EGIDIO (Gilo)
Stando alle sue stesse indicazioni, E. era originario di Toucy presso Auxerre (dip. Yonne, Francia). Non si conosce l'anno della sua nascita, che potrebbe collocarsi nell'ultimo quarto del sec. XI.
A Parigi, di cui egli si definisce "incola", compose in versi una Historia de via Ierosolimitana. L'opera, in cinque libri che spaziano dall'assedio di Nicca fino alla elezione di Goffredo di Buglione, si basa principalmente sugli anonimi Gesta Francorum, ma attinge anche da Roberto Monaco, Fulcro da Chartres e Raimondo di Aghuilers, e, probabilmente, si rifà in parte a racconti orali relativi alla prima crociata. La data di composizione di quest'opera, nella quale E. si dimostra elegante stilista, non può essere stabilita con precisione, ma va collocata nel secondo decennio del sec. XII; in alcuni manoscritti della Historia E. viene citato come chierico della diocesi di Parigi.
Entrò nel monastero di Cluny quando ne era abate Ponzio ma di nuovo non conosciamo la data precisa di tale conversione. La sua abilità di scrittore indusse l'abate Ponzio ad affidargli il compito di redigere una Vita di Ugo di Semur, abate di Cluny (1049-1109), in previsione della sua canonizzazione. Lo stesso incarico veniva però affidato anche ad Ezelone di Liegi e ad Ildeberto di Lavardin. Nella lettera di dedica all'abate Ponzio E. scrisse che aveva svolto una parte del lavoro a Roma. La parte più consistente della Vita fu composta solo dopo la canonizzazione di Ugo, che papa Callisto II celebrò il 6 genn. 1120.
Delle otto Vite di Ugo quella di E. e la più dettagliata. Si basa su molte tradizioni orali che circolavano a Cluny, forse anche sulla Vita di Ezelone di Liegi, andata perduta. Conformemente all'intento edificante dell'autore essa pone l'accento sulle virtù monastiche di Ugo e sui miracoli da lui compiuti, mentre la sua attività politica nella lotta per le investiture e il suo impegno in favore dell'ampliamento della Ecclesia Cluniacensis vengono trattati in mamera più schematica. Importanti sono le parti riguardanti la costruzione della nuova chiesa dell'abbazia di Cluny (la terza). L'opera, affascinante per l'eccellente padronanza dei modelli agiografici e per il suo stile brillante, è tramandata in due manoscritti (Parigi, Bibliothèque nationale, Lat. 12607, 13090).
Durante il suo soggiorno a Cluny Callisto II rimase colpito dalla cultura di E. e lo portò con sé a Roma (1120), dove lo elevò a cardinal vescovo di Tuscolo, il 20 settembre o il 20 dic. 1122, oppure il 7 marzo 1123, cioè in occasione della scadenza tradizionale dei quattro tempora; il suo predecessore Divizone (Divitius) aveva sottoscritto per l'ultima volta un privilegio papale il 16 maggio 1122. L'elevazione al rango di cardinal vescovo senza passare prima per gli Ordini di diacono e di presbitero era evento raro e costituiva quindi un grande onore. Nella sua nuova funzione E. compare per la prima volta in una bolla papale del 6 apr. 1123. Fino all'autunno di quell'anno si trattenne nella cerchia di Callisto II e tra settembre e ottobre lo segui a Benevento.
Una prima legazione portò E. in Polonia, probabilmente nel 1124. Questo viaggio è testimoniato solo da un documento non sicuramente originale ma fondamentalmente autentico, col quale egli confermava i diritti e i possedimenti del monastero benedettino di Tyniec, su preghiera del duca Boleslao, di suo figlio Ladislao e del vescovo di Cracovia Radost. Era certamente a Roma il 7 marzo 1125, quando sottoscrisse un privilegio di Onorio II, e anche nei successivi mesi di aprile e maggio è ricordato varie volte alla corte papale, in Laterano.
La sua seconda legazione, nella regione sudorientale dell'Impero, è altrettanto male documentata. Solo una copia tardomedievale di un documento emesso dal legato E. nel 1126 ne attesta la presenza in Carinzia, dove egli consacrò il cimitero presso l'abbazia benedettina di Arnoldstein. Dovrebbe aver svolto però anche altri incarichi, poiché solo il 7 maggio 1128 sottoscrisse di nuovo un privilegio di Onorio II.
