EGITTOLOGIA
(v. anche egiziana, arte). Questa denominazione designa la disciplina che studia lo svolgimento della storia e civiltà dell'Egitto antico, a partire dal periodo preistorico all'epoca romana, sino all'anno 394 dell'imperatore Teodosio I, quando la scrittura geroglifica cessò di essere usata. Anche a prescindere dal periodo preistorico, non ponderabile con esattezza, ma che comprende parecchi millennî, l'ambito di studio dell'e. è nondimento quanto mai esteso. Tenendo conto delle particolari caratteristiche presentate dai varî momenti storici, nel loro succedersi, incominciando dagli inizî, circa il 3000 a. C., lo studio è stato suddiviso in diverse epoche, in ciascuna delle quali i sovrani che hanno regnato sono stati raggruppati in Dinastie, conservando, ancora oggi, sino all'epoca tolemaica, la denominazione e il numero (1-31), dato già dal sacerdote e storico egiziano di lingua greca, Manetone, vissuto sotto il regno dei due primi Tolomei. Presentansi in tal modo: Antico Regno (I-VI Dinastia: c. 2850-2200 a. C.); Primo Periodo Intermediario o età feudale (VII-X Dinastia: c. 2200 ( ?) - 2052); Medio Regno (XI-XII Dinastia: 2052-1778); Secondo Periodo Intermediario (XIII-XVII. Dinastia: 1778-1570); Nuovo Regno o età dei Ramessidi (XVIII-XXI Dinastia: 1570-935); Bassa Epoca (XXII-XXXI Dinastia: 935-333); Epoca Tolemaica (332-32 a. C.); Epoca Romana (32 a. C. - 394 d. C.). Con il sussidio delle fonti monumentali, epigrafiche, manoscritte, per ciascuno di tali periodi, lo studio dell' e. si rivolge alla scrittura (geroglifica, ieratica, demotica), alla lingua nei suoi varî stadi (antico, medio, neo-egiziano, demotico e copto), alla storia civile e politica, a quella della letteratura, della religione, all'archeologia, agli usi e costumi della vita del popolo egiziano (v. cronologia, vol. ii, p. 956 ss.).
Questa ampiezza di indagine è di data però assai recente, perché ha incominciato a esser possibile, solo dopo la memorabile scoperta del significato della scrittura geroglifica, dovuta al genio di J.-F. Champollion iunior (1790-1832), che la svelò al mondo, il 14 settembre 1822, giorno che può quindi considerarsi come quello natalizio della nuova disciplina.
Era giunto lo Champollion alla scoperta, in seguito allo studio profondo di diversi monumenti egiziani che aveva potuto in parte interpretare, con il confronto fornitogli dai testi geroglifico e demotico, decifrati per mezzo del testo greco, contenuti nella ben conosciuta stele o pietra di Rosetta, scoperta il 29 agosto 1799, durante la spedizione di Napoleone in Egitto. Nello studio del provvidenziale lungamente desiderato documento, lo scopritore era stato preceduto, con parziali risultati raggiunti, dall'arabista francese S. de Sacy (1758-1838), dall'archeologo svedese J. D. Åkerblad (1760-1819), e particolarmente dal fisico inglese T. Young (1773-1829), al quale spetta il merito di aver intravveduto che la natura della scrittura geroglifica non era solo simbolica ma anche fonetica. Prima della scoperta della stele avevano già individuato il valore degli ovali (ora detti cartelli) circondanti nella scrittura i nomi dei sovrani, l'abbé J. J. Barthélemy (1762), J. de Guignes senior (1770) e G. Zoëga (1794). Dopo la sua scoperta, lo Champollion non tardò ad avere seguaci, di ben pochi dei quali, però, qui si può far menzione. In Italia, il primo a distinguersi in tale studio è stato I. Rosellini (1800-43), che fu per alcuni anni compagno di studî dello scopritore, e poi seguì nella spedizione scientifica franco-toscana in Egitto (1828-1829), frutto della quale è stata la pubblicazione, da parte del Rosellini, dell'opera Monumenti dell'Egitto e della Nubia, e con lo stesso titolo, ma postuma, quella dello Champollion. Assai vicino al metodo di studio del Rosellini va ricordato E. Schiaparelli (1856-1928), il quale, in dodici fortunatissime campagne di scavo (1903-20) contribuì a portare il Museo Egizio di Torino all'altezza dei principali musei del mondo. È fondamentale ancora dello Schiaparelli il Libro dei funerali degli antichi egiziani ricavato da monumenti inediti; come è per V. Lanzone (1834-1903), il Dizionario di Mitologia Egizia. In Francia, continuatori dell'opera dello Champollion sono stati: E. De Rougé (1811-1872), il creatore del metodo di tradurre e commentare i testi geroglifici; A. Mariette (1821-1881), l'iniziatore dell'esplorazione archeologica dell'Egitto e fondatore del museo del Cairo (1863); G. Maspéro (1846-1916), il fortunato scopritore del sepolcreto con le mummie dei Faraoni a Deir el-Bahri, e autore di numerose pubblicazioni. In Germania, la nuova disciplina ebbe come pionieri insigni maestri: R. Lepsius (1810-1884), il primo che sottopose a una rigorosa critica scientifica la teoria dello Champollion, con la ben nota lettera al Rosellini (1837), e che