EGITTO (XXIII, p. 537; App. I, p. 542; II, 1, p. 819)
Superficie. - Dal 1° febbraio 1958 costituisce una delle due regioni (regione egiziana) della Repubblica Araba Unita (v. oltre).
La superficie territoriale totale dell'E. è di 1.230.000 km2 (dei quali circa 60.000 in Asia; la zona di Gaza, in amministrazione fiduciaria, misura 202 km2 ed ha circa 310.000 ab.); è ora diviso amministrativamente (vedi tabella) in cinque governatorati, diciassette province (delle quali tre: Kafr el Cheich, Sohâg e Luxor, di recente costituzione) e in sei distretti di frontiera.
Popolazione. - Si concentra quasi tutta sui 34.815 km2 che costituiscono la parte coltivata, corrispondente ai governatorati e alle province. Dai 19.090.448 ab. del censimento 1947, la popolazione era passata nel 1953, secondo una valutazione, a 22.164.000 ab., e nel censimento 1957 fu accertata in 22.997.000, che una nuova stima fece salire a circa 25.625.000 alla fine del 1959. Si ha quindi un incremento annuo rilevantissimo; nel 1952, ad un indice di natalità del 45,10% fece riscontro un indice di mortalità del 17,7‰, con un bilancio demografico attivo del 27,4‰. Nel 1953, ad es., si ebbero ben 934.830 nati e solo 429.997 morti.
Al censimento 1947 il 91,5% della popolazione risultò formato da musulmani, il 7,9% da cristiani (copti ortodossi, copti protestanti, copti cattolici, altri ortodossi, cattolici romani, altri protestanti) e lo 0,34% da israeliti. I copti cattolici erano poco meno di 73.000 e i cattolici romani poco più di 50.000. Sempre al censimento 1947 gli stranieri erano circa 146.000. Nel 1956, prima che avesse inizio l'esodo degli Europei in seguito agli avvenimenti per il Canale di Suez, gli Italiani erano 25.000.
Condizioni economiche. - La politica economica e sociale del regime instaurato nel 1952 è definita dal governo come la tendenza ad edificare "una società socialista, democratica e cooperativistica". Per contribuire allo sviluppo dell'economia nel 1952 fu creato un Consiglio permanente della produttività nazionale e da allora furono adottati varî provvedimenti, a cominciare dalla riforma agraria del settembre 1952, che stabilì l'abolizione definitiva del sistema feudale, con l'eliminazione delle antiche vaste proprietà terriere e la costituzione di unità agricole con un minimo di 5 feddan. L'estensione massima della proprietà privata fu fissata in 200 feddan (ogni feddan corrisponde a 0,42 ha). Furono quindi espropriati oltre 240.000 ha di terre, dei quali 175.000 appartenenti a 1768 proprietarî che superavano il massimo individuale consentito e circa 65.000 ha a proprietarî che già li avevano concessi a piccoli affittuarî. Anche gli 84.000 ha già appartenenti ai beni waqf furono trasferiti all'organismo preposto alla riforma agraria, della quale, ad operazioni completate, nel 1960, dovrà beneficiare circa 1,5 milioni di persone, con la distribuzione di 800.000 feddan. Fu prevista, nell'interesse degli assegnatarî, la formazione di cooperative agricole, già adesso abbastanza numerose. In seguito alla riforma, la distribuzione della proprietà fondiaria nel 1956 era la seguente:
L'applicazione della nuova legislazione in materia agraria aveva portato già nel 1957 ad un notevole incremento della produzione agricola, soprattutto per l'aumento delle rese unitarie delle singole colture, aumento che per alcuni prodotti i dati ufficiali mostrano esser stato molto rilevante.
Così nel settore del grano (22% di aumento nella resa media nel periodo 1953-57), dell'orzo (17%, nello stesso periodo), del lino (13%), ecc. Altrettanto si osserva per alcune delle colture estive: nel periodo 1953-56 la resa media del riso è cresciuta del 28%, quella della canna da zucchero del 17%, quella dell'arachide del 16%, ecc. In valori assoluti si nota, ad es., che per il grano da 629.000 ha, e 11.940.000 q, nel 1951 si è passati a 636.000 ha, e a 14.670.000 q nel 1957. Per il cotone, di fronte a 3.440.000 q di fibra e 6.190.000 q di semi nel 1951 (su 832.000 ha) si è avuta nel 1957 una produzione di 4.050.000 q di fibra e 7.770.000 q di semi, su un'area coltivata di 764.000 ha. Il granturco, coltivato su 695.000 ha nel 1951 (14.210.000 q), nel 1957 ha occupato 743.000 ha, con produzione di 14.980.000 q (erano stati 16.520.000 nel 1956). Quanto all'orzo, nel 1951 su seminato su 50.000 ha, con 990.000 q di prodotto, e nel 1957 su 56.000 ha, con ben 1.310.000 q di resa. Anche la superficie a riso si è molto ampliata: 205.000 ha nel 1951, con 6.200.000 q di produzione e 307.000 ha nel 1957, con ben 17.090.000 q di raccolto. Tra il 1952 e il 1956 sono pure aumentate notevolmente le superfici a colture ortive (43.000 ha di nuovi orti), a frutteto (5700 ha di nuovo impianto), a canna da zucchero (7300 ha di nuove piantagioni). Anche molto accresciuta è l'area coltivata a sesamo e ad arachidi (rispettivamente 14.000 e 10.000 ha, con 110.000 e 190.000 q nel 1951, di fronte a 18.000 e 15.000 ha, con 144.000 e 310.000 q nel 1957).