La sua terza legazione portò E. in Terrasanta, alla cui volta parti da Bari nella prima metà dei luglio 1128. Li dovette affrontare due problemi di politica ecclesiastica. Il patriarca di Antiochia Bernardo, richiamandosi all'antica tradizione apostolica, non voleva riconoscere il papa quale capo indiscusso della Chiesa latina, né l'autorità dei suoi legati, e per questo Onorio II inviò in Oriente uno dei suoi più abili collaboratori. Gli sforzi di E. per ottenere la subordinazione della Chiesa di Antiochia alla S. Sede sono testimoniati da due lettere scritte con grande eleganza stilistica, che già Guglielmo di Tiro citava come "valde celebres". Gli argomenti principali addotti da E. erano, da un lato, il fondamento biblico del primato papale e, dall'altro, l'aiuto prestato dalla S. Sede per la restaurazione del patriarcato latino di Antiochia. Il secondo problema, legato al primo, concerneva la provincia ecclesiastica di Tiro, costituita da qualche anno, contesa tra il patriarcato di Antiochia e quello di Gerusalemme. L'arcivescovo di Tiro, Guglielmo, consacrato nel 1128, mirava all'esenzione e perciò in quello stesso anno si era recato dal papa per ricevere personalmente il pallio. Onorio II però aveva respinto le pretese di esenzione e assegnato la primazia su tutto l'arcivescovato di Tiro al patriarcato di Gerusalemme. Il legato, col quale l'arcivescovo di Tiro aveva compiuto il viaggio per mare, avrebbe dovuto imporre questa decisione papale. E. però, preoccupato di prevenire lo scisma di Antiochia, non volle staccare i tre suffraganei settentrionali di Tiro dalla loro unione con la Chiesa di Antiochia. Nel dicembre dell'anno 1128 era di ritorno in Curia e l'anno seguente, in marzo e in aprile, troviamo nuovamente la sua firma sotto alcuni privilegi papali.
In occasione della duplice elezione del febbraio 1130 E. optò per Anacleto II, probabilmente per non venir meno alla solidarietà cluniacense nei confronti di Pietro Pierleoni. I veri motivi di questa presa di posizione, deplorata espressamente da Giovanni di Salisbury, non sono però individuabili, poiché non esisteva un programma definito che unificasse gli elettori di Anacleto. Al principio dell'anno 1131 E. fu inviato come legato nella Francia meridionale per rafforzare il partito di Anacleto, capeggiato dal vescovo Gerardo di Angouléme. Tuttavia, durante il suo soggiorno pluriennale in qualità di legato, E. giocò sempre un ruolo secondario, dal momento che Gerardo si dimostrava più convincente e più abile a guadagnarsi i favori dei principi locali. Perciò ci sono rimaste poche testimonianze documentarie relative a questa legazione. Nell'estate del 1131 E. firmò, insieme con altri due cardinali di obbedienza anacletana, Gregorio di S. Maria in Aquiro e Romano di S. Adriano, un privilegio di Gerardo di Angouléme, proprio allora eletto arcivescovo di Bordeaux, per l'abbazia di Ste-Croix in Bordeaux.
Pietro il Venerabile, abate di Cluny, cercò di guadagnare il suo confratello di un tempo all'obbedienza a Innocenzo II e lo incontrò a poitiers nella primavera del 1133, dopo avergli inviato una lettera scritta con grande eleganza stilistica. Sebbene i sostenitori di Anacleto nella Francia sudoccidentale andassero lentamente diminuendo e l'arcivescovo di Bordeaux non si adoperasse quasi più in favore del suo papa, E. continuò a sostenere il partito del Pierleoni. Nel 1135 convalidò col suo sigillo una convenzione tra un cavaliere e il monastero di St-Hilaire a Poitiers, e nello stesso anno, ugualmente a Poitiers, in qualità di legato apostolico, risolse una lite tra i prevosti laici della cella di Foye-Montjault, dipendente da Montierneuf.
Dopo la morte di Anacleto II, avvenuta il 25 genn. 1138, E. abbandonò la sua opposizione a Innocenzo II e riparti alla volta dell'Italia. A Grenoble si incontrò di nuovo con l'abate di Cluny, il quale, in una lettera di poco posteriore, lo incoraggiava ancora all'obbedienza nei confronti di Roma e lo ammoniva di non persistere nello scisma. Di fatto Innocenzo II riammise E. tra i suoi cardinali: in qualità di cardinale vescovo di Tuscolo sottoscrisse infatti i privilegi papali del 21 giugno e del 26 luglio 1138, e poi ancora del 7 e del 28 febbr. 1139 e del 2 e 29 marzo 1139. Nel secondo concilio lateranense però, come gli altri cardinali che erano rimasti al partito di Anacleto anche dopo il 1133, E. fu destituito dalla sua carica.
Da questo momento E. scompare dalle fonti. Il suo successore Imar sottoscrisse il primo privilegio papale in qualità di cardinale vescovo di Tuscolo il 19 apr. 1142.
Opere: Epistola de vita Hugonis, a cura di A. L'Huillier, in Vie de s. Hugues, Solesines 1889, pp. 475-618; Historia de via Ierosolimitana, a cura di P. Riant, in Recueil des historiens des croisades. Historiens occidentaux, V, Paris 1895, pp. CXLIII s., 697-800 (il nome dell'autore è indicato come Gilo).
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