EGINARDO
Cronista franco, nato da una nobile famiglia nel 770 ca. e morto nell'840.E. venne educato nel monastero di Fulda, in Assia, sotto l'abate Baugulfo e quindi mandato ad Aquisgrana a perfezionare i suoi studi. Come allievo di Alcuino alla scuola di corte, E. venne in poco tempo accolto tra gli 'accademici' di Carlo Magno con l'appellativo di Nardus e fu spesso amichevolmente deriso per la sua piccola statura (homullus, formica). Con la partenza di Alcuino per Tours nel 796 subentrò alla guida dell'opera palatina, ruolo nel quale fu subito assimilato a Bezaleel, l'artefice dell'arca dell'alleanza veterotestamentaria (Teodulfo di Orléans, Carm., XXV; MGH., Poëtae, I, 2, 1881), e considerato come "variarum artium doctor peritissimus" (Catalogus abbatum Fuldensium; MGH. SS, XIII, 1881, p. 272).A seguito della morte di Carlo Magno, E. rimase a corte come confidente di Ludovico il Pio, educatore e consigliere di Lotario I e diplomatico a parte dei segreti di stato. Ricompensato con benefici ecclesiastici, come quelli dell'abbazia di S. Servazio a Maastricht, egli ottenne in seguito dall'imperatore per sé e per la moglie Imma beni nell'Odenwald e nel Maingau, dov'era sua intenzione trascorrere la vecchiaia. In seguito alla rivolta dei figli dell'imperatore Ludovico nei confronti del loro padre, E. si ritirò definitivamente dalla vita politica per dedicarsi esclusivamente a opere religiose. Per accogliere le reliquie dei martiri Marcellino e Pietro, giunte da Roma in modo oscuro nell'827, E. fondò l'abbazia di Seligenstadt, in Assia, per la quale ottenne, nell'830, finanziamenti dall'imperatore. Dopo la morte della moglie trascorse in questo monastero gli ultimi anni della sua vita come semplice monachus.E. fu scrittore e promotore delle arti; la sua fama di storico si basa sulla Vita Karoli Magni, che egli scrisse intorno all'830 (MGH. SS rer. Germ., XXV, 1880⁴). Ispiratosi al De vita Caesarum di Svetonio, egli descrisse la personalità, la vita e le opere dell'imperatore Carlo sulla base della sua conoscenza personale, trasportato dall'ammirazione e dalla venerazione. Nell'opera Translatio et miracula sanctorum Marcellini et Petri (MGH. SS, XV, 1, 1887, pp. 238-264), scritta da E. nell'ultimo decennio di vita, si delinea - oltre ai negotia saecularia -, attraverso un linguaggio fortemente anticlassico, un quadro esauriente sotto il profilo storico-culturale di quella che fu nell'Alto Medioevo la devozione delle reliquie. Assai significative sono inoltre le lettere di E. conservate (MGH. Epist., V, 1899, pp. 105-145).In ambito artistico occorre innanzi tutto ricordare il ruolo difficilmente precisabile che E. ebbe nella costruzione della Cappella Palatina di Aquisgrana. Nella Vita Karoli Magni si accenna appena alle molte opere in metalli preziosi e bronzo che questi commissionò, come pure alla tanta copia di oggetti e di paramenti liturgici; in particolare gli oggetti antichizzanti in bronzo, le porte e i cancelli che si sono conservati sono stati messi in rapporto alle attività di Eginardo. Un suo contributo è ipotizzabile per molte altre opere, forse anche nella realizzazione dei doni che Carlo offrì alle chiese romane dopo la sua incoronazione. Un influsso di E. è stato ritenuto possibile anche nell'ambito dello scriptorium di Aquisgrana, in occasione del passaggio dalla scuola di corte allo stile dei Vangeli dell'Incoronazione (Vienna, Schatzkammer).L'idea più concreta che si può avere delle aspirazioni artistiche di E. viene fornita dal c.d. Arcus Einhardi, noto solo attraverso un disegno del sec. 17° (Parigi, BN, fr. 10440). Si trattava di una copia in miniatura, realizzata in argento lavorato a sbalzo, di un arco di trionfo romano, alta cm. 38 ca. e destinata a fungere da base, con iscrizione dedicatoria, di una crocereliquiario, della quale peraltro non si è conservata traccia. L'oggetto doveva essere destinato a S. Servazio di Maastricht, dove E. era abate laico. Nell'arco si concretizza il primo esempio di un preciso programma figurativo in un'opera di oreficeria di epoca medievale, organizzato secondo tre componenti: una imperiale, una salvifica e una escatologica. Certamente E. si ispirò alle croci gemmate poste ai vertici delle composizioni absidali nelle chiese romane. Si hanno testimonianze di altre singole opere tra i multa satis opera ascritti a E. (Epitaphium Einhardi; MGH. Poëtae, II, 2, 1884, p. 238), come la lettera al giovane artista Vussino, nella quale viene ricordata una capsella con colonnette in avorio, opera di un domnus E., con un esplicito rimando a Vitruvio (MGH. Epist., V, 1899, pp. 137-138). Non è possibile dimostrare un legame con i frammenti di avorio rinvenuti di recente a Seligenstadt e tanto meno Vussino può essere sicuramente identificato con Vulfin, ossia Vuolvinio, il maestro dell'altare d'oro di S. Ambrogio a Milano (Buchner, 1919).Di grande interesse sono anche le costruzioni religiose commissionate da Eginardo. La chiesa di Steinbach, in Assia, dedicata nell'827, è una piccola basilica a pilastri, con terminazione orientale articolata da due cappelle absidate, non comunicanti direttamente con le navate laterali, che si affiancano al vano absidato centrale, e dotata di una cripta a galleria. La basilica di Seligenstadt è di maggiori dimensioni, a pilastri con transetto e abside addossata, certamente ispirata al modello delle chiese romane.L'opera di E. si colloca in quella sequenza di eventi decisivi che, a partire dalla scuola di corte di Aquisgrana, legata a Carlo Magno, hanno contribuito a determinare il percorso dell'arte carolingia e medievale.
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