el-BAḤRIYYAH (A. T., 115)
Detta dai Romani la "piccola oasi", è la più settentrionale delle oasi del deserto libico, ove si prescinda da Sīwa, dal Fayyu̇m e dall'Uadi Naṭrūn. Si trova a 28°20′ lat. N. e a circa 29° long. E., e cioè a quasi 180 km. in linea retta dal Nilo, a 160 km. a N.-NE. di Farāfra e a circa 340 km: ad E.-SE. di Sīwa. Si raggiunge Baḥriyyah da Benī Mazār e da Maghāghah, stazioni della ferrovia nilotica tra Benī Suēf e al-Minyā, con quattro o cinque giorni di viaggio in carovana; la strada romana si partiva invece da Qaṣr - l'antica Dionysias - nel Fayyūm, e traversava l'altipiano detto dagli Arabi al-Baḥr per il suo aspetto ondulato ed incerto, che lo fa somigliare all'oceano. Vi convergono sentieri anche da U. Naṭrūn e da Moghārah. Le determinazioni barometriche più attendibili dànno per il piano di campagna dell'oasi presso i maggiori villaggi la quota di 128 m. s. m.; la quota più bassa è però verso l'estremità meridionale e tocca i 111 m. s. m.
Al pari delle altre oasi della stessa regione, Baḥrihyyah giace in una netta depressione del tavolato desertico. È una conca assai ampia (1800 kmq)., di forma ovale, lunga 94 ltm. e larga 42, con l'asse maggiore diretto da NE. a SO. Scarpate più o meno ripide e irregolari, alte da 100 a 200 m., la delimitano tutt'intorno, segnando il contatto fra i banchi di calcari eocenici che formano gli altipiani circostanti e le arenarie nubiane, che costituiscono il fondo della depressione, ontlulato però da colline e rilievi d'altre rocce. Con queste arenarie è legata l'origine stessa dell'oasi, poiché l'acqua, cui è dovuta la fertilità del suolo, assorbita probabilmente nelle regioni sudanesi, dove le precipitazioni sono relativamente abbondanti, filtra attraverso gli strati permeabili dell'arenaria, e correndo al contatto con le argille impermeabili a quelli intercalate, risale poi alla superficie, sia artificialmente per mezzo di pozzi, sia naturalmente, in forma dì sorgenti, dove le arenarie stesse affiorino dal disotto dei calcari che ordinariamente le ricoprono.
Le sorgenti sono numerosissime a Baḥriyyah, e somministrano acqua assai abbondante e di buona quantità, sebbene spesso acidula per acido carbonico e in parte non sprovvista di sali, specialmente solfati. La temperatura varia nelle diverse sorgenti da 21° a 31°. Queste acque del sottosuolo dovettero esser note agli Egiziani, almeno dalla XVIII dinastia, essendovisi rinvenuta una stele di Tutmosis Il, e tombe e templi più recenti; i Romani occuparono l'oasi, e scavarono estese gallerie e cunicoli - in parte ancora servibili - per raccoglierle e convogliarle ai campi.
I centri abitati principali sono quattro: due occidentali - el-Qaṣr e Bawītī - e due orientali - Mendiscia (Mandīgiah) e Zubbo (Zabbū) - separati gli uni dagli altri da una collina assai elevata, costituita da rocce vulcaniche d'età non molto antica. Hanno il solito carattere dei centri delle altre oasi libiche, con basse costruzioni di fango e stradicciole in parte coperte. Bawītī è il capoluogo dell'oasi, che amministrativamente fa parte della mudīriyyah di al-Minyā. A el-Qaṣr esistono avanzi di costruzioni in muratura ritenute forse di età romana. Rovine di una chiesa cristiana sono indicate nella piccola oasi di Hais, che si trova nella stessa depressione, una quarantina dì chilometri a sud del gruppo principale. Hais ha 2 0 3 pozzi, un gruppo di palme e scarse coltivazioni. Più a sud ancora, là dove la depressione si restringe prima di chiudersi del tutto, è la sorgente amara detta ‛Ain Shaman, con poche palme e discreti pascoli dattorno.
Gli abitanti di Baḥriyyah, in numero di 6081 (1897), sono fellah dediti all'agricoltura, specialmente alla coltura delle palme, che si stimano a circa 90.000 piante. Si coltivano pure olivi, albicocchi, melograni, agrumi, fichi, viti e fra i cereali il riso. Come animali domestici gli abitanti hanno asini, pecore, capre, bovini, cammelli e pollame: anche i cavalli pare possano resistere, ma al solito non ne hanno. I datteri, di ottima qualità, si esportano nella valle del Nilo.
Baḥriyyah fu visitata e descritta per la prima volta dall'italiano Belzoni nel 1819, poi dal Cailliaud nel 1820; il Pachò vi fu nel 1826; nel 1874 vi passò W. Jordan e due anni appresso vi soggiornò l'Ascherson. Lo Steindorff vi fece ricerche specialmente archeologiche nel 1900. Uno studio accurato e recente, nel quale si trovano riassunti anche tuttì i dati precedenti, è dovuto a Ball e Beadnell, che furono a Baḥriyyah nel 1897.
Bibl.: J. Ball e H. Beadnell, Baharia Oasis: its topography and geology, Cairo 1903.