Nel quadro del programma egiziano di raddoppio della superficie attualmente coltivata, con razionale immagazzinamento e distribuzione delle acque del Nilo, è già in atto, dal 1942, un programma di bonifica integrale su oltre 125.000 ha, la riattivazione delle oasi di ed-Dākhlah e di el-Khārgah, e il miglioramento generale del drenaggio e dell'irrigazione in tutto il territorio. Nuove terre per 42.000 ha sono state già messe a coltura e altre sono in via di esserlo. Per la riattivazione delle oasi sono previste opere di sollevamento e distribuzione di acque per 4200 ha circa. Fra le varie iniziative di bonifica merita un cenno particolare quella concernente la zona di AlTahrir, fra il Cairo ed Alessandria; l'opera, intrapresa nel 1953 con ritmo piuttosto lento (circa 40 ha l'anno) procede ora velocemente; nel 1957 si trasformavano già 400 ha al mese e presto si arriverà ai 600 ha mensili, con pozzi artesiani, canali e condotte sotterranee.
Nel settore agricolo le soluzioni di maggiore momento sul piano produttivo e su quello dell'occupazione hanno infine portato all'elaborazione del progetto per la costruzione di una grande diga nell'alto E., ad Assuan, capace di porre a coltura circa 2 milioni di feddan, di cui 1,3 sono costituiti oggi da terre deserte. A lavori ultimati, che richiederanno almeno 10 anni, il reddito agricolo è destinato ad aumentare di oltre la metà. Il costo del progetto, a prezzi costanti, è stato stimato in 280 milioni di sterline egiziane da distribuire in un periodo di 16 anni.
Il patrimonio zootecnico nel 1955 era costituito da 1.362.100 bovini, 1.323.000 bufali, 1.237.000 ovini, 743.550 caprini, 927.350 asini, 42.450 cavalli, 9800 muli, 162.450 cammelli e 18.750 suini: poche le variazioni intervenute, ad es., nei confronti della situazione del 1947, tranne che negli ovini e caprini, in forte diminuzione. La pesca, che ha sempre notevole importanza, nel 1957 ha reso 1.026.000 q di pescato, ottenuti in rilevante misura anche dalle acque interne.
L'attività mineraria si manifesta particolarmente intensa nel settore dei fosfati (500.000 t nel 1951;585.000 t nel 1957). Non trascurabile, e per alcune voci in aumento, l'estrazione di altri minerali, come manganese, ferro, piombo, oro (233 kg nel 1957). Grande impulso ha avuto in anni recenti l'estrazione del petrolio, che nel 1957 aveva già raggiunto 2.362.000 t e che fra non molto arriverà a 4.000.000 di t annue; si prevede che la zona di Sudr, nel Sinai, diventerà la più importante area produttiva petrolifera egiziana; già nell'agosto 1959 il primo pozzo aperto in questo giacimento rendeva quasi 700 t giornaliere. L'estrazione di salmarino, nel 1957, ha dato 550.000 t di prodotto.
L'apparato industriale oggi esistente in E. trae la sua origine, principalmente, da motivi occasionali, collegati all'isolamento dei mercati per eventi bellici, e dai sistemi protettivi successivamente adottati, con cui i governi responsabili hanno cercato di consolidare almeno una parte delle iniziative sorte durante i periodi di emergenza. Il programma del nuovo governo prevede lo sviluppo delle industrie siderurgiche, estrattive e di trasformazione. Si conta di portare a termine, entro il 1962, il primo piano quinquennale (per i risultati che ci si attendono sul piano del reddito nazionale, v. oltre: Finanze) la maggior parte del quale è finanziato da cospicui prestiti dell'URSS, della Repubblica Federale di Germania, della Repubblica Democratica Tedesca e del Giappone.
Il settore industriale impiegava, nel 1957, circa 500.000 lavoratori, di cui quasi 250.000 in oltre 3500 imprese aventi ognuna non meno di 10 addetti. In tempi recenti particolare attenzione è stata rivolta al fondamentale problema dell'energia elettrica (con speciale riguardo a quella di origine idrica, anche per la mancanza di carbone). Quando sarà realizzato, il grande impianto di Assuan farà più che raddoppiare l'attuale produzione di energia elettrica (che è stata di circa 1,7 miliardi di kWh nel 1956, in massima parte di origine termica) aggiungendo 1,9 miliardi di kWh (dei quali 1,3 da utilizzare per l'industria dei fertilizzanti).
