MONACO, Eitel
– Nacque a Montazzoli (Chieti) il 16 maggio 1903 da Gaetano, agiato proprietario terriero, e da Caterina Recchia, ultimo di tre figli.
Per agevolare gli studi dei figli maschi, il padre nel 1908 mandò il M. e il fratello maggiore Ottorino a vivere a Roma presso lo zio materno A. Della Porta, avvocato. Tranne due anni di liceo a Chieti, il M. compì a Roma l'intero percorso di studi, dalle elementari all'Università, tornando a Montazzoli solo per le vacanze.
Esponente tra i più attivi della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) dal 1920 al 1924, in quest'ultimo anno si laureò a pieni voti in giurisprudenza ed esercitò la professione di avvocato per breve tempo prima di entrare, nel 1926, nella segreteria della Federazione degli industriali dell'Italia centrale, un'associazione territoriale della Confindustria. Quando la Federazione venne divisa in varie unioni regionali, il M. divenne segretario dell’Unione degli industriali di Roma e del Lazio, alla quale aderiva la sezione romana della Federazione degli industriali del teatro e del cinema. In questa veste cominciò a occuparsi dei problemi dell'industria cinematografica italiana, che in quel momento stava attraversando una gravissima crisi.
Nel 1923 era fallita l'Unione cinematografica italiana, un consorzio fondato nel 1919 che riuniva tutte le maggiori case di produzione nazionali; da allora la produzione nazionale era scesa da alcune centinaia a dieci, quindici film l'anno, e il mercato era dominato dai film americani distribuiti dalle major companies statunitensi (nel 1932 a Roma circolavano 845 film americani contro 117 film italiani). I maggiori esponenti dell'industria cinematografica si fecero allora promotori di un'azione di pressione sul governo fascista al fine di ottenere aiuti e protezioni per la cosiddetta rinascita del cinema italiano. L'azione ebbe successo anche grazie all'avvento del sonoro, all'inizio degli anni Trenta, che fece intravedere al regime nuove possibilità di propaganda. Il 18 giugno 1931 fu varata la prima legge cinematografica che prevedeva premi alla produzione nazionale, stabilendo i criteri per l'attribuzione della nazionalità italiana ai film di nuova produzione: concetto intorno al quale fu costruito tutto il sistema fascista di aiuti statali al cinema, perfezionato con le successive leggi del 1935 (d.l. del 24 gennaio) e del 1938. Nel 1934 fu anche creata la Direzione generale della cinematografia, organo competente per tutte le questioni riguardanti il rapporto fra cinema e Stato, capeggiata da L. Freddi.
Nel 1934 il M. – che nel 1928 aveva sposato Clelia Gatti, dalla quale ebbe i due figli Corrado e Massimo – divenne segretario e nel 1937 direttore della Federazione nazionale fascista degli industriali dello spettacolo (FNFIS), costituita allo scopo di tutelare le categorie del cinema, stipulare contratti collettivi e promuovere il miglioramento della produzione.
In questo ruolo il M. cercò di perseguire tali obiettivi con iniziative volte a indirizzare l’attività cinematografica su un piano strettamente industriale, favorendo dispositivi di legge che prevedessero aiuti automatici ai produttori, non condizionati da giudizi ideologici sul contenuto dei film (di fatto autogestiti dalle produzioni su una linea di implicito accordo con il fascismo), ma anche quasi esclusivamente attenti alla «redditività» del settore. Su questa linea il M. trovò un alleato nel ministro della cultura popolare D. Alfieri, il quale, con il d.l. del 16 giugno1938, preparato dal M. e da D. Menichella (all'epoca dirigente dell'Istituto per la ricostruzione industriale [IRI]), accolse le richieste degli industriali, che prevedevano l'aiuto diretto ai produttori, rigettando le istanze di controllo sia politico sia più genericamente gestionale e «qualitativo» sull'attività cinematografica espresse dal direttore generale della cinematografia L. Freddi. L’incitamento economico all’iniziativa privata contenuto nella legge Alfieri produsse risultati rilevanti: le società si rafforzarono e la produzione crebbe dai 45 film del 1938 ai 96 del 1942, favorita anche dall'istituzione del monopolio per l'acquisizione, l'importazione e la distribuzione dei film provenienti dall'estero (d.l. 4 sett. 1938), che provocò il ritiro dal mercato italiano delle quattro majors statunitensi Metro-Goldwin-Mayer, Twentieth Century Fox, Warner bros e Paramount.
Nell’aprile 1941 il M., anche grazie alla forte sponsorizzazione dell'industriale e politico G. Volpi, fu nominato direttore generale per la cinematografia, completando con questa carica – che dava a un esponente del mondo industriale il più alto ruolo istituzionale nel mondo del cinema – la vittoria dell'asse politico-industriale stabilito con Alfieri a danno della linea Freddi.
