Vedi ELENA dell'anno: 1960 - 1960
ELENA (Flavia Iulia Helena)
Madre di Costantino; nata intorno al 250-257 d. C., probabilmente in Bitinia. Di bassa origine, concubina di Costanzo Cloro, da cui ebbe il figlio Costantino, nato, circa, nel 280-288. Esce dall'oblio dopo il 306, in seguito all'avvento al trono del figlio, che ebbe per la madre una venerazione particolare. Proclamata Augusta dopo il 324. Non risulta che influisse in qualche modo sugli eventi politici, limitandosi quasi esclusivamente all'attività religiosa.
Dopo il 326 essa intraprese un viaggio in Terra Santa dove, secondo la leggenda, scoprì la Croce di Gesù avendo fatto eseguire scavi sul luogo del Calvario. Di questa attività tace la lettera di Costantino al vescovo Macario di Gerusalemme, e non ne fa alcuna menzione Eusebio nel racconto del viaggio di E. nei Luoghi Santi, né i vescovi venuti da Tiro per la consacrazione della chiesa fondatavi da E. nel 335. Ma nel 347 la venerazione della reliquia della Croce è già diffusa e alla fine del secolo inizia la leggenda circostanziata che ebbe, più tardi, numerose raffigurazioni artistiche. La Chiesa, che le attribuì molte virtù, la proclamò santa, molto tempo dopo la sua scomparsa. Morì ottantenne fra 329-335, secondo le varie opinioni, probabilmente a Roma e fu sepolta nel mausoleo imperiale sulla via Labicana, presso la basilica di S. Pietro e Marcellino (v. più avanti). Malgrado numerose notizie pervenute sul suo conto, nessuna vale a informarci sul suo aspetto esteriore. Le sue effigi monetali, sebbene numerose, sono limitate allo spazio di alcuni anni, tra il 324 e il 335, e solo le ultime cronologicamente, sono di una rilevante importanza iconografica, accentuata dalla evidente affinità dei tratti col figlio Costantino. In queste, pervenuteci in due esemplari (il grande medaglione in bronzo di Nicomedia o di Costantinopoli dell'anno 329 ed una piccola moneta del 335, ritenuta da alcuni, forse erroneamente, come postuma, ambedue nel British Museum), E. appare con il volto anziano e con acconciatura diversa da quella delle prime monete. I capelli artificiosamente ondulati, divisi ad onde regolari, sono ornati da un vasto turbante intrecciato, la pettinatura che segna la moda muliebre dell'epoca. Assai scarsa caratterizzazione iconografica si trova nel cammeo della Biblioteca Civica di Treviri dove è probabilmente raffigurata E. accanto a Costantino e Fausta con i figli. Le fonti letterarie ci informano largamente sulle numerose immagini erette un po' dappertutto; testimonianze epigrafiche e basi delle statue, con il nome di E., sòno pervenute a noi da vari luoghi (C.I.L., vi, 1134-36; viii, 1633, ecc.; ix, 2446; x, 517, 1483, 1484). Specialmente nella nuova capitale, la madre dell'imperatore fu onorata con numerose effigi. La chiesa di S. Sofia conservò a lungo tre statue di E. in oro, avorio e porfido (Parastaseis, c. ii, ii, p. 202; Preger, S.H. C., i, p. 27, i). Sulla piazza del Senato (Augustèion) sorgeva una sua effigie sopra una colonna in porfido (Hesychius, 40; Corippus, iii, 165, 39; Malalas, xiii, 321; Anon. Band., 6). Non meno di tre immagini la raffiguravano insieme con il figlio imperatore; tra queste, una sul Foro di Costantino con una grande croce posta fra le due figure (Anon. Band., 6o; Cedrenus, i, p. 564; forse il riflesso di questa figurazione la ritroviamo in una miniatura di un breviario siriaco dell'viii sec.); un'altra analoga nel Forum Bovis (Codin., 179) e un'altra ancora sulla piazza del Milion (Anon. Band., 11). Sullo stesso Milion nel VII sec. l'imperatore Foca fece riprodurre le figure di E. e di Costantino su quattro mosaici (Anon. Band., ii). Nella piazza del Philadelphion era un gruppo statuario, dove su base di porfido, E. troneggiava accanto al figlio e ai nipoti (Codin., 182). Sappiamo, inoltre, d'una sua statua eretta dall'imperatore nei dintorni di Antiochia, a Dafne, riconosciuta dal Lenormant sul rovescio d'una moneta di Antiochia.
I ritratti in cui tra vari studiosi moderni si è voluto riconoscere il volto di E. sono numerosi: Museo Torlonia, 523; Pisa, Camposanto, xxxvi, 169; Museo Capitolino, Salone 57, altri al Museo del Louvre, a Ny Carlsberg (Copenaghen), al museo di Vienna; ma, contrastanti per la diversità dei tratti, sicché nessuna tra loro ha un solido appoggio in suo favore. Per ultimo il Delbrdük voleva riconoscere la madre di Costantino, nella nota statua della Bibliothèque Nationale di Parigi, da Cipro (v.).
La testina del busto sull'angolo sinistro del sarcofago di E., al Museo Vaticano (Sala a Croce Greca, n. 589), è considerata dalla maggior parte degli studiosi, come moderna, ma dovrebbe essere piuttosto stata rielaborata con i tratti del volto molto affini al sopracitato medaglione di Londra.