L'industria tessile è in posizione preminente tra le manifatturiere (occupando quasi 105.000 lavoratori), e si è fortemente espansa in anni recenti: nel settore cotoniero il numero dei fusi tra il 1952 e il 1957 è passato da 539.000 a 822.000 e quello dei telai da 1730 a 18.240, e la produzione dei filati di cotone da 55.700 t a circa 85.000, mentre quella dei tessuti saliva da 220 milioni di m a oltre 250 milioni. Un fortissimo balzo in avanti si osserva pure nel settore della seta, dove, nell'intervallo 1952-56, il numero dei m di tessuto prodotti aumentava da 36 a 60 milioni, così come la produzione dei filati di seta passava da 4000 a 9675 t. Esistono inoltre numerose fabbriche di filati e tessuti di lana (42.250 fusi e 685 telai nel 1952 e 46.800 fusi e 790 telai nel 1956) e di rayon. L'industria chimica, a fianco di modeste fabbriche di fertilizzanti, già esistenti, ne allineerà nel prossimo futuro una nuova, grandiosa, capace di produrre 370.000 t annue con l'energia che sarà fornita dalla centrale di Assuan. Dal 1956 è in attività una fabbrica di prodotti di gomma, soprattutto per il settore automobilistico.
Esistono poi grossi impianti moderni di oleifici e di saponifici, fabbriche di ghiaccio e di birra (97.000 hl nel 1957), distillerie di alcole, che utilizzano i residuati dell'industria zuccheriera, anch'essa importante (più di 3.050.000 q nel 1957), cementifici (più di 1.500.000 t nel 1958), ecc. Oltre a recenti impianti nel campo molitorio e del pastificio, nei principali centri, ha ancora potenziato la sua attrezzatura la manifattura dei tabacchi, che lavora però prodotti importati. Due altre attività industriali si sono molto ampliate in tempi recenti: la raffinazione dei prodotti petroliferi, per adeguarsi alla crescente produzione e all'aumento dei consumi, e l'industria siderurgica e metalmeccanica. La raffineria statale di petrolio esistente a Suez fino dal 1922, era già stata portata nel 1946 alla capacità lavorativa di 400.000 t annue ed ora è stata ulteriormente ingrandita, fino a poter lavorare annualmente 1.300.000 t. Altre raffinerie sono frattanto sorte a Suez e ad Alessandria e un'altra è in allestimento presso Mustorod, allo sbocco dell'oleodotto Suez-Cairo, lungo 130 km e capace di trasportare 2,3 milioni di t annue di prodotti grezzi. Nel settore metallurgico e metalmeccanico, l'industria siderurgica è ancora modesta (50-60.000 t annue), assolutamente inadeguata al fabbisogno, che nel 1960 ha raggiunto le 400.000 t. È pero in costruzione (1959), a sud di Heluan, un'acciaieria che colmerà in gran parte il deficit, potendo produrre più di 250.000 t annue di acciaio. Sono sorte inoltre nuove fabbriche per materiale ferroviario, per cavi elettrici, per articoli di ceramica, per produzione e lavorazione del vetro, ecc.
Nel 1957 le importazioni vennero soprattutto da: Unione Sovietica, Repubblica Federale di Germania, Stati Uniti, Italia, Giappone, India, Cina, Olanda, Repubblica Democratica Tedesca, mentre le esportazioni si diressero specialmente verso: Unione Sovietica, Cina, Cecoslovacchia, Giappone, Stati Uniti, India, Italia, Repubblica Federale di Germania. Tra il 1954 e il 1957 il valore delle esportazioni verso l'Unione Sovietica e i paesi satelliti è salito dal 14,1% al 47% del totale; quello delle importazioni dal 5,9% al 26%.
Comunicazioni. - Le linee ferroviarie gestite dallo stato avevano nel 1957 lo sviluppo di 4339 km, cui si dovevano aggiungere 1377 km di linee private a scopo agricolo. Le strade rotabili raggiungevano nello stesso anno 15.623 km, di cui 3102 a macadam. Al 31 dicembre 1958 circolavano in E. circa 104.000 automezzi, dei quali quasi 75.000 erano autovetture. La marina mercantile egiziana aveva nel 1958 una stazza di poco superiore alle 220.000 t. L'aeroporto del Cairo, il più importante del paese, ha avuto nel 1956 un movimento di 253.765 passeggeri, tra arrivi e partenze. C.D.V.
Finanze. - La rivoluzione agricola connessa con la riforma agraria del 1952 (v. sopra) non ha consentito, come si sperava, la formazione dei capitali necessarî per l'istituzione di altri settori economici e in particolare di nuove industrie. I fondi provenienti dalla liquidazione delle grosse proprietà agricole (oltre il limite di esproprio fissato in 200 feddan) si sono orientati verso le costruzioni edilizie e, anche quando lo stato è intervenuto sottoponendole a preventiva autorizzazione, non si sono avuti spostamenti rilevanti a favore di iniziative industriali. Queste sono state assunte soprattutto dallo stato e dagli enti pubblici. Ma i risultati di tale intervento non sono andati di molto oltre la semplice redistribuzione dei capitali già esistenti (pervenuti allo stato per effetto di sequestri e di espropriazioni) e la mobilitazione del credito.
La spesa complessiva per investimenti in relazione al primo piano quinquennale 1957-62 (v. sopra) è stimata in 260 milioni di sterline egiziane. Il programma si è inserito nel quadro di un ampio intervento statale il cui obiettivo generale è di più che raddoppiare nei prossimi venti anni il reddito pro-capite, portandolo da 33 sterline nel 1956 a 77 nel 1976. Tale aumento si basa su uno sviluppo del reddito nazionale da 900 milioni di sterline nel 1956 a 2.470 milioni nel 1976 e su un aumento della popolazione nello stesso periodo da 23,5 a 32 milioni di individui. La quota del reddito nazionale proveniente dalle attività industriali dovrebbe essere elevata dall'11% al 19% per effetto del piano d'industrializzazione, con un incremento medio annuale del 17%. In termini di importazioni, i benefici influssi del piano dovrebbero concretarsi in un risparmio valutario di circa 64 milioni di sterline a cominciare dal 1962 in poi, allorquando gli introiti per esportazioni cominceranno a salire con un ritmo di circa 21 milioni annui.
