223-226; G. Biasuz, Precisazioni sull'opera di E. D., ibid., XI (1957), pp. 230 s.; G. B. Bordignon Favero, Opere di E. D. in Castelfranco, ibid., XII (1958), pp. 224-227; R. Pallucchini, La pittura venez. del Settecento, Venezia-Roma 1960, p. 158; L. Alberton, Novità su E. D., in Arte veneta, XVI (1962), pp. 183-186; F. Valcanover, in Giambattista Piazzetta. Il suo tempo, la sua scuola (catal. della mostra), Venezia 1983, pp. 130-135 (con bibl. precedente); G. Mils, E. D., Pieve di Soligo 1984; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 595 (s. v. Olio, Egidio dall').