OSIO, Egidio Maria
– Nacque a Milano il 26 giugno 1840 da Nicola e da Teresa Prina, sposata in seconde nozze.
Il padre (1801-1877), appartenente a un'antica e facoltosa famiglia dedita alla mercatura e al negozio della seta, ricoprì un ruolo preminente all'interno della Camera di commercio di Milano in qualità di consigliere e di ragioniere revisore.
Egidio fu allievo dell'imperial regio collegio Longone, retto dai padri barnabiti; sedicenne, accompagnò il rettore padre Alessandro Piantoni in un viaggio a Vienna; al conseguimento della maturità si meritò un ritratto, riservato agli allievi migliori. Passò al collegio Borromeo dell’Università di Pavia, dove compì il primo anno di studi legali.
Nel marzo 1859, sotto falso nome e con l’aiuto di contrabbandieri, entrò in Svizzera e da lì in Piemonte, dove a inizio aprile si arruolò come soldato semplice volontario per un anno nel 10° reggimento fanteria - brigata 'Regina' . Nella seconda guerra d’indipendenza, partecipò agli scontri fra Mortara e Vercelli e alla battaglia di Palestro. Nell'agosto 1859 fu ammesso, su sua domanda, alla Scuola di guerra di Ivrea e nel marzo 1860 ne uscì sottotenente del 1° reggimento fanteria. Fu decorato al valor militare alla presa di Capua nel corso della guerra nell’Italia meridionale; prese parte altresì alla repressione del brigantaggio. Nel 1863, promosso capitano, passò allo Stato Maggiore. Dal dicembre 1867 al giugno 1868 partecipò, come osservatore militare, alla spedizione inglese in Abissinia contro il negus Téwodros II.
Nel 1874, promosso maggiore, fu in predicato per la nomina ad addetto militare a Berlino, ma non ottenne l'incarico per l’opposizione del ministro della Guerra, generale Cesare Ricotti Magnani, che lo credeva autore di alcuni articoli anonimi apparsi sulla Perseveranza; chiarito l’equivoco, nel 1875 fu chiamato dallo stesso Ricotti Magnani a capo dell’ufficio mobilitazione allo Stato Maggiore del ministero della Guerra.Mantenne tale incarico anche dopo la salita al governo della Sinistra storica, ma presto chiese un cambiamento di destinazione e fu assegnato a Verona, presso il II corpo d’armata comandato dal generale Giuseppe Salvatore Pianell, cui rimase legato da devota amicizia.
Nel 1879 fu nominato addetto militare a Berlino, dove seppe conquistarsi stima e simpatia, tanto che il principe Friedrich Carl Nikolaus di Prussia si adoperò per dirigere l’attenzione dei sovrani d’Italia su di lui come possibile educatore del principe ereditario. L’8 novembre 1880 fu promosso tenente colonnello e la sera successiva fu invitato a un pranzo a corte, dove sedette alla sinistra della regina Margherita, che lo sottopose a un autentico interrogatorio durato fino a tarda sera. Il 18 novembre successivo l’aiutante generale di re Umberto, il generale Giuseppe Gerbaix de Sonnaz, gli comunicò l’intenzione dei sovrani di affidargli l’educazione del figlio, che aveva compiuto undici anni pochi giorni prima. A causa di una serie di lentezze burocratiche l’incarico si concretizzò solo nel maggio 1881, quando il futuro Vittorio Emanuele III incontrò per la prima volta il suo precettore a Milano. Prima di assumere l’incarico, Osio aveva ottenuto assicurazioni di piena autonomia e totale responsabilità, ma in un primo momento si trovò a svolgere la sua funzione sotto l’attenta supervisione della regina Margherita, che, alla fine del 1883, ebbe a dirgli: «Noi possiamo farci reciprocamente le congratulazioni» (Bondioli Osio 1998, p. 115).
A partire dal 1884 la supervisione dell’educazione del principe ereditario passò a re Umberto, al quale Osio presentò un Programma di studi per S.A.R. il Principe di Napoli destinato ai successivi due anni (1885-86), in cui erano incluse non solo tutte le materie della scuola di guerra – di modo che il giovane Vittorio Emanuele, a diciassette anni, avesse compiuto tutti gli studi regolari che l’esercito esigeva per la promozione a sottotenente – ma anche cultura generale, storia dell’arte, inglese e tedesco. Un secondo Programma per il 3° ed ultimo periodo dell’istruzione ed educazione di S.A.R. il Principe di Napoli fu presentato al re nel maggio 1886: vi si prometteva di fornire al principe ereditario, che già aveva acquisito una larga base di cultura generale, l'istruzione richiesta per l'alta carriera militare, politica e diplomatica in un contesto di maggior libertà di azione compatibile con l'età e la posizione. Il 22 dicembre 1886 Vittorio Emanuele superò brillantemente gli esami per la nomina a sottotenente e, dal gennaio al marzo 1887, Osio partì con lui per un viaggio in Egitto e in Palestina (durante il quale una delle principali preoccupazioni fu quella di ottenere dalla Sublime Porta onori non inferiori a quelli tributati a Rudolf, principe imperiale d’Austria).
