Vedi ELEUSI dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
ELEUSI (v. vol. III, p. 301 e S 1970, p. 292)
Ricerche e scavi recenti a cura della Società Archeologica di Atene nel santuario di E., hanno riportato alla luce nuovi documenti. Si sono chiariti varí elementi riguardanti l'architettura e le successive fasi storiche del pozzo Kallìchoron.
Diversamente da quanto ritenuto finora, le indagini hanno dimostrato che, in un primo tempo, il pozzo era circondato da un edificio absidato, connesso con il lato esterno del muro, detto di Cimone, che cingeva il santuario. L'edificio era costruito in mattoni crudi su una base di ortostati di pòros, aveva tre porte lignee sul lato dell'abside ed era scoperto. Cornicioni aggettanti in pòros, inclinati, proteggevano i muri dalle acque piovane. L'imboccatura del pozzo, il pavimento in pòros intorno all'edificio absidato e il tratto di fortificazione cui si appoggiano, furono realizzati nello stesso periodo, cioè nella prima metà del V sec. a.C. Il prolungamento occidentale del períbolo di fortificazioni viene assegnato al decennio 490-480 e non al periodo di Cimone come si credeva un tempo. Muro e pozzo furono restaurati agli inizi del IV secolo. ¡
Più tardi, forse durante l'assedio di E. da parte di Demetrio Poliòrcete (297 a.C.), i muri a mattoni crudi dell'edificio crollarono e con gli ortostati in pòros fu riparato o costruito un basso parapetto interno all'imboccatura. Intorno alla metà del III sec. d.C., quando vennero rinforzate le fortificazioni a causa della minaccia dei Goti e degli Eruli, anche il Kallìchoron fu racchiuso nel muro per assicurare i rifornimenti d'acqua al santuario. L'ingresso avveniva dall'interno, tramite i Grandi Propilei.
Per quanto riguarda le curiose fondazioni di mura diagonali che si conservano fuori dell'angolo SE e NE del Telestèrion, le indagini hanno dimostrato che sono costruite con pietre della sezione del muro pericleo che passava in quel punto e che fu demolito (360 a.C.) per costruire il nuovo períbolo fortificato detto di Licurgo.
Per quanto riguarda la loro destinazione, non si crede più che fossero elevati per sostenere una grande terrazza a monte del Telestèrion la loro costruzione e la loro posizione dimostrano che facevano parte di un grande edificio, verosimilmente un Telestèrion di maggiori dimensioni che fu abbozzato, ma che non venne mai ultimato.
Nel propileo del mitreo, a S del santuario, si sono riconosciuti i frammenti architettonici del Propileo di Demetra e Kore, noto prima di questo ritrovamento solo dal decreto del IV sec. a.C. Come è stato dimostrato, esso era stato costruito poco prima dello scoppio della guerra del Peloponneso (431 a.C.) presso l'ingresso interno settentrionale di epoca pisistratea, vicino al Ploutònion. Era di ordine dorico, con due pilastri alle estremità e due colonne al centro. Nella metà del I sec. a.C. fu demolito e al suo posto sorsero i Piccoli Propilei, dedicati anch'essi a Demetra e Persefone. I frammenti architettonici furono conservati e riutilizzati in epoca tardo-romana nel propileo d'ingresso del piccolo Tempio di Mitra che fu allora fondato a S del santuario.
Dalle indagini sulla topografia della sua ultima fase possiamo dedurre che il peribolo fortificato fu riparato dalle fondazioni con grande perizia dall'imperatore Valeriano verso la metà del III sec. d.C., in previsione della minaccia dei Goti e degli Eruli. Un grande muro, spesso m 2,90, fu costruito sul lato occidentale del santuario fra i Grandi Propilei e il Ploutònion con materiale proveniente da edifici più antichi e con copioso legamento di calce.
La zona occidentale del santuario, con gli edifici di servizio che restavano fuori del muro, fu abbandonata e i suoi resti furono ricoperti da una spessa coltre di detriti. Contemporaneamente furono rinforzati i Grandi Propilei che vennero trasformati in porte della cittadella fortificata: tutto il lato settentrionale con le sei colonne doriche fu limitato da un grosso muro e rimase libero solo il passaggio centrale che, da quel lato, restò l'unico ingresso al santuario.