Sul piano finanziario, l'iniziativa statale risulta condizionata dalla scarsezza dei risparmî interni e delle disponibilità valutarie, già bloccate dal governo inglese dopo l'incidente di Suez e in seguito parzialmente rilasciate. Attualmente, il livello di tali disponibilità è pressoché nullo, se si tiene conto del forte indebitamento che il paese ha contratto nei conti di clearing bilaterali. La bilancia dei pagamenti con l'estero ha presentato un deficit costante durante l'ultimo decennio, con l'unica eccezione del 1954. Negli ultimi anni la copertura delle importazioni è stata complicata dalla rottura dei rapporti finanziarî con gli S. U. A., dal blocco dei crediti aperti dai paesi europei e dalla diversione delle correnti tradizionali di traffico verso i paesi orientali, in particolare verso l'URSS. Mentre verso quest'area, la bilancia degli scambî egiziani è stata sempre attiva, essa ha presentato un'eccedenza di importazioni verso le aree a valuta convertibile. Data la mancanza di intercomunicabilità fra le due aree, le maggiori importazioni dai paesi occidentali hanno potuto essere finanziate solo mediante una mobilitazione delle riserve valutarie, che sono costantemente diminuite dal 1950 in poi, e con l'utilizzo dei margini di credito previsti dagli accordi bilaterali con i suddetti paesi. Ciò ha determinato uno spostamento dei rapporti finanziarî dell'E. che sono oggi vieppiù vincolati alle esportazioni di cotone verso il blocco orientale e all'aiuto russo. Negli ultimi tempi, la distensione dei rapporti con i paesi occidentali ha aperto nuove prospettive di apporti di capitali esteri al livello statale. Alla fine del 1959, la Banca Mondiale ha concesso all'ente pubblico che amministra il Canale di Suez un prestito equivalente a $ 56,5 milioni allo scopo di ampliare la capacità ricettiva e di migliorare le attrezzature del Canale.
Le vicende economiche e politiche dell'E. hanno portato a modifiche sostanziali nelle strutture finanziarie del paese. Nel 1951, la Banca Nazionale d'Egitto è stata riconosciuta de iure come banca centrale, ma il suo statuto definitivo è stato approvato nel novembre del 1957. Il provvedimento ha fatto seguito alle leggi di nazionalizzazione degli istituti finanziarî emesse nel 1956 e all'instaurazione del controllo sulle banche nell'anno seguente. Con la legge n. 22 del 1957 le attività bancarie (unitamente a quelle assicurative e di rappresentanza commerciale) di pertinenza dell'estero sono state "egizianizzate", dopo che erano state già sequestrate quelle appartenenti a sudditi inglesi e francesi (in seguito agli incidenti di Suez) e ancor prima quelle appartenenti a cittadini israeliti. In conformità con le nuove disposizioni, le operazioni bancarie possono essare esercitate solamente da società per azioni gestite e possedute interamente da egiziani e che abbiano un capitale minimo di Leg. 500 mila. Per gli adempimenti di legge è stato lasciato un periodo di cinque anni entro il quale tutte le attività straniere sopra specificate dovranno essere trasferite alla competenza egiziana. Il controllo sul sistema bancario è stato affidato alla banca centrale con la legge n. 163 del luglio 1957. Esso si estende anche agli istituti speciali di credito agrario, edilizio ed industriale che operano nel paese sotto l'egida dello stato. Con la legge stessa la banca centrale è stata dotata di tutti gli strumenti necessarî per "regolare il tipo, il volume e il costo del credito". Oltre alla manovra dei saggi, la banca può operare sul mercato e stabilire di volta in volta i margini di riserva sui depositi e di liquidità sugli attivi delle banche. In seguito all'assorbimento e alla fusione degli organismi bancarî promossa dalle leggi innanzi citate, il sistema bancario egiziano risulta oggi formato da 32 istituti, di cui 11 sono filiali di banche estere in via di liquidazione. L'11 febbraio del 1960 la proprietà della banca centrale è stata trasferita allo stato in virtù della legge n. 40. Ai sensi della nuova legge le azioni della banca sono state convertite in titoli di stato, rimborsabili in 12 anni e fruttanti il cinque per cento all'anno.
Il cambio di parità della sterlina egiziana è attualmente fissato in dollari U.S.A. 2,8176. Le transazioni con l'estero sono regolate però in gran parte ad un cambio maggiorato. Fino al settembre 1959 la regolazione degli introiti e dei pagamenti in valuta è avvenuta mediante un sistema di premî fissati periodicamente dalla banca centrale. Il sistema attuale, in vigore dal 1° settembre 1960, prevede un premio del 6,4% (uno sconto rispetto al cambio ufficiale del 6,0%) per gli esportatori di cotone e seta. Tutte le altre esportazioni (ad eccezione del petrolio e del cemento che sono fatte al cambio ufficiale) hanno un premio del 17,5% (sconto del 14,9%). All'importazione il premio è del 10% 127,5% per alcune partite invisibili).
