ELEUTHERNA ('Ελευθέρα, Έλευθεραί, Έλευθερνα, Έλευθερναι, Eletherna)
L'antica città cretese di E. si estende su una prominenza di forma allungata, alta 390 m, con la sommità pianeggiante e i fianchi alquanto scoscesi, che si addossa alle propaggini NO del massiccio dell'Ida. È circondata da due torrenti, Chalopòta a O e Kyriakì a E, che costituiscono anche i confini fisici tanto della collina quanto della città antica. La gola a S dell'altura è dominata dall'odierno villaggio di Archea E. (già Prinès) del distretto di Mylopotamos (provincia di Rethimno), il cui territorio comprende l'intera estensione della città antica entro i confini fisici dei due suddetti corsi d'acqua. L'abitazione, la presenza e l'attività umana nel sito sono continuate senza interruzione dall'Antico Minoico fino a epoca bizantina, medievale e moderna, come testimoniano i monumenti rimasti visibili nel corso dei secoli e come confermano i dati archeologici venuti alla luce con gli scavi dell'Università di Creta iniziati nel 1985. L'attuale centro di Archea E. costituisce la testimonianza vivente della continuità di insediamento nello stesso sito fino ai nostri giorni, nella quale hanno giuocato un ruolo importante le difese naturali assicurate dalla posizione, la terra fertile e adatta anche alla pastorizia e la presenza di sorgenti d'acqua sul versante orientale della collina, una presso la chiesa bizantina di Haghia Sotira e un'altra presso il torrente Kyriakì in località Katsivelos.
Periodo preistorico. - Frammenti di vasi e di oggetti in terracotta, strumenti in pietra e in ossidiana e figurine di animali dell'Età del Bronzo (dall'Antico al Tardo Minoico) sono venuti alla luce durante gli scavi condotti dall'Università di Creta sul pianoro dell'acropoli in località Pyrghì, e anche sulle pendici orientali della collina, in località Katsivelos. Il nome della città nell'Età del Bronzo, vale a dire in epoca minoica, prima dell'avvento delle tribù doriche era, come sembra, Σάτρα ο (Σ)άτυρος (Steph. Byz., s.v.). Aveva un accesso al mare sulla costa settentrionale dell'isola, probabilmente a Estavromenon, dove si è localizzato e in parte messo in luce un notevole insediamento minoico.
Periodo geometrico ed età arcaica. - Con l'arrivo delle tribù doriche e il loro fondersi con le popolazioni indigene, per la città, che ora porta il nome di E., sopraggiunge un nuovo periodo di fioritura. I rinvenimenti dell'VIII-VII e del VI sec. a.C. sono ricchi e sparsi in quasi tutta l'area della città. Un deposito con numerose figurine umane e animali, principalmente bovidi, che appartiene a un santuario, è stato scoperto sul pianoro dell'acropoli presso la chiesa di Haghia Irini; un secondo santuario della medesima epoca e con analoghi doni votivi (statuette di esseri umani e di animali) è stato individuato sul pendio orientale a O della località Katsivelos.
Una necropoli dell'VIII-VII e del VI sec. a.C. con pire funebri e sepolture in vaso per bambini è venuta alla luce in località Orthì Petra, sulle pendici occidentali della collina presso il corso del Chalopòta. Le tombe presentavano ricchi corredi e contenevano decine di vasi, gioielli d'oro, suppellettili in bronzo, vaghi di collana. Nello stesso luogo si sono scoperti edifici funerari e frammenti di sculture tra le quali la parte inferiore di un torso di kòre e un rilievo con guerriero dell'VIII-VII secolo. Sempre da questa località proviene anche la parte superiore di una statua in pòros di arte dedalica (VII sec. a.C.) esposta nel museo di Iraklion.