Come direttore generale, il M. cominciò a tessere relazioni di scambio con le cinematografie dei Paesi amici (Francia, Germania, Spagna) per rifornire il mercato delle sale; puntò, quindi, a una più equa ripartizione dei profitti fra produzione, noleggio ed esercizio e al raggruppamento delle società di produzione intorno a un organismo di distribuzione. Con la sua gestione, il livello medio della produzione si stabilizzò su uno standard di film d’evasione, ma si aprirono anche spazi inediti a opere di nuova concezione. Ossessione di Luchino Visconti (1943), considerato il capostipite del neorealismo, poté essere finanziato grazie all'intercessione presso la Banca nazionale del lavoro del M., che si adoperò anche per far ottenere al film il visto di censura.
Dopo l'8 sett. 1943, il M. rifiutò l'invito dei dirigenti della Repubblica sociale italiana a trasferirsi al Nord per collaborare alla ricostituzione di un nucleo di industria cinematografica a Venezia. Rimase a Roma, nascondendosi in casa di uno zio fino alla Liberazione.
Il 10 luglio 1944 si costituì a Roma l’Associazione nazionale industrie cinematografiche & affini (ANICA), che riuniva le categorie industriali del cinema; il primo presidente, A. Proja, proprietario della casa di distribuzione Generalcine, abruzzese e amico del M. fin dagli anni giovanili per la comune militanza nel Partito popolare, chiamò il M. a ricoprire il ruolo di consulente legale e poi di segretario generale dell'associazione. Quando Proja fu eletto deputato nelle liste della Democrazia cristiana (DC), il M. gli succedette quasi naturalmente. Dal 1949, anno della sua elezione a presidente dell'ANICA, l'incarico gli fu rinnovato undici volte.
L'ANICA fu strutturata in quattro Unioni nazionali (dei produttori, dei distributori, delle industrie tecniche e del formato ridotto) e corredata da una segreteria, un ufficio studi e vari servizi, fra i quali Controlcine per la rilevazione degli incassi (dal 1958). A partire dal 1950, dette vita a varie società affiliate per gestire le attività estere (Unitalia Film 1950; Italian Film Export 1951; Anica Export) e il patrimonio finanziario (Attività cinematografiche italiane, 1959). All'ANICA aderivano tutte le maggiori imprese cinematografiche italiane.
La competenza professionale acquisita con la lunga carriera all'interno delle associazioni degli industriali cinematografici e la consonanza politica con il nuovo governo del Paese permisero al M. di svolgere un'adeguata opera di mediazione fra le posizioni dei produttori, i rappresentanti politici e le majors americane, che con la fine del monopolio erano tornate in forza sul mercato italiano.
In vista della stesura di una nuova legge sul cinema, l'ANICA guidata dal M. puntò a ottenere la garanzia del supporto statale all'industria, senza arroccarsi su posizioni protezionistiche. Il cavallo di battaglia del M., nel 1949 come per tutte le leggi successive, fu la difesa dei contributi automatici alla produzione – assegnati in percentuale agli introiti del film – istituiti dalla legge Alfieri e poi riconfermati ogni volta su pressione dell'ANICA; il M. li definì sempre «ristorni», per sottolineare il loro carattere di parziale compensazione all'esagerato prelievo fiscale sugli incassi e alla mancanza di protezione doganale per il cinema nazionale.
Di fatto, la legge varata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio G. Andreotti nel dicembre 1949 e valida fino al 1953 corrispose ancora una volta alle richieste degli industriali, contribuendo a creare le condizioni per la crescita. Dal 1949 al 1953 la produzione aumentò da 76 a 142 film, passando dal 17,3% al 35% della quota di mercato; gli investimenti crebbero da 7,5 a 25 miliardi, le esportazioni da 644 film a 1716. Il salto in avanti dell'industria cinematografica italiana fu possibile grazie anche al dinamismo impresso dal M. all'associazione di categoria. Dal 1949, anno della firma del primo accordo di coproduzione con la Francia, il M., insieme con i suoi collaboratori – R. Gualino presidente dei produttori, F. Penotti presidente dei distributori, A. Valignani segretario generale dell'ANICA –, iniziò a tessere relazioni internazionali di scambio, coproduzione ed esportazione con Paesi di tutto il mondo, seguendo una strategia che aveva due punti di riferimento: gli Stati Uniti e l'Europa.
