egualitarismo
Dottrina politico-sociale tendente a realizzare un’uguaglianza di fatto tra tutti i membri della collettività, e che pone l’uguaglianza a fondamento della giustizia. In funzione della caratteristica da uguagliare si distinguono teorie dell’uguaglianza orientata al risultato (in termini di reddito, ricchezza, benessere, quantità dei beni disponibili, utilità), teorie dell’uguaglianza cosiddetta procedurale (il cui contenuto di equità è espresso in termini di caratteristiche quali opportunità, libertà, capacità, funzionamenti), teorie che riconducono l’equità allo spazio delle risorse (una distribuzione è equa se nessuno preferisce il paniere di nessun altro al proprio, ossia se passa il cosiddetto test dell’invidia). L’e. si distingue dall’eguaglianza perché esso pone questa come obiettivo, senza tener conto di differenze rilevanti fra individui: dunque, diversamente dell’eguaglianza, l’e. non è sinonimo di parità.
Nell’ambito di questo tipo di teorie, e limitatamente al linguaggio economico, il termine egualitario è spesso usato per riferirsi a un criterio di aggregazione che favorisca un maggior grado di uguaglianza di risultato tra i membri della società, rispetto alla situazione esistente. Il criterio di V. Pareto (➔ Pareto, ottimo di ), per es., separando le considerazioni di efficienza da quelle di equità, ignora le seconde, per cui una società può anche trovarsi in una situazione di ottimo paretiano, ma essere caratterizzata da una distribuzione ineguale delle risorse. Il criterio non ha dunque riguardo per l’egualitarismo.
Altre regole di aggregazione (basate sulle funzioni del benessere sociale, ➔ benessere sociale, funzione del), pur rispettando l’individualismo metodologico, ma ammettendo confronti di utilità (che Pareto esclude), esprimono un chiaro giudizio equitativo di fondo sulle problematiche distributive della società, racchiuso, in termini generali, nella forma delle curve di indifferenza (➔) delle funzioni di benessere sociale, con i due estremi costituiti dalla funzione rawlsiana, ad angolo (➔ Rawls, John), e da quella benthamiana, lineare (➔ Bentham, Jeremy). La funzione benthamiana, con l’obiettivo di massimizzare il benessere sociale complessivo, trascura come esso sia distribuito tra i soggetti. Il benessere della società aumenta anche se a crescere è solo il benessere del più ricco, posto che tale miglioramento sia maggiore della disutilità provocata agli altri individui. Questa regola di aggregazione esprime, dunque, una sostanziale indifferenza verso la distribuzione egualitaria. Il ricorso alla somma delle utilità non ha carattere egualitario, salvo particolari ipotesi. Se la redistribuzione non riduce l’ammortamento complessivo delle risorse da distribuire, le funzioni di utilità degli individui dipendono solo dal reddito e sono identiche, l’utilità marginale del reddito è decrescente e il reddito totale è fisso la soluzione utilitarista coincide con quella egualitaria: la redistribuzione di risorse farà aumentare il benessere sociale fino a che tutti i membri della società non avranno lo stesso reddito. Il criterio del prodotto (che conduce alla funzione di Bernoulli-Nash, ➔ Bernoulli, distribuzione di), in sostituzione del criterio della somma, valorizza il carattere egualitario della regola di aggregazione, con il risultato che il benessere sociale sarà tanto maggiore quanto più equa è la distribuzione del reddito. La funzione di Rawls (o funzione maximin) combina aspetti propriamente egualitari con aspetti utilitaristici e liberali. Il principio egualitario spiega la tutela accordata al più svantaggiato nella valutazione del benessere di una società. In comune con l’utilitarismo è, invece, la completa indifferenza del criterio rawlsiano rispetto alle ineguaglianze che interessano la società, una volta che sia data la priorità al benessere dei più svantaggiati, con l’effetto di preferire situazioni meno egualitarie a situazioni in maggior misura egualitarie, se le prime recano in assoluto un maggior beneficio all’individuo che si trova in posizione peggiore (principio della differenza). A causa del principio della differenza, la teoria di Rawls non coincide con una posizione egualitarista, ma risulta coerente con il principio di efficienza paretiana (in senso debole). La funzione egualitaria, uguagliando le utilità tra tutti i membri della società, è certamente quella che perfeziona l’obiettivo secondo cui ogni individuo della società deve raggiungere lo stesso livello di benessere, attraverso una perfetta eguaglianza nella ripartizione delle risorse.