E. è ritenuta la patria di Ametoro (Ath., XIV, 638 B; Hesych., s.v. Ametorides) e di Lino, figlio di Apollo (Steph. Byz., s.v. Apollonia), celeberrimi aedi e citaristi dell'età arcaica. Probabilmente proprio in età arcaica si datano le grandi cisterne tagliate nella roccia dell'acropoli che assicuravano un rifornimento d'acqua in caso di necessità o di pericolo.
Età classica ed ellenistica. - Nel V e nel IV sec.; a.C. E. conosce un periodo i di declino e resta ai margini degli avvenimenti politici e della vita culturale, un fenomeno che coinvolge quasi tutta Creta. Viceversa, in età ellenistica, nel corso del III e del II sec. a.C., la città mantiene rapporti con la Grecia centrale, le isole dell'Egeo, l'Asia Minore, la Palestina, l'Egitto e prende parte alle vicende politiche dell'epoca, come ci informano i dati epigrafici e le testimonianze delle fonti letterarie (cfr. IG, IX, 2). Lo scultore Timocharis di E. esegue opere per Lindo, Coo e Sidone.
I monumenti superstiti di età ellenistica sono molti e significativi. In primo luogo il sistema di fortificazioni della città, di cui si conservano tratti vicino al torrente Chalopòta, presso la località Orthì Petra, intorno all'acropoli e in basso, sul corso del torrente Kyriakì, deve essere stato costruito nel II sec. a.C. Nel 67 a.C., la città viene presa dal generale romano Quinto Metello conquistatore di tutta Creta. Le mura non furono sufficienti a impedire la presa della città. Secondo una tradizione (Dio Cass., XXXVI, 18, 2) i Romani avrebbero irrorato di aceto la parte superiore delle mura, cosicché i mattoni crudi con cui era costruita si disciolsero e questa crollò rendendo facile l'assalto e la conquista. In località Katsivelos e altrove si conservano in buono stato resti di età ellenistica su terrazzamenti sovrapposti lungo i fianchi della collina che creano piani orizzontali per le costruzioni. Dello stesso periodo è un ponte con arco a sesto acuto, perfettamente conservato e unico nel suo genere, che si trova a Ν della città, alla confluenza dei torrenti Chalopòta e Kyriakì.
Età romana. - Nel periodo della conquista romana la città appare ancora importante e florida. Gli imperatori Tiberio, Settimio Severo e Caracalla ricevono onori dagli Eleuthernei. Si osserva un'intensa attività edilizia dovuta probabilmente alla crescita della popolazione. Le mura e le opere di terrazzamento vengono restaurate. Si preferisce come quartiere residenziale il fianco orientale della collina, dove le terrazze sono più ampie, i pendii più dolci e le sorgenti vicine. In località Katsivelos è in corso lo scavo di una grande domus, di cui finora sono stati messi in luce il vestibolo dell'ingresso settentrionale, l’impluvium con pavimentazione in marmo bianco e accurato sistema di drenaggio, l’atrium che, con i suoi quattro lati porticati circonda l’impluvium e da questo riceve luce, e ancora una serie di tre sale in comunicazione con il lato occidentale dell’atrium. In diversi punti i muri si conservano fino a un'altezza di c.a 2 m; hanno un notevole spessore e risultano solidi e costruiti con cura. Le pareti interne erano ricoperte di intonaci policromi e riccamente ornati. Si ritiene molto probabile la presenza di un secondo piano almeno per due delle sale. Si è accertato che quest'abitazione di proporzioni monumentali, appartenuta a una famiglia di E., particolarmente florida sul piano economico in epoca romana imperiale, ha due fasi struttive.
La prima comprende il II e il III sec. d.C., la seconda il IV secolo. Inoltre è stato possibile appurare che questa seconda e, in qualche modo, definitiva fase struttiva e, in generale, la vita della casa ebbero una fine improvvisa a causa di un violento terremoto che dovette aver luogo fra il 360 e il 370 d.C. I muri crollarono e schiacciarono le suppellettili e tre membri della famiglia che non riuscirono ad abbandonare per tempo la casa.