Storia e ordinamento. - Dopo la conclusione dell'armistizio con Israele (24 febbraio 1949), che mise fine alla guerra palestinese e segnò, indubbiamente, un insuccesso per il mondo arabo, la politica egiziana fu rivolta a conseguire la revisione dei trattati anglo-egiziani del 1936 e del 1899, il primo dei quali prevedeva lo stanziamento di contingenti militari britannici in Egitto e nella zona del Canale di Suez, mentre il secondo instaurava il condominio sul Sudan. Il governo e la corona esigevano la completa evacuazione britannica e l'unione del Sudan all'Egitto. I negoziati, interrotti nel 1947 e rinnovati nel luglio e nel novembre 1950, si trascinarono sino all'ottobre 1951, quando il governo del Cairo denunciò i due trattati, senza che per questo si addivenisse ad una soluzione dei due problemi, essendosi la Gran Bretagna rifiutata di riconoscere la validità dell'atto unilaterale egiziano.
L'atteggiamento di Londra e la mancanza di iniziativa del governo e della corona egiziani favorirono i moti antibritannici e la guerriglia nella zona del Canale, che si protrassero per un periodo di più anni. In questo clima di acceso nazionalismo maturò e si effettuò il 23 luglio 1952 il colpo di stato di un gruppo di giovani ufficiali dell'esercito, guidati dal gen. Nagīb. Re Faruk fu costretto ad abdicare in favore del figlio Fuad II, a fianco del quale fu posto, in considerazione della sua giovane età, un consiglio di reggenza. La conclusione del rivolgimento si ebbe il 18 giugno 1953, quando il Consiglio della rivoluzione dichiarò decaduta la monarchia, proclamò la Repubblica e ne affidò la presidenza al gen. Muḥammad Nagīb. La proclamazione della repubblica non risolvette tuttavia i due maggiori problemi egiziani, quello della presenza militare britannica e l'altro delle misere condizioni sociali della maggioranza della popolazione. Il gruppo di giovani ufficiali che aveva appoggiato il gen. Nagīb nella fase di transizione dall'abdicazione del re alla proclamazione della repubblica premeva affinché la "rivoluzione" venisse portata a termine e, dopo aver ottenuto l'approvazione di una legge per la riforma agraria, l'espropriazione dei beni dell'ex re, l'arresto degli uomini più compromessi con il vecchio regime e lo scioglimento dei partiti, tendeva ad impedire il ritorno ad una democrazia parlamentare e pluripartitica, come sembrava fosse nell'intenzione del capo dello stato. La scintilla che provocò la crisi fu l'atteggiamento dell'organizzazione dei "Fratelli Mussulmani", la quale, nel corso degli ultimi mesi del 1952 e durante il 1954, aveva spinto a fondo la sua lotta contro il governo, con numerosi atti terroristici. Avendo uno degli esponenti dei "Fratelli Mussulmani" dichiarato, al processo intentatogli (ottobre 1954), che Nagīb appoggiava già dall'aprile tale organizzazione, il Consiglio della rivoluzione rimosse il generale dalla carica di presidente della Repubblica e demandò le prerogative del suo ufficio al Consiglio dei ministri, di cui era divenuto presidente, il 18 aprile, il colonnello Giamāl ‛Abd an-Nāṣir.
Con quest'atto si poteva considerare conchiusa la "fase rivoluzionaria" del colpo di Stato. Il gruppo di giovani ufficiali facente capo al Consiglio della rivoluzione si dedicò allora al consolidamento del nuovo regime. Nel suo seno s'impose il colonnello an-Nāṣir, il quale divenne il condottiero della nuova classe dirigente egiziana.
Durante il 1955 si venne elaborando la nuova struttura dello stato, cosicché il governo poté promulgare, il 26 gennaio 1956, la nuova costituzione, approvata mediante referendum il 23 giugno dello stesso anno. Lo stesso giorno Giamāl ‛Abd an-Nāṣir fu eletto presidente della Repubblica.
La nuova costituzione dichiarava l'E. una repubblica democratica presidenziale, a regime unicamerale apartitico, basata sull'organizzazione politica della "Unione Nazionale". Il capo dello stato, eletto con suffragio universale e diretto, dura in carica 6 anni. L'Assemblea nazionale, che detiene il potere legislativo ed ha il controllo sull'esecutivo, viene eletta ogni 5 anni. La prima elezione dell'Assemblea nazionale (350 membri) avvenne il 3 luglio 1957.
La serie dei mutamenti si concluse il 1° febbraio 1958 con l'unione dell'Egitto e della Siria e la proclamazione della Repubblica Araba Unita (RAU). L'unione fu sanzionata il 21 febbraio da un referendum. Dalla costituzione provvisoria del 5 marzo e dai decreti del 7 ottobre 1958 l'E. venne considerato come "nazione", con un consiglio esecutivo, il cui presidente è nominato dal capo dello stato. Negli ultimi tempi si va affermando per l'E. la denominazione di "Regione meridionale della RAU".
Il periodo susseguente alla deposizione del gen. Nagīb fu caratterizzato da arresti di estremisti di destra e di comunisti, mentre il governo dichiarava a più riprese di volersi opporre tanto all'imperialismo occidentale quanto a quello comunista.