Nell’ottobre 1886, Osio aveva preso in sposa Maria Scanzi (1865-1945), figlia dell’avvocato Giuseppe (1810-1890), da cui ebbe tre figli: Umberto (1888-1919), Anna Teresa (1890-1950) e Nicoletta (1899-1977).
ll 15 maggio 1889, ultimo giorno di lezioni a Vittorio Emanuele, Osio lasciò sulla sua scrivania un biglietto con un verso di Dante: «Messo t’ho innanzi: omai per te ti ciba» (Divina Commedia, Paradiso, X, 25). L’11 novembre dello stesso anno, Vittorio Emanuele, promosso capitano, compì vent'anni e Osio, considerando terminata la sua missione, lasciò il servizio a corte.
Nel marzo 1890, assunse il comando del 18° reggimento fanteria, di stanza a Bergamo. Nel giugno 1892, fu promosso maggior generale comandante della brigata «Bergamo», e nel 1898 tenente generale comandante della divisione «Brescia». Il 10 agosto 1898, su indicazione del suo predecessore generale Bava Beccaris, Osio assunse il comando della Divisione militare di Milano.
Nel 1901, l'ex garibaldino Luigi Morandi, già insegnante d’italiano del principe di Napoli, pubblicò a Torino per i tipi di Paravia il libro Come fu educato Vittorio Emanuele III, che ebbe numerose edizioni fino al 1914, vendendo oltre 40.000 copie. Osio fu molto amareggiato dal volume che alimentava una leggenda nata in ambienti militari e di corte e ripresa da giornalisti e storici dopo la morte di Vittorio Emanuele III, secondo cui il futuro re avrebbe avuto, oltre a un fisico infelice, anche una giovinezza infelice. «Ho sempre detto al Principe – commentò Osio – la verità e mi sono sempre sforzato di abituarlo a discernere il vero tra quanto gli si diceva o raccontava, perché l’ultima persona dalla quale il Principe si sarebbe sentito parlar schietto sarei stato io: dopo di me, nessuno avrebbe potuto o voluto esserlo» (de Rossi 1927, p. 146). Vittorio Emanuele, sia da principe sia da re, mostrò per il suo precettore un affetto particolare, che manifestò in svariati modi: con le 438 lettere a lui indirizzate, ben 15 dopo l’assunzione al trono; con l’invito al matrimonio; con il conferimento motu proprio della gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia il giorno stesso in cui prestò giuramento di fedeltà allo Statuto albertino dinanzi al Parlamento; con l’invito al battesimo della figlia Jolanda e con il conferimento del titolo di conte nel 1901 e la sciarpa blu Savoia a sostegno dello stemma «come speciale atto di Sovrana benevolenza» (Osio Scanzi 1909, p. 615); col rendergli visita a casa quando era già gravemente ammalato.
Dichiarato idoneo al comando di un corpo d’armata (avrebbe dovuto essere destinato alla guida di quello che l’Italia si era impegnata a mettere a disposizione sul Reno in caso di guerra fra la Triplice Alleanza e la Francia), morì a Milano il 26 marzo 1902.
In sua memoria venne restaurata, grazie a un finanziamento della vedova, la Loggia degli Osii a Milano.
Opere: Traduzione italiana di A. von Boguslawski, Deduzioni tattiche dalla guerra 1870-71. Berlino 1872, Roma 1873; Verona e la linea dell’Adige nella difesa della frontiera nord-est, Verona 1873; La spedizione inglese in Abissinia. Giornale di viaggio, Roma 1884; La spedizione inglese in Abissinia, 1867-68, ibid. 1887; La storia della nostra famiglia, Udine 1896.
Fonti e Bibl.: L'Archivio Osio è conservato nella dimora di famiglia a Montopoli di Sabina. Inoltre: Il generale O., a cura di M. Osio Scanzi, Milano 1909; E. De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla Guerra, ibid. 1927, p. 146; D. Bartoli, Vittorio Emanuele III, ibid. 1946, ad ind.; G. Pasquali, Educazione di un re, in Stravaganze quarte e supreme, Venezia 1951; P. Gerbore, Dame e cavalieri del re, ibid. 1952, p. 176; R. Katz,The fall of the house of Savoy. A study in the relevance of the common place or the vulgarity of history, New York 1971, pp.1959; G. Artieri, Cronaca del Regno d’Italia, I-II, Milano 1974, ad ind.; B. Placido, C’era una volta un re che diceva le bugie, in La Repubblica 11 giugno 1986; L. Travaini, Storia di una passione. Vittorio Emanuele III e le monete, Salerno 1991, II ed. aggiornata, Roma 2005, ad ind.; S. Levati, La nobiltà del lavoro. Negozianti e banchieri a Milano tra Ancien Régime e Restaurazione, Milano 1997, p. 50; La giovinezza di Vittorio Emanuele III nei documenti dell’Archivio O., a cura di M. Bondioli Osio, ibid. 1998, ad ind.; S. Lanaro, Retorica e politica. Alle origini dell'Italia contemporanea, Roma 2011, p. 41; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, IV, pp. 944-946.