elaborazione umana dell’informazione
Paradigma epistemologico in psicologia sperimentale, basato sul principio dell’analogia tra la mente umana e il computer, che studia i processi e gli stadi di elaborazione dei dati esterni (percepiti tramite i sensi) e interni (elementi psichici frutto di stadi precedenti di processamento) da parte del cervello umano. Questo approccio teorico nacque negli Stati Uniti sul finire degli anni Sessanta del 20° sec., per reazione alle aporie e alla rigidità metodologica del behaviorismo (➔); a differenza di quest’ultimo, infatti, che non considerava la mente e il pensiero oggetti degni di indagine scientifica, l’approccio della e. u. dell’i. mette in primo piano proprio le operazioni covert (cioè, implicite e interne alla mente stessa, e quindi non subito evidenti) con cui i soggetti sperimentali, sia umani sia animali, analizzano, categorizzano, memorizzano e ricordano gli eventi esterni a cui sono stati sottoposti. L’espressione inglese human information processing deriva dal titolo dell’opera fondamentale di Peter H. Lindsay e Donald A. Norman del 1977, in cui gli autori passano in rassegna i risultati degli studi principali su percezione, riconoscimento di forme, reti neurali, attenzione, memoria, linguaggio, emozioni e altre funzioni cognitive ed emotive complesse. Il modello comune a tutte queste ricerche è che la mente agisce in modo simile a un computer: il modello prevede un sistema di filtri attentivi che operano sui dati in ingresso attraverso i recettori sensoriali, e che limitano la capacità di elaborazione per unità di tempo a pochi elementi alla volta; dal registro sensoriale, i dati prodotti dagli organi di senso passano a una memoria a breve termine, in cui i dati sono depositati per il tempo necessario alle successive elaborazioni di classificazione e sistematizzazione, prima di essere obliati; infine entra in gioco un magazzino di memoria a lungo termine, grazie al quale le informazioni non solo sono immagazzinate virtualmente per sempre, ma possono anche essere rievocate per interpretare nuovi stimoli in entrata.