Dopo la caduta della monarchia l'Egitto ha risolto le principali questioni internazionali pendenti. Il 12 febbraio 1953 venne firmato con la Gran Bretagna l'accordo sull'autonomia e sul diritto di autodecisione del Sudan, che si proclamò indipendente il 1° gennaio 1956. Il 19 ottobre si giunse alla conclusione, dopo laboriosi negoziati, di un trattato anglo-egiziano per l'evacuazione delle truppe britanniche dalla zona del Canale, ultimata il 14 giugno 1956. Durante il 1955 si deteriorarono, però, i rapporti con i paesi occidentali, a causa della mancata fornitura di armi che il governo del Cairo richiedeva per la propria difesa contro la presunta minaccia di Israele. I governi occidentali erano propensi a ritenere che la politica del nuovo regime egiziano fosse intesa a minare le posizioni americane ed europee nel mondo arabo. L'E. concluse allora accordi segreti per la fornitura di armi pesanti con l'URSS e la Cecoslovacchia.
Nello stesso anno sorse la questione del finanziamento della progettata diga di Assuan. Gli S.U.A., la Gran Bretagna e la Banca internazionale per lo sviluppo e la ricostruzione rifiutarono il 20 luglio il finanziamento del primo lotto dei lavori, motivando la decisione col fatto che l'E. non dava sufficienti garanzie economiche per la rifusione del prestito. Il governo del Cairo rispose immediatamente (23 luglio 1956) con la nazionalizzazione della Compagnia universale del Canale di Suez. Ne seguì la grave crisi internazionale, sfociata nell'azione militare israeliana e anglo-francese del 29 ottobre-6 novembre 1956 (v. suez, in questa App.). Dopo la cessazione delle ostilità, l'Egitto aderì alla proposta delle N. U. di ospitare lungo la linea armistiziale egizio-israeliana del 1948 una forza armata internazionale (U.N.E.F.). L'Egitto trasse dalla crisi notevoli vantaggi, poiché i paesi interessati riconobbero "de facto" la nazionalizzazione della Compagnia e la creazione dell'ente autonomo egiziano per l'amministrazione del traffico e degli impianti del Canale, mentre d'altra parte si giunse, il 27 dicembre 1958, alla firma dell'accordo sovietico-egiziano sul finanziamento e la costruzione del primo stadio della diga di Assuan, sulla base di un prestito di 100 milioni di dollari e di aiuti tecnici.
Nel quadro della solidarietà araba l'E. cerca di atteggiarsi a guida del nazionalismo arabo. Perciò il 20 e il 27 ottobre 1955 ed il 21 aprile 1956 promosse la conclusione di patti militari con la Siria, l'Arabia Saudiana ed il Yemen, che portarono alla creazione di un comando unificato delle forze militari di questi stati. Nel 1959 le relazioni con l‛Irāq, che nemmeno prima potevano considerarsi buone a causa del patto di Baghdād, peggiorarono, poiché i dirigenti del Cairo accusarono la nuova repubblica irachena di favorire la penetrazione del comunismo nel mondo arabo. Nelle relazioni con l'Occidente si ebbe una schiarita solo nel 1959, mentre nel periodo precedente l'E. trovò notevole appoggio nel mondo comunista. Questi rapporti amichevoli con Mosca si guastarono nel 1959 a causa degli avvenimenti iracheni e delle accuse, rivolte da Nāṣir all'URSS, di ingerenza negli affari interni dei paesi arabi.
L'atteggiamento egiziano verso Israele fu sempre ed è tuttora improntato ad estrema ostilità, che trovò e trova tuttora una sua pericolosa espressione negli incidenti ricorrenti lungo la linea armistiziale egizio-israeliana.
Nei suoi legami internazionali l'E. ha cercato di seguire una linea neutralista e ha stretto perciò solide intese con quei paesi che, come la Iugoslavia e l'India, hanno assunto lo stesso atteggiamento. E da questa linea di condotta l'E. non si è discostato anche in occasione dell'Assemblea plenaria delle N. U., tenutasi nel settembre-ottobre 1960 e alla quale ha partecipato lo stesso Nāṣir.
Bibl.: A. B. Mountjoy, The development of industry in Egypt, in Economic Geogr., XXVIII (1952), pp. 112-128; id., Egypt's population problem, in Trans. a. papers of Institut of Brit. Geographers, 1953, pp. 121-135; I. Marbowe, A history of modern Egypt and Anglo-Egyptian relations 1800-1953, New York 1954; G. Abd en Nasser, The philosophy of the revolution, Cairo 1954; M. Neguib, Egypt's destiny, Londra 1955; G. L. Paver e D. A. Pretorius, Report on hydrogeological investigation in Kharga and Dakhla Oases, Cairo 1955; S. Huzayyin, Geographical background of national reconstruction in Egypt, in Bull. de la Soc. de géographie d'Egypte, 1956, pp. 145-158; Egypt and the United Nations, New York 1957; D. Warriner, Land reform and development in the Middle East, Londra 1957; P. Minganti, L'Egitto moderno, Firenze 1959; Agricoltura. Repubblica Araba Unita (Reg. Merid.) [s.n.t., 1959]; Industria. Repubblica Araba Unitra(Regione Meridionale) [s.n.t., 1959]; République Arabe Unie, Annuaire 1959 [Cairo 1959].
