La Società dei fratelli musulmani opera in Egitto dal 1928, unendo alle attività politiche iniziative sociali e caritatevoli. Bandita nel 1948 a causa della violenta opposizione contro il governo, la Fratellanza musulmana si è riorganizzata negli anni Settanta, rinunciando ufficialmente alla violenza e prendendo le distanze dai gruppi islamici più radicali. Nonostante il divieto di formare partiti su base religiosa, ai Fratelli musulmani è stato consentito di appoggiare candidati indipendenti, tanto che nel 2005 sono diventati la principale forza di opposizione in seno all’Assemblea del popolo. Tuttavia, la stretta autoritaria che ne è seguita ha impedito al movimento di ottenere un risultato simile alle elezioni parlamentari del novembre 2010. I Fratelli musulmani hanno così rinunciato all’unico seggio conquistato in segno di protesta. Nonostante ciò la loro popolarità è rimasta alta e la loro presenza diffusa tra la popolazione egiziana, soprattutto nelle ampie fasce più povere e marginalizzate, grazie anche a una straordinaria capacità organizzativa che gli consente di elargire servizi sociali e risorse e di sopperire alle carenze dei servizi pubblici. In genere i Fratelli musulmani non hanno avuto strette relazioni con le altre forze di opposizione, anche se non sono mancate alleanze ad hoc. Nel 2010, però, hanno sostenuto Muhammad al-Barādeῑ e la petizione del Movimento per il cambiamento, relativa alle riforme costituzionali, attraverso la raccolta di centinaia di migliaia di firme.
È prevedibile che i futuri appuntamenti elettorali, a cui i Fratelli si presenteranno per la prima volta con un loro partito (il neonato Partito della libertà e della giustizia), vedranno crescere notevolmente l’influenza dell’organizzazione, tanto in termini numerici in Parlamento quanto nelle dinamiche politiche domestiche.