ELEMOSINA (dal gr. ἐλεημοσύνη "compassione")
È l'atto morale con cui si soccorre materialmente il prossimo indigente; il senso della parola si restringe assai spesso all'atto di tal genere compiuto per principio religioso, contraddistinto da altri atti di beneficenza (v.). Già nell'Antico Testamento sono elogiate le elemosine verso il povero, la vedova, l'orfano, ecc., e con particolare rilievo - dato il carattere orientale - l'ospitalità verso il pellegrino; tuttavia soprattutto col cristianesimo si trova alla base di ogni atto di beneficenza l'amore per Dio, che fa vedere negli uomini altrettanti fratelli. Basti accennare, per i primi anni del cristianesimo, alla comunanza dei beni (Atti, IV, 32), alle collette nelle adunanze per soccorrere cristianità indigenti (Atti, XI, 29-30; I Cor., XVI, 1 segg.; Gal., II, 10), all'istituzione del diacono (v.) e della diaconessa (v.), i quali avevano fra i principali loro uffici quello d'un'ordinata e moderata distribuzione delle elemosine. Col progredire dell'organizzazione della Chiesa la pratica dell'elemosina si diffuse sempre più, e cominciò su di essa anche una fioritura sia di prescrizioni canoniche, sia di speculazioni teologico-morali che ne definirono la natura, le specie, l'obbligo, le relazioni con altre virtù, e simili.
Bibl.: S. Tommaso, Summa Theol., IIª IIae, quaest. 30-33; S. Alfonso de' Liguori, Theol. mor., III, P. 3; G. Uhlhorn, Die christliche Liebesthätigkeit, voll. 3, Stoccarda 1882-90.