Archeologia.
Il lungo periodo della antica civiltà egiziana è stato nel decennio 1950-60 illuminato - e talvolta in modo assai intenso - da una notevole serie di scoperte archeologiche, che molto rarameme hanno avuto carattere fortuito. Anzi va sottolineato che le novità più significative derivano da zone che fin dall'inizio dell'archeologia egiziana sono state oggetto di attenta e organica attività di ricerca: sono, cioè, risultato di una volontà tecnica e inquadrate in una problematica storica in genere assai precisa.
I trovamenti più ricchi, di conseguenza, riguardano l'età arcaica. A Saqqārah, la missione inglese diretta da W. Emery ha lavorato in una necropoli regale della I dinastia, che è venuta assumendo importanza paradigmatica in contrapposto a quella che finora era stata la tipica necropoli regale arcaica ad Abido. Sono costruzioni in mattoni crudi, con muri a nicchie che conservano ancora in taluni casi tracce di policromia, e che in un caso portano una panca corrente tutto attorno alla base, su cui sono effigi di teste bovine in creta, fornite di corna vere. Sono, questi, elementi estranei alla più tarda cultura egiziana, che non ama tale saporosità decorativa (e, certo, piena di significati precisi nell'ambito magico e religioso). Il fatto che due sovrani abbiano una nuova tomba a Saqqārah oltre quella già nota a Abido, fa pensare che la funzione di "Re della Valle e Re del Delta" che è tipica del sovrano egiziano comporti un doppio rito di seppellimento (uno nella Valle ad Abido, uno presso il Delta a Menfi); e dalle maggiori dimensioni delle tombe menfite di Saqqārah si può concludere ragionevolmente che le tombe abidene non siano in verità niente altro che cenotafi.
Una necropoli assai più modesta della I dinastia è stata scavata dagli olandesi (A. Klasens) a Abu Ro′ash. Ma alla fine dell'età arcaica - alla III din. - va anche attribuita la scoperta dell'egiziano Zakariya Goneim di nuovo a Saqqārah. Si tratta di un monumento affine come struttura alla "Piramide a scalini" di Gioser, ma che non è stato portato a compimento. Nella sostruttura era il sarcofago d'alabastro, chiuso e vuoto. Gioielli femminili mostrano che probabilmente una regina o una principessa era già stata sepolta in questa "piramide" in fieri. Il nome di Imhotep, scritto in rosso sul muro di cinta, ricorda l'architetto della vicina piramide di Gioser: richiamo di assai dubbia interpretazione, e che si aggiunge ai problemi che la scoperta ha posto, e che non ha in verità risolto ancora.
Sempre nella necropoli menfita, ma in una zona più meridionale, gli scavi di Aḥmed Fakhri nel tempio a valle della piramide di Snofru (IV din.) a Dahshūr hanno fornito preziosi rilievi di portatrici di offerte e raffigurazioni di province: temi che saranno classici nell'arte funeraria egiziana, e che qui sono per la prima volta testimoniati. Inaspettatamente, peraltro, in quanto nell'architettura funeraria dei templi di Gīzah (piena IV din.) la figura umana e le rappresentazioni in genere sembrano rigorosamente bandite.
Risonanza particolarmente clamorosa ha avuta la scoperta a Gīzah (1954) di due grandi barche lignee presso la piramide di Cheope, lunga (quella che è stata esplorata) circa 40 metri e smontata e deposta entro una cavità tagliata nella roccia (scavi egiziani di Zakī Nūr; la seconda cavità ancora da esplorare). Il lavoro di restauro dà preziose notizie sulla tecnica nautica dell'epoca; il nome di Dedefra graffito su un blocco di copertura ha assicurato che questi fu il successore di Cheope, anche se in seguito probabilmente passò per usurpatore, e la sua tomba ad Abu Ro′ash fu perciò devastata e ne fu dannata la memoria. Nella necropoli menfita dell'antico regno, infine, lo scavo germano-svizzero (H. Stock, H. Ricke) al tempio solare del re Userkaf ad Abū Sīr dopo aver identificato resti estremamente deperiti dell'edificio e tombe più tarde, ha posto in luce (1957) una splendida testa, probabilmente di Userkaf stesso, di grandezza naturale e intatta: la si classifica fra i capolavori dell'arte del regno antico.
Tale ricchezza e varietà di documentazione non si ha forse per le età seguenti. Al medio regno si riferiscono gli scavi a Lisht di un giornalista americano (1958), conclusi in modo assai torbido e di cui mancano in verità ancora notizie precise e attendibili.
La documentazione per il nuovo regno si è arricchita per merito di Labib Habachi (1954) di un mirabile documento: una grande stele intatta che contiene parte della relazione letteraria ufficiale relativa alla cacciata degli Hyksôs intrapresa dal re tebano Kamose (XVII din.). Di tale relazione avevamo già frammenti per altra via; e la valutazione di questo testo - fra i fondamentali nella storia egiziana - viene rimessa totalmeme in causa dalla nuova scoperta.
