KEF, El
(lat. Sicca Veneria; arabo classico al-Kāf)
Centro della Tunisia, a km. 170 a S-O della capitale, disposto sulle propaggini sudoccidentali del Dir el-Kef, non distante dagli uadi Mellégue e Tessa.Noto in Antico sotto varie denominazioni - tra le quali Sicca Veneria è quella più frequentemente attestata -, rinomato centro di culto connesso a Venere, K. fu una ricca colonia romana della Numidia proconsolare ancora fiorente in età tardoantica, come dimostrano i dati epigrafici relativi a varie committenze urbanistiche di carattere profano o ancora dichiaratamente pagano. Con la diffusione della religione cristiana K. mantenne un ruolo di rilievo: città natale del polemista cristiano Arnobio il Vecchio (m. nel 327 ca.), divenne sede episcopale a partire almeno dalla metà del sec. 3° e suoi vescovi sono attestati in modo saltuario fino alla metà del sec. 7°, poco dopo l'invasione islamica, che segnò anche la fine dello sviluppo urbanistico della città. Gli scavi e i rilevamenti compiuti dalle forze di occupazione francesi di stanza nella regione durante la seconda metà dell'Ottocento costituiscono una fondamentale documentazione per la conoscenza dei principali monumenti di el Kef.Il più significativo monumento di K., anche per il suo eccezionale stato di conservazione, è senz'altro la chiesa di Dār el-Kous: l'edificio, di pianta basilicale a tre navate, divise da due file di sette colonne binate e interamente decorate da mosaici a motivi geometrici, possiede ancora intatta buona parte dell'elevato delle mura perimetrali e la copertura voltata del nartece entro cui, alla fine dell'Ottocento, fu creata una chiesa moderna. Liberata recentemente dalle superfetazioni moderne e nuovamente sottoposta a rilievo, la chiesa di Dār el-Kous ha attirato l'attenzione degli studiosi per la particolare decorazione dell'abside, con nicchie inquadrate da colonnine e mensole inglobate nel paramento murario del catino, da cui partono costolature convergenti verso la chiave di volta. Questo dispositivo, insieme alla copertura a crociera delle navate laterali e ad alcune particolarità nella lavorazione dei blocchi, costituisce il tratto distintivo di maestranze specializzate attive nella seconda metà del sec. 6°, coordinate forse da un unico architetto, il cui operato, riconoscibile nella chiesa II della cittadella di Ammaedara (od. Haïdra) e in un battistero a Tabarka, influì anche nella costruzione di altre chiese (Duval, 1971, pp. 160-166; 1986) in Tunisia (Ksar el-Ahmar) e Algeria (Matifou).Di notevole interesse architettonico è anche la Grande moschea (Jam'a al-Kabīr) realizzata nel sec. 8° entro un edificio bizantino, con pianta a croce inscritta, braccio settentrionale a terminazione absidale e quattro ambienti angolari, ritenuto, con qualche dubbio (Duval, Duval, 1972), un esemplare dei c.d. monuments à auges, assai diffusi nella zona, le cui origini e funzione sono ancora discusse (Duval, Duval, 1972; Duval, 1985). L'edificio, forse opera del medesimo architetto della Dār el-Kous, è preceduto da una corte porticata con colonne binate e sorse a sua volta sopra una domus o un complesso termale di cui si conservano i mosaici (Duval, 1993).A parte una cappella ricavata nel frigidarium delle grandi terme (Bejaoui, 1989) e i resti di mura in cui si può forse scorgere una traccia della cinta giustinianea ricordata da Procopio di Cesarea (De Aed., VI, 7, 10; Pringle, 1981), l'ultimo monumento di un certo interesse di K. è la chiesa extraurbana di Ksar el-Goul, costruita con i materiali della necropoli pagana, di cui già alla fine dell'Ottocento si conservavano solo resti dell'abside e le fondazioni di due muri principali.
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