Nel 1951 venne firmato il primo accordo fra l'ANICA e l'associazione degli industriali americani, la Motion Pictures Association of America, secondo il quale le compagnie americane si impegnavano a investire parte dei loro proventi, bloccati in Italia per le misure di difesa valutaria, nella produzione e distribuzione dei film italiani. Gli accordi, che furono rinnovati fino al 1963, non ottennero l'effetto sperato di aprire il mercato americano ai film italiani e di dare vita a coproduzioni paritarie. Dettero tuttavia impulso alle grandi produzioni hollywoodiane a Cinecittà, che apportarono nuovi capitali nell'apparato industriale italiano e permisero il contatto diretto con un'organizzazione del lavoro evoluta, alla cui scuola si formarono molti produttori italiani. L'altro obiettivo strategico perseguito dal M. furono le alleanze cinematografiche europee, inizialmente costruite su una fitta rete di accordi coproduttivi e poi indirizzate verso un progetto di mercato comune del cinema europeo. Nel 1955 il M. si fece promotore della Commissione dell’Unione europea del film, a cui aderirono i rappresentanti delle industrie cinematografiche francese e tedesca, e nel 1959-60 partecipò ai lavori del comitato di esperti per le transazioni invisibili presso l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), che si proponeva di trovare una conciliazione fra i principî comunitari e il mantenimento degli aiuti alle varie industrie nazionali. Il M. ebbe anche altri incarichi di prestigio internazionale, come quello di vicepresidente della Federazione internazionale delle associazioni di produttori di film (FIAPF) nel 1950 e di delegato generale del Bureau international du cinéma, dal 1960 al 1965.
Sul piano interno, si sforzò di dotare l'ANICA di strutture di promozione internazionale, come l'Unitalia film, e di contrastare la frammentazione e la precarietà delle imprese di produzione (dal 1953 al 1959 se ne contavano 391, di cui 265 produttrici di un solo film).
A partire dal 1950 tentò, senza mai riuscirci, di creare un albo dei produttori in cui ammettere solo gli imprenditori di provate capacità economiche e professionali. L'albo divenne uno dei capisaldi della politica del M. nell'ANICA, insieme con le collaborazioni internazionali, la difesa dei ristorni, la richiesta di sgravi fiscali per il cinema.
Il M. fece anche un tentativo di entrare nella politica attiva, presentandosi alle elezioni comunali di Roma del 1952 nelle liste della DC, dove risultò il primo dei non eletti.
Nel corso della sua lunga attività il M. dette prova di abilità diplomatica, pazienza e tenacia; nonostante i molti fattori di debolezza, sui quali la sua azione non riuscì a incidere, l'industria cinematografica italiana raggiunse negli anni della sua presidenza dell'ANICA, i migliori risultati, arrivando nel 1964 al massimo livello di produzione, con 290 nuovi film, di cui 143 coproduzioni, e una quota del mercato nazionale superiore al 60% nel 1969-71. Per avere un termine di paragone basti pensare che la produzione statunitense nel decennio 1960-70 oscillò fra i 230 e i 290 film, e la sua quota di mercato in Italia scese dal 35 al 28%.
Il M. diede le dimissioni dalla presidenza dell'ANICA nel 1971, messo in minoranza per una questione legata all'Associazione cinematografica italiana (ACI), la società dell'ANICA che gestiva il fondo speciale formato dai depositi obbligatori per il doppiaggio dei film esteri, destinato al finanziamento delle aziende cinematografiche. La causa reale della perdita del consenso interno fu tuttavia la diffusa ostilità degli associati verso la sua gestione verticistica. Dopo l'abbandono dell'ANICA, il M. assunse nel 1975 l'amministrazione della Compagnia cinematografica Champion spa di C. Ponti e si dedicò alla stesura del saggio rimasto inedito Battaglie per il cinema 1926-1978, in cui ripercorreva le tappe della sua carriera e di tutta l'industria del cinema italiano.
Il M. morì a Roma il 4 febbr. 1989.
Tra i numerosi saggi, articoli e interviste del M. si ricordano: Produzione, noleggio, esercizio, in Cinema, 10 febbr. 1942; L'industria cinematografica italiana a Roma, in L’eco del cinema, 1952, n. 24; La scoperta dell’Europa, in Filmcritica, marzo-aprile 1953, n. 22-23; Verso un cinema europeo, in Cineuropa, maggio 1953, n. 1; Dichiarazioni di E. M. sui colloqui americani, in Cinespettacolo, 23 ott. 1954, n. 34-35; Significato delle date, supplemento a Cinemundus, 26 ag. 1955, n. 2; Aspetti reali dell'industria cinematografica in Italia, Roma 1958; L'industria cinematografica in Italia dal 1955 a oggi, Roma 1960.
Fonti e Bibl.: Di notevole utilità per la ricostruzione della biografia del M. le testimonianze personali di Corrado Monaco e Gino De Dominicis. Vedi ancora: A. Ferraù, Dichiarazioni di E. M. sulla produzione italiana, in Cinespettacolo, febbraio 1947, n. 2; P. Faggioni, Auspica l’Ueo, in Cinema nuovo, 25 maggio 1955, n. 59; Artefici del lavoro italiano, Roma 1956, s.v.; J. Gili, Stato fascista e cinematografia, Roma 1981, ad ind.; G.P. Brunetta, I cinquant’anni dell’ANICA, inserto Cinema d’oggi, 20 ott. 1994, n. 18-19; Id. Guida alla storia del cinema italiano, Torino 2003, ad ind.; Filmlexicon, IV, Roma 1961, s.v.