A questo elenco di statue, si possono aggiungere alcune gemme e cammei pubblicati dal Delbrück e dalla Bruns, tutte opere generiche e la cui attribuzione resta poco convincente.
Era passata per molto tempo inosservata, la celebre statua della cosiddetta Agrippina, del Museo Capitolino (Sala degli Imperatori, n. 84) con testa-ritratto, ritenuta di età antoniniana, ma che ha, invece, tutte le particolarità stilistiche e tecniche dei ritratti del IV sec. d. C. e offre una somiglianza sorprendente con il medaglione di Londra. Una replica della statua capitolina, nel Museo degli Uffizî (Galleria, 171), che riproduce, senza dubbio, la stessa persona e un gruppo di ritratti i quali per l'affinità dei tratti e dell'acconciatura (museo di Nîmes, Espérandieu, iii, 2708; Musei di Berlino, C. Blümel, Gatal., v, p. 120, ecc.) si associano strettamente al ritratto del Museo Capitolino, potrebbero, secondo una ipotesi di R. Calza, presentare tutte effigi di E., tra le quali l'immagine del Museo Capitolino è di gran lunga superiore alle altre.
Bibl.: Seeck, in Pauly-Wissowa, VII, c. 2822 ss.; A. Piganiol, L'Empire chrétien, Parigi 1947, pp. 36, 47 s.; id., L'Empereur Constantin, Parigi 1932, pp. 172 ss.; J. Maurice, S. Helène, 1910; J. Maurice, La Numismatique Constantinienne, Parigi 1912, I, p. 89 ss., tav. VIII, II, pp. 535, 483, 501, 519; Ch. Lenormant, Médailles de S. Hélène, in Rev. Num., 1843, p. 88 ss.; R. Delbrück, Spätantike Kaiserporträts, Berlino-Lipsia 1933, pp. 11, 46 s., 84 s., 163, tavv. 62-64, 75, f. 17; id., Die antiken Porphyrwerke, Berlino-Lipsia 1932, p. 26, p. 116; J. W. Unger, Quellen der byzantischen Kunstgesch., Vienna 1878 (Indice); G. Bruns, in Winckelmanns-Programm, 104, p. 29 s.; G. Bovini, in Riv. Arch. Crist., XXIII, 1947, p. 1 ss.; J. Banko, in Jahr. Kunsthist. Samml. zu Wien, Sonderheft, I, 1926, pp. 11 ss.; R. Calza, Cronologia e identificazione della "Agrippina" Capitolina, in Mem. Pont. Acc., VIII, 1955.
(R. Calza)
Mausoleo. - Il sepolcro di E. fu eretto nella proprietà imperiale ad duas lauros a Roma, sulla via Labicana (oggi Casilina) al terzo miglio fuori la Porta Maggiore presso la basilica intitolata ai martiri Marcellino e Pietro (v. catacombe) menzionata nel Liber Pontificalis come di fondazione costantiniana. Gli avanzi della basilica sono stati rintracciati in scavi recenti (Deichmann e Tschira). Precedentemente, almeno dal Il sec. d. C. vi era stato un cimitero della guardia imperiale degli equites singulares, che in epoca costantiniana era disciolta. I resti del mausoleo di E., riconosciuti come tali dal Bosio (v.) nel 1594 in una delle rovine più spesso riprodotte dai vedutisti e incisori, erano noti col nome di Tor Pignattara, derivato dai due strati di anfore ("pignatte") usate come materiale nella costruzione del piede della cupola, visibili per il parziale crollo di essa. Originariamente il mausoleo era una grande rotonda coperta da cupola cementizia (diametro esterno m 27,74; interno m 20,18) a pianta circolare con nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari. Di queste, quella di fronte all'ingresso, più ampia delle altre, dovette contenere il grande sarcofago in porfido, trasportato al Laterano nel sec. XI, oggi nei Musei Vaticani. Il Bosio vide ancora resti di mosaici e nelle recenti ricognizioni sono stati trovati frammenti di opus sectile, che dovevano formare pannelli rettangolari di incrostazione parietale.
La rotonda era tangente al nartece della basilica e da questo aveva accesso. La datazione costantiniana è attestata anche da bolli di mattone (C.I.L., xv, i, 395 ss., 1569). Sembra accettabile l'ipotesi che l'edificio fosse stato fatto elevare da Costantino quale mausoleo di famiglia in epoca anteriore alla fondazione di Costantinopoli. Vi sono elementi per ritenere che l'edificio fosse ultimato attorno al 324-326. Abbandonato alla rovina dopo la traslazione delle reliquie di S. Elena nella chiesa dell'Ara Coeli al Campidoglio, fu usato nel corso del Medioevo, come fortilizio e abitazione.
Bibl.: A. Bosio, Roma Sotterranea, Roma 1632 pianta a p. 323; A. Bartoli, Monumenti Antichi di Roma nei Disegni d. Uffizi, Roma, IV, tav. 334, fig. 674; F. W. Deichmann-A. Tschira, Das Mausoleum der Kaiserin Helena, in Jahrbuch, LXXII, 1957, p. 44 ss.
(Red.)