I loro scheletri si rinvennero vicino al focolare insieme ad alcuni vasi per la conservazione di derrate. Oltre a questi una quantità di materiali metallici, fittili e litici, suppellettili, monete e resti di alimenti, permettono, assieme alle caratteristiche edilizie e agli scheletri degli abitanti, una puntuale ricostruzione del periodo cui appartiene tale abitazione.
Un edificio termale del II-IV sec. d.C. è venuto alla luce nel corso dei recenti scavi sul pianoro dell'acropoli in località Pyrghì. Edifici e tombe di epoca romana sono stati scavati anche sul fianco occidentale della collina.
Periodo paleocristiano. - Nel V e nell'VIII sec. d.C. E. fu sede episcopale. Nel concilio ecumenico di Calcedonia (451 d.C.) e nel concilio di Nicea (787 d.C.) sono ricordati il vescovo di E., Eufrata e l'«indegno» Epifanio. Queste testimonianze sono confermate dai dati archeologici: almeno quattro basiliche sono state localizzate entro i confini della città, tre sul versante occidentale (sotto la chiesa bizantina di Haghia Soteira, Haghios Markos e in località Katsivelos), una quarta in località Pyrghì sull'acropoli. Una ricerca sistematica è stata effettuata nel 1985 in località Katsivelos. È stata scoperta una parte della navata centrale e di quella meridionale della basilica di cui finora era nota la sola navata settentrionale. Il pavimento della navata meridionale è decorato con tessere policrome (opus tessellatum) che raffigurano motivi geometrici e vegetali stilizzati, originali per la composizione e l'armonica alternanza dei colori. Un particolare interesse presentano anche le centinaia di piccole lastrine (opus sectile) ritagliate da pietre nere, bianche, verdi e rosse, pertinenti ai rivestimenti interni delle pareti assieme alle pregevoli zoccolature in marmi policromi. L'epoca della costruzione originaria della basilica non è ancora stata accertata, ma in ogni caso è sicuro che, con continui rifacimenti, l'edificio fu adoperato senza interruzioni nel VI e nel VII secolo. Un gruppo di quattro tombe paleocristiane è stato messo in luce nella navata Ν della basilica, mentre una è stata trovata anche all'esterno di quella meridionale. L'abbondante materiale osseo e i vasi provenienti da queste tombe compongono, assieme alle grandiose dimensioni della basilica (m 14 x 45 c.a), l'immagine di una fiorente comunità dei primi secoli del Cristianesimo. Tombe paleocristiane sono state scavate anche in località Pyrghì; tombe scavate nella roccia dello stesso periodo si vedono lungo il fianco occidentale della collina presso le grandi cisterne, come pure su tutte le alture attorno alla città. La pietra locale, un calcare tenero a grana fine, ha trovato impiego come materiale edilizio e nella realizzazione di elementi architettonici, di rilievi e di lastre ornamentali.
Epoca bizantina e medievale post-bizantina. - Il sito continuò a essere abitato in epoca bizantina e postbizantina; la chiesa della Metamorfosi del Salvatore (odierna Haghia Sotira), recentemente restaurata, si data al XVI sec. Al periodo post-bizantino appartiene la chiesa, ora in rovina, di Haghia Irini, sulla sommità della collina. Nel Medioevo, durante il periodo della dominazione veneziana di Creta, la naturale fortificazione dell'acropoli venne rinforzata con la costruzione di una torre, oggi in rovina, nella gola a S della cima dell'altura, che ne sbarrava e controllava efficacemente l'accesso. L'odierno villaggio di Archea E. è situato a S della torre, a breve distanza da questa, su una sporgenza della collina dove sorgeva la città antica.
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Notizie sugli scavi recenti: ARepLondon, 34, 1987-1988, p. 67; 35, 1988-89, p. 98.