Il tempio di Amenofi III a Soleb (Sudan) (missione italiana M. Schiff Giorgini) e complessi templari di Ramessese II e di Seti I a Menfi (scavi di Aḥmed Badawy e della Missione americana di Anthes) e ad Abido (scavi egiziani di Ghazuli) sono stati utilmente esplorati. Singolare importanza storica hanno le ricerche di Emery a Buhen (presso Wādī Halfa), che ha nel 1958 rimesso in luce una fortezza egiziana a controllo della Seconda Cateratta, databile al medio regno nel suo nucleo più antico e al regno nuovo nella sua forma definitiva; e così una simile scoperta di Labib Habachi (1954) presso Marsa Matruh ha fatto conoscere una piazzaforte egiziana posta a guardia della frontiera libica sotto Ramessese II, dando corpo e testimonianza monumentale ad alcune vaghe allusioni di testi e di figurazioni contemporanee.
L'età tarda ci è meglio conosciuta grazie agli scavi francesi di Karnak Nord (1950), che hanno messo in luce resti dell'età etiopica, e per quelli americani di Anthes a Menfi, dove son stati trovati i locali per la mummificazione del toro Api, e il relativo splendido mobilio rituale in alabastro, d'età saitica: monumenti di un gusto raffinatissimo nell'impiego del prezioso materiale. I francesi, inoltre (S. Sauneron, F. Daumas), hanno intrapreso e continuato la pubblicazione dei templi greco-romani di Esnah, di Kom Ombo, di Dandarah, che saranno una fonte di conoscenza per la cultura egiziana di tarda età e che insieme tramanderanno notizie di assai più antichi rituali e di concezioni cristallizzate nella cultura sacerdotale.
A fianco di queste scoperte o campagne di scavo, altre con risultati più tecnici o più specializzati non mancano, anche se qui si omette di parlarne. Ma non si può tralasciare particolare menzione del complesso di problemi che ha posto all'archeologia egiziana il progetto di una nuova grande diga a monte della Prima Cateratta, la quale porterà da quota 121 a quota 180 il livello del Nilo, sommergendo perciò interamente la Nubia. Compito urgente è quindi il rilievo archeologico integrale della regione, sia per mezzo di scavi che per mezzo di operazioni di documentazione. Ai primi sono stati chiamati dal Servizio delle Antichità Egiziano a collaborare gli stranieri; gli Italiani della missione dell'università di Milano hanno esplorato le rovine di Ikhmindi, una piazzaforte dei Nobadi contemporanea all'introduzione del cristianesimo nella regione (età di Giustiniano); i Tedeschi dell'Istituto archeologico Germanico del Cairo hanno esplorato presso Amada i resti di un abitato del medio regno. L'opera di documentazione è stata fondamentalmente affidata, con grande ampiezza di impostazione e larga collaborazione internazionale garantita dall'UNESCO, a un "Centre de documentation et d'études sur l'histoire de l'art et de la civilisation de l'ancienne Égypte" che ha rilevato minuziosissimamente con copie di testi, piani architettonici, fotografie, descrizioni, rilievi fotogrammetrici, calchi, i complessi di Abū Simbel, di Debod, di Kalabshah e che continua la sua opera preziosa negli altri centri monumentali.
Bibl.: Sulle scoperte in genere, v. i notiziarî curati da J. Leclant, in Orientalia; a un gruppo particolarmente felice di trovamenti è dedicato un numero unico de La Revue du Caire, XXXIII (1954), n. 175; Les grandes découvertes archéologiques de 1954. Sui singoli scavi ricordati: W. B. Emery e altri, Great tombs of the First Dynasty, II, iii, Londra 1954-58; A. Klasens, the excavations of the Leiden Museum of Antiquities at Abu Roash, Report of the first Season 1954, in Oudheidkundige Mededelingen uit het Rijksmuseum van Oudheden te Leiden, XXXVIII (1957), pp. 58-68; M. Zakaria Goneim, Discovery of a new step pyramid enclosure of the Third Dynasty at Saqqara, in Bull. de l'Institut d'Egypte, XXXVI (1955), pp. 559-581; id., The buried pyramid, Londra, New York, Toronto 1956; Ahmed Fakhri, The bent pyramid of Dahshûr, Cairo 1954; J. Černý, A note on the recently discovered boat of Cheops, in Journ. of Eg. Archaeol., XLI (1955), pp. 75-79; H. Ricke, Dritter Grabungsbericht über das Sonnenheiligtum des Königs Userkaf bei Abusir, in Annales du Serv. des Ant. de l'Eg., LV (1958), pp. 73-77; Labib Habachi, Preliminary report on Kamose Stela and other inscribed blocks found reused in the foundations of two statues at Karnak, in Ann. Serv. Ant. Eg., LIII (1955), pp. 195 ss.; M. Schiff Giorgini, Soleb, in Kush, VI (1958), pp. 82-97; R. Anthes, A First season of excavating in Memphis, in University Museum Bulletin, Filadelfia, XX (1956), fasc. 1, p. 3-25; W. B. Emery, The work of an Egyptian master castle architect of 3900 years ago revealed in new excavations at Buhen in the Sudan, in Illustrated London News, CCXXXII, n. 6211, 21 giugno 1958, pp. 1048-51; Ch. Desroches Noblecourt, L'activité du Centre de document. et d'études sur l'hist. de l'art et de la civilis. de l'anc. Egypte, in La Revue du Caire, XXI (1958), n. 215-216, pp. 1-17.