elaborazione secondaria
In psicoanalisi, processo di rimaneggiamento del sogno al fine di costruire una trama relativamente coerente e comprensibile. Secondo Sigmund Freud, nell’Interpretazione dei sogni (1900), l’e. s. costituisce una fase di elaborazione del sogno (➔) a partire da elementi (immagini, dialoghi, situazioni ecc.) già prodotti da altri meccanismi, come la condensazione, lo spostamento e la raffigurazione; ma anche, scrive Freud, «essa agisce contemporaneamente sul vasto materiale dei pensieri del sogno, in senso induttivo e selettivo ». Attraverso l’e. s. e gli altri meccanismi citati, il materiale inconscio si trasforma nelle immagini che appaiono a chi sogna e nello specifico viene elaborato quel materiale che durante il lavoro onirico non era già stato sufficientemente deformato dalla censura. L’azione dell’e. s. interviene soprattuto nei momenti immediatamente precedenti il risveglio e continua anche dopo questo, quando cioè il sogno viene rivissuto al livello della coscienza; il sogno continua cioè a essere pensato e rimaneggiato in misura proporzionale al tempo trascorso da quando è stato prodotto. Secondo Freud, infatti, il processo di e. s. serve soprattutto a costruire rappresentazioni mentali coerenti rassicuranti perché dotate di senso e suscettibili di essere raccontate, e per questo è molto vicino al meccanismo di difesa della razionalizzazione (➔). Come scrive Freud in Ricordare, ripetere, rielaborare (1914), «l’elaborazione secondaria del prodotto del lavoro onirico è un esempio eccellente della natura e delle esigenze di un sistema. Vi è in noi una funzione intellettuale che richiede unificazione, coerenza e comprensibilità da ogni materiale della percezione o del pensiero di cui si impadronisce, e non esita a produrre una falsa coerenza quando, per circostanze particolari, non è in grado di afferrare quella vera».