Il lato orientale della fortificazione, dai propilei fino alla prima torre circolare periclea, fu a sua volta rinforzato addossando alla faccia esterna del muro del V sec. un nuovo muro simile come costruzione a quello del lato occidentale. Lo spessore totale era di m 3,50. Con un nuovo muro, spesso m 2,70, fu cinta pure l'acropoli, in cima alla collinetta che sovrasta il santuario.
Il muro tardo-romano dell'acropoli aveva schema trapezoidale, con torri ortogonali agli angoli e a metà dei lati. Racchiudeva una superficie molto più piccola di quella dell'acropoli ellenistica e servì come rifugio al momento del pericolo per gli abitanti della città sottostante.
In scavi condotti nella zona SE fuori del santuario è tornato alla luce, per tutta la sua lunghezza, il grande edificio romano interpretato come agorà o come ginnasio. È un edificio porticato a pianta quadrata con cortile centrale, ambienti sui lati E e O e propileo sul lato N. La novità più interessante sta nel fatto che ora si è accertato che esso aveva in origine un accesso anche dal lato meridionale, quello del mare, per mezzo di un secondo propileo che esisteva qui in corrispondenza con quello del lato settentrionale. Nella tarda età imperiale, in un momento successivo al III sec. d.C., l'edificio fu rimaneggiato e orientato di 5 m verso O. Nella nuova ala che si ottenne in questo modo fu incorporato il propileo settentrionale. La facciata fu completata nelle sue dimensioni attuali.
A 100 m a Ν della porticina άε11'«άπαντροκύ του δολίχου» (IG, Il2, 1672, 24) furono localizzati, per un'estensione di 80 m, i resti e il muro di sostegno orientale del Dòlichos, cioè dell'ippodromo di Eleusi. Esso è localizzato davanti a un grosso muro in pietra locale che correva in direzione N-S e sosteneva il terrazzamento che si levava sul suo lato occidentale. A intervalli regolari vi erano aperture di c.a m 2,50. Il muro, costruito nel periodo arcaico, fu a più riprese restaurato nel primo ellenismo e nel periodo romano.
Con lo stesso interesse si sono studiati negli ultimi anni gli inizi della storia del santuario e le sue più antiche sistemazioni. È stata vivamente messa in dubbio l'ipotesi corrente (Mylonas, 1975), secondo la quale l'edificio miceneo Β sotto il Telestèrion pisistrateo fosse dedicato al culto di Demetra già nel Tardo Elladico (XIV-XIII sec. a.C.). Inoltre, non è affatto sicuro che questo edifìcio sia stato conservato, restaurato e poi usato come tempio per tutto il periodo geometrico. Tuttavia, dalla metà dell'VIII sec. a.C. sono evidenti i segni di attività edilizia intorno al nucleo centrale del santuario e, dalla fine dello stesso secolo, di un culto sempre più intenso con molti ex voto e sacrifici, sia nel Telestèrion sia nella Hierà oikìa, un centinaio di metri più a S.
La grande terrazza, formata con l'aiuto di un massiccio muro di rinforzo a E dell'edificio B, non aveva altro scopo che quello di facilitare le riunioni di un gran numero di devoti che prendevano parte ai riti. Questa immagine forse non è priva di connessioni con l'epidemia scoppiata allora in tutta la Grecia e con il responso dell'oracolo delfico affinché Demetra si placasse e ponesse fine alla siccità e alla morte. L'esistenza di estese necropoli tardogeometriche nella zona rafforza, anche sotto questo aspetto, tale punto di vista.
Oltre la ben nota necropoli sul lato meridionale dell'acropoli di E., molte tombe geometriche sono state scavate negli ultimi anni anche nella citata necropoli settentrionale, 1 km a Ν del santuario, ma anche a S e a E del témenos insieme a resti di case geometriche.
A ridosso del Santuario di Demetra torna alla luce la città di E. principalmente nelle sue fasi di epoca ellenistica e romana. Essa si estende a E e a NE del témenos e offre un'immagine di insediamento molto fitto. Prima della fine del IV sec. i resti di abitazioni sono scarsissimi, mentre sono sempre più numerose le testimonianze dell'espansione dell'abitato miceneo anche sul lato orientale dell'acropoli eleusinia.
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