poi diresse la spedizione archeologica germanica in Egitto (1842-45), che diede come risultato la pubblicazione dei dodici volumi dei Denkmäler aus Aegypten und Aethiopien; H. K. Brugsch (1827-1894), che pubblicò un notevole numero di testi e il primo dizionario della lingua egiziana; A. Erman (1854-1937), il creatore della nuova scuola egittologica, secondo il metodo storico, al quale si deve, in collaborazione con il discepolo H. Grapow, il Wörterbuch der ägyptischen Sprache; K. Sethe (1869-1934) che ha legato il suo nome all'edizione delle Urkunden delle diverse epoche della storia egiziana, e a quella dei Testi delle Piramidi; W. Spiegelberg (1870-1930), particolarmente affermatosi nello studio del demotico. Vero genio nell'ambito degli studî di e., in Inghilterra, fu F. Llewellyn Griffith (1862-1934), colui che veramente da sovrano dominò tutta la disciplina, ponendo le basi scientifiche per lo studio del demotico e decifrò la scrittura meroitica. Ebbe degno collaboratore H. Thompson (1859-1944); mentre nell'ambito dell'esplorazione archeologica dell'Egitto, per i numerosissimi scavi da lui effettuati, nessun nome può reggere alla pari di quello di Sir W. Flinders Petrie (1863-1942). La Norvegia vanta il nome di C. Lieblein (1827-1911); la Svezia quello di K. F. Piehl (1858-1904); la Danimarca di H. O. Lange (1867-1942); l'Olanda di C. Leemans (1809-1893); il Belgio di J. Capart (1877-1947); la Svizzera, quelli di E. Naville (1844-1926) e di J. Jéquier (1868-1946); la Russia quello di W. Golenisvev (1856-1947); l'America quello di H. Breasted (1865-1935). E come ogni epoca storica ha avuto la sua preistoria, anche l'e. ha avuto un periodo precedente la scoperta, che, senza improprietà, può denominarsi preegittologia. Infatti, pur prescindendo dalle opere che l'antichità ci ha tramandato, i ῾Ιερογλυϕικά del grammatico Cheremone, in frammenti, attraverso il monaco bizantino Giovanni Tzetzes del XII sec., e, come opera intera, quelli del filosofo Horapollon della metà del V sec. d. C., nonché dalla traduzione del testo egizio di un obelisco ora perduto, già nel Campo Marzio a Roma, assai simile a quello dell'attuale obelisco in piazza del Popolo, dovuta a Ermapione, conservataci frammentaria nell'opera di Ammiano Marcellino, un'indagine sulla natura del significato dei geroglifici si è avuta sin da tempo remoto. Dai Padri della Chiesa, Clemente Alessandrino, Eusebio di Cesarea, Cirillo di Alessandria, durante la dominazione araba in Egitto, col medico Barachias Abenephi, sino al Rinascimento, con l'opera del nostro dottissimo umanista G. P. Valeriano (1477-1558), di John Dee (1564), di Goropius Becanus (158o), conclusasi poi con le elocubrazioni del padre Atanasio Kircher (1602-1680), il quale, se con esse non apportò nessun proficuo risultato allo scioglimento del problema, pure, avendo fondato su basi veramente scientifiche lo studio del copto, presentò con esso quasi una prefazione alla moderna egittologia.
Il compito che spetta oggi agli studiosi di e. dei diversi paesi è quello di continuare gli scavi in Egitto, intrapresi da molti anni e da diverse missioni archeologiche, per trovare nuovi materiali atti a meglio documentare la storia del paese nelle varie fasi del suo svolgimento, rendendo sollecitamente noti i risultati; e del pari e con lo stesso scopo curare la pubblicazione dei moltissimi documenti ancora inediti giacenti nei diversi musei e collezioni private di ogni paese del mondo. In considerazione poi, del grande sviluppo preso da ogni branca dell'e., si rende oggi sempre più necessaria la specializzazione. Oltre che con particolari pubblicazioni, sovvenzionate da diversi istituti di cultura, gli studiosi hanno oggi a loro disposizione solleciti mezzi per far conoscere i risultati delle loro ricerche e dei loro studî in apposite riviste. E precisamente: in Italia: Aegyptus (Milano, Univ. Cattolica); Orientalia (Roma, Istituto Biblico); Rivista degli Studi Orientali (Roma, Università); nel Belgio: Chronique d'Égypte (Bruxelles); in Francia: Revue d'Ègyptologie (Parigi); in Germania: Zeitschrift für ägyptische Sprache (Lipsia); in Inghilterra: Journal of Egyptian Archaeology (Londra); in Olanda: Bibliotheca Orientalis e Jaarbericht "Ex Oriente Lux" (Leida); in Egitto: Annales du Service des Antiquités de l'Égypte (Il Cairo); Bulletin de l'Institut Français d'Archéologie Orientale (Il Cairo); in America: Journal of Near Eastern Studies (Chicago).
Bibl.: K. Sethe, Die Ägyptologie (Der Alte Orient, XXIII, i), Lipsia 1921; T. E. Peet, The Present Position of Egyptological Studies, Oxford 1934; W. Wolf, Die Aegyptologie als historische Wissenschaft, in Archiv für Kulturgeschichte, XXVIII, 1938, pp. 243-262; W. R. Dawson, Who Was Who in Egyptology etc., Londra 1951; J. M. A. Janssen, Annual Egyptological Bibliography (Leida, dal 1947).