EGIDIO Romano
Filosofo e teologo medievale, appartenente secondo i più antlchi biografi alla famiglia Colonna, nato a Roma verso il 1246-1247, morto in Avignone il 22 dicembre 1316. Giovane entrò nell'ordine degli eremitani di Sant'Agostino, poi fu mandato a Parigi, dove ebbe a maestro S. Tommaso. Era baccelliere, prossimo al dottorato nel 1277 (che a Parigi non si conferiva prima dei 35 anni; da ciò la nascita posta da alcuni nel 1243 circa), quando Stefano Tempier, vescovo di Parigi, e Roberto Kilwardby, arcivescovo di Canterbury, condannarono varie tesi tomistiche, tra cui quelle dell'unicità della forma e della passività della materia prima nei corpi. Nel Contra gradus et pluralitates formarum, E. difese la dottrina del suo maestro con molta vivacità, tanto che fu costretto ad allontanarsi da Parigi. Tuttavia nel 1287 il capitolo generale dell'ordine proclamava quella di E. dottrina ufficiale degli agostiniani. Nel 1292 E. fu eletto priore generale, e nel 1295 Bonifacio VIII gli dava l'arcivescovado di Bourges, allora di grande importanza.
E. fu scrittore di grande produttività: scrisse fra l'altro commenti a molte opere di Aristotele, all'Isagoge di Porfirio tradotta da Boezio, alle Sententiae di Pier Lombardo, e a libri biblici; un De partibus philosophiae essentialibus (circa 1280); sei Quodlibeta, le Quaestiones disputatae, De esse et essentia, De mensura et cognitione angelorum, e un commento al Liber de causis. Ma la vera importanza di E. è nel campo delle dottrine politiche. Va ricordato in primo luogo il De regimine principum, scritto poco prima della morte di Filippo III (1285) e dedicato al suo discepolo, il futuro re Filippo IV il Bello; è ricordato anche da Dante (Com., IV, 24) ed ebbe larghissima diffusione; poi il De renuntiatione papae, per sostenere la validità dell'abdicazione di Celestino V, in sostegno di Bonifacio VIII; ma soprattutto il De ecclesiastica sive de summi pontificis potestate, in cui sostenne la teoria della superiorità del potere spirituale sul temporale, in virtù d'una potestas directa, dottrina abbandonata dai teologi posteriori e sostituita con quella della potestas indirecta. Questo trattato servì probabilmente di base a Bonifacio VIII per la redazione della holla Unam sanctam, con cui presenta varie somiglianze. Con ciò E. si acquistò un posto importante nella celebre controversia tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello; Dante conobbe anche il De eccles. potest. e lo combatté velatamente nella Monarchia. E. ha in filosofia e in teologia una posizione a sé, poiché egli non segue in tutto S. Tommaso, ma in varî punti se ne scosta per seguire la scuola francescana o l'agostiniana. Viene anzi considerato come un caposcuola egli stesso; tra i suoi seguaci vanno ricordati Giacomo da Viterbo, Alberto da Padova, Alessandro da Sant'Elpidio; e la "scuola egidiana" continuò a vivere nell'ordine agostiniano, anche dopo che Gregorio da Rimini tentò di dare un nuovo indirizzo alla speculazione filosofica.
Bibl.: G. Boffito, Saggio di bibliografia egidiana, Firenze 1911; F. Lajard, in Histoire littér. de la France, XXX (1888), p. 421 segg.; H. Denifle, Chartularium univers. parisiensis, 1889-891, passim; R. Scholz, Die Publizistik zur Zeit Philipps des Schönens, Stoccarda 1903, p. 32 segg.; U. Oxilia e G. Boffito, Un trattato inedito di E. Colonna, Firenze 1908; P. Mandonnet, La carrière scholaire de Gilles de Rome, in Rev. des sc. philos. et théol., IV (1910), p. 430 segg.; id., Les premières disputes sur la distinction réelle, ecc., in Rev. thom., XVIII (1910), p. 241 segg.; J. S. Makaay, Der Traktat des Aeg. Rom. über die Einzigkeit der substantielle Form, Würzburg 1924; A. Dyroff, Aegidius von Colonna? Aegidius Conigiatus? in Philos. Jahrbuch, XXXVIII (1925), p. 18 segg.; U. Mariani, Scrittori politici agostiniani del sec. XIV, Firenze 1927, pp. 6-56, 111-136, 148-178, 255-277; F. Ueberweg, Grundiss d. gesch. d. Phil., II (B. Geyer), Die Patrist. und Schol. Phil., Berlino 1928, p. 543 segg., 774 (bibl.), ecc.