Vedi EIRENE dell'anno: 1960 - 1960
EIRENE (Εἰρήνη)
Dea e personificazione della pace. Appare come figlia di Zeus e Temi e quindi come sorella di Dike ed Eunomia in Esiodo (Theog., 901 ss.) e negli altri poeti greci. Il culto alla dea è attestato principalmente ad Atene, dove in occasione delle feste dette Sinecie, il 16 del mese di Ecatombeone, era uso offrirle un sacrificio incruento da parte degli strateghi (Dittenberger, Sylloge3, n. 1029, r. 30, e 63; anni 333 e 332). Dopo la vittoria dell'Eurimedonte, le fu forse innalzato un altare (Plut., Kim., 13). Il culto ebbe nuovo impulso dopo le vittorie di Timoteo a Leucade (Isocr., xv, 110; Corn. Nep., Timoth., 2,2). Fuori di Atene esso è attestato in età greca anche ad Eritre, sulle coste dell'Asia Minore (Dittenberger, nn. 1014, r. 140), a Nisa e in occidente a Locri, come provano le monete; più diffuso sembra questo culto, secondo la testimonianza delle monete, in età romana, soprattutto in Asia Minore; ma in questo caso occorrerebbe distinguere le testimonianze del culto preesistente da quelle derivanti dal sincretismo con la dea romana Pax.
Per analogia con le immagini delle monete locresi fu denominata E. la statua della "Supplice", già nella Collezione Barberini a Roma ed ora nel Museo del Louvre; altrimenti identificata come Danae (v.). Ad Atene erano una immagine di avorio e d'oro (C. I. G., 150, r. 47) ed una statua del Pritaneo, quest'ultima accanto ad una statua di Estia (Paus., i, 18, 3). La statua che Kephisodotos (v.) innalzò poco dopo il 375 a. C. la rappresenta recante in braccio un fanciullo (Pluto, la Ricchezza) ed è ispirata evidentemente ad una concezione i cui primi echi si avvertono in Omero ed Esiodo (Odyss., xxiv, 486; Theog., 902). Questa statua fu più volte imitata e riprodotta; ma spesso E. nell'arte figurativa compare sola, in figura di donna maestosa con lo scettro e la cornucopia: così, infatti, E. era rappresentata nel rilievo del proscenio del teatro di Dioniso ad Atene e su monete romane di età imperiale, talvolta in piedi, talaltra seduta; ma anche per l'iconografia, come per il culto, è opportuno distinguere la tipologia di derivazione greca, da quella affine, ma non del tutto identica, soprattutto nella scelta degli attributi, della romana Pax, la cui personificazione compare su monete già nel I sec. a. C.
In alcuni vasi attici il nome di E. è dato ad una figura femminile del corteo dionisiaco; del resto, a rapporti cultuali tra la dea e Dioniso accenna la tradizione letteraria (Eur., Bacch., 416 s.; Aristoph., Pax, 520; Cornut., Epidromè, 29-30).
Bibl.: O. Waser, in Pauly-Wissowa, V, 1905, c. 2128 ss., s. v.; C. Koch, ibid., XVIII, 1949, c. 2430 ss.; Sybel, in Roscher, I, c. 1212, s. v.; I. Toutain, in Dict. Ant., c. 362, s. v. Pax. Monete greche: B. V. Head, Historia numorum, 22 ed., Oxford 1911, p. 102 (Locri), p. 654 Nysa. Per le monete romane: M. Bernhardt, Handb. zur Münzenkunde röm. Kaiserzeit, I, pp. 95-96; M. L. Strack, Untersuchungen z. röm. Reichsprägung, I, p. 56. Per la "Supplice" Barberini: Ch. Picard, Manuel d'Arch. gr., La sculpture, II, p. 693 ss. Per il rilievo del teatro di Dioniso ad Atene: ibid., III, p. 101, n. 5; A. v. Gerkan, in Jahrbuch, LVI, 1941, p. 163 ss.