BEZZI, Egisto
Nacque a Cusiano (Ossana, in Val di Sole) il 16 genn. 1835, da Giovanni Battista, medico condotto, e da Felicita Benvenuti. Compiuti i primi studi a Pejo (nella scuola del curato), a Cusiano, e poi nel liceo di Rovereto, nel 1853 fu mandato dalla famiglia, che voleva avviarlo alla carriera dei commerci, a fare pratica a Trento, presso la casa Cloch. Recatosi a Milano alla fine del 1857, per lavorare nella ditta di Pasquale Novi, all'inizio del 1859 entrò in contatto con il Comitato centrale di emigrazione milanese ed ebbe l'incarico di assistere i giovani trentini che si recavano clandestinamente negli Stati sardi per arruolarsi nell'esercito piemontese o nei corpi volontari di Garibaldi. Divenuto però sospetto per questa sua attività alla polizia austriaca, fu costretto a riparare dapprima a Lugano e poi in Piemonte. Arruolatosi nel corpo delle guide dei Cacciatori delle Alpi, partecipò alla campagna del 1859. Durante la spedizione dei Mille si batté valorosamente nella conquista di Palermo (27 maggio) e nelle battaglie del 27 settembre e del 1° ottobre.
Dopo la liberazione dei Mezzogiorno il B., che si era andato orientando verso posizioni decísamente repubblicane, rifiutò di entrare nellesercito regio e, ripreso il suo lavoro presso la ditta Novi, strinse stretti rapporti con Giuseppe Marcora e altri rappresentanti del repubblicanesimo lombardo. L'11 ag. 1862, recatosi a Genova, ebbe da Agostino Bertani l'incarico di recarsi a Roma per prendere accordi con i patrioti locali in vista di un eventuale tentativo insurrezionale nella città; portato a termine questo incarico, tentò di raggiungere in Calabria Garibaldi, che intendeva marciare su Roma, ma il 30 agosto lo raggiunse a Cosenza la notizia di Aspromonte.
Tornato ancora a Milano, entrato in contatto diretto con Mazzini verso la fine del 1862, d'accordo con lui si diede a organizzare un movimento insurrezionale nel Trentino, raccogliendo intorno a sé gruppi di esuli, avviando contatti con i vari centri della regione, procurando armi e munizioni per le bande che avrebbero dovuto prendere la campagna attraverso il Garda e il Caffaro, e compiendo anche un viaggio a Rovereto, Trento, Pergine, Mezzolombardo, Cles e Malé. I continui rinvii dei tentativo, motivati anche dalla difficoltà di arrivare a un accordo con Garibaldi, portarono a numerosi arresti di patrioti trentini (a partire dal 19 agosto 1864); ma quando alcune bande entrarono egualmente in azione nel Friuli, il B. decise di portar loro aiuto. Il 13 novembre, infatti, circa centocinquanta volontari partirono alla spicciolata da Brescia riunendosi a Pieve Lumezzane, dove il B. assunse il comando della colonna guidandola - attraverso il passo della Brocca e Ladrino - al giogo del Maniva, dove fu, però, arrestato insieme coi suoi compagni (ridottisi a quarantanove) da una compagnia di carabinieri (mattino del 16 novembre). Scarcerato dal forte di Alessandria a fine dicembre del 1864, il B. nel 1866 pgrtecipò alla campagna garibaldina nel Trentino, combattendo al Caffaro (25 giugno) e a Bezzecca (21 luglio), e nel 1867 alla spedizione nel Lazio, nella quale il 3 novembre, a Mentana, fu gravemente ferito alle gambe.
Dopo il 1867, tornato a Milano, rimase fedele alle idee repubblicane (appoggiò tra l'altro il giornale di A. Bizzoni, Il Gazzettino rosa), ma senza più prendere una parte diretta alla vita politica. Impegnatosi più a fondo nell'attività commerciale e imprenditoriale, dopo essere stato direttore tecnico di un sugherificio dell'industriale Giulio Prinetti, impiantò nel 1882 il sugherificio Bezzi, Righini, Lattuada (poi Bezzi, Lattuada e C.). Eletto deputato nella lista repubblicana a Ravenna il 3 nov. 1890, si dimise l'indomani della proclamazione (31 genn. 1891) per non dover prestare giuramento. Anticolonialista, avversò la guerra d'Eritrea e la guerra di Libia.
Scoppiato il primo conflitto mondiale, si schierò con quelle correnti dell'interventismo democratico e rivoluzionario che facevano capo a Battisti e ai repubblicani, ai quali fornì l'aiuto del suo prestigio e del suo consiglio, prendendo anche posizione a proposito di varie iniziative in discussione in questi ambienti (invio di volontari in Francia e contatti per creare un casus belli alla frontiera con l'Austria-Ungheria). Nel dopoguerra, come altri interventisti, aderì a iniziative sorte nell'ambito degli ex combattenti, come la riunione indetta il 23 marzo 1919 da Mussolini per la costituzione dei Fasci di combattimento.
Morì a Torino, dove si era trasferito dal settembre 1909, il 3 ag. 1920.
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Molte carte del B. si trovano al Museo del Risorgimento e della Libertà di Trento. Nel Museo del Risorgimento di Milano vi sono sue lettere a Vincenzo Brusco Onnis (Archivio, parte generale, n. di registro 36870) e a Giuseppe Marcora (Archivio Marcora, plico 22, cart. 7).