ELBURZ (A. T., 92)
Nome persiano dato a diverse cime montuose, delle quali le più note sono l'El′brus caucasico (talvolta il toponimo serve a indicare tutta la catena) e l'arco sollevato che chiude a S. il Caspio e lo separa dall'altipiano iranico vero e proprio. Il significato dell'etimo secondo alcuni accennerebbe al brillare delle nevi che coprono le vette, secondo altri si connetterebbe all'antico battriano Hara Boresaiti, "alto monte".
In quanto preso a indicare il sistema montuoso a S. del Caspio, il nome Elburz comprende tutta la zona di rilievi che si sviluppano tra l'Azerbaigian persiano e il Khorāsān settentrionale; in senso più proprio si suol limitarne l'estensione verso O. al Sefīd Rūd, che incide da S. a N. il sistema stesso, più incerta essendo la separazione dai sollevamenti che, ancora con altezze considerevoli (Shāh Kūh 3658 m.), lo continuano verso oriente. L'Elburz consta di più fasce parallele, la cui direzione s'incurva seguendo a un dipresso il decorso della riva meridionale del Caspio, da cui lo spartiacque dista in media una cinquantina di km. L'ampiezza del sistema varia di poco da O. a E., mantenendosi intorno a un centinaio di km.: diverse cime elevandosi oltre i 2500 m., i pendii risultano sull'uno e l'altro versante molto ripidi e i passi che mettono in comunicazione questi ultimi sono pochi e piuttosto elevati. Sopra l'imbasamento cristallino che sopporta tutto il sistema si dispongono le pieghe parallele dei diversi anticlinali, molto ravvicinati: questi constano essenzialmente di deposizioni paleozoiche (scisti), giurassiche, cretacee e in larga misura di calcari nummulitici, iniettati gli uni e le altre da più o meno potenti pile eruttive. Al centro del sistema il cono vulcanico del Damāwend estolle il suo cratere ancora attivo fino a 5671 m., altezza massima della catena.
Tipico è il contrasto fra i due versanti dell'Elburz, tanto nella morfologia quanto nella vegetazione: quello settentrionale battuto dalle piogge, sottoposto a intensa denudazione, ricoperto da una magnifica, densissima foresta di latifoglie, di opulenza quasi tropicale, e quello volto all'interno, arido, calvo, impervio, drizzantesi come una immensa muraglia appena intaccata dalle forre dei corsi d'acqua che volgono a mezzodì. Sola valle trasversale che tagli la catena, quella del Sefīd Rūd, la quale riunisce le acque del Qizil Uzun e dello Shāh Rūd, scolanti sulle opposte docce longitudinali al piede interno del sistema. Oltre i 2000 m. una serie di terrazze intaglia ambedue i pendii in più ampie (vecchie) superficie, specialmente considerevoli nella parte mediana che guarda al Caspio.
L'Elburz ha grandi ricchezze minerarie (petrolio, argento, piombo, salgemma, sorgenti, ecc.), ma la sua più grande riserva è rappresentata dal legname. Il versante settentrionale si presta poi benissimo a ogni genere di colture, comprese quelle di alcune piante tropicali (gomma, cotone, ecc.). La popolazione è quasi tutta accentrata su questo lato, che, anche per ragioni storiche (influenza russa), è il più noto e il più sviluppato economicamente. L'elemento più caratteristico del clima è qui la forte umidità relativa e l'abbondante piovosità, condizioni opposte a quelle del versante meridionale. Dove non siano determinati da ragioni industriali (seta) o commerciali (porti), gl'insediamenti tendono a evitare la costa e i fondovalle, il cui clima malsano è d'estate intollerabile. Perciò buona parte dei contadini alternano la loro dimora fra le sedi invernali e le estive che si costruiscono nelle zone più elevate.