elezione
- È termine della filosofia scolastica, che traduceva il latino electio dal greco αἴρεσις, προαίρεσις (cfr. Aristotele Eth. nic. III 2, 1111b 4 ss.). S. Tommaso ne dà questa definizione: " Electio autem nominat actum eiusdem potentiae [la volontà] relatum in bonum secundum quod pertinet ad nostram operationem, per quam in aliquod bonum ordinamur " (Comm. Ethic. III lect. V, 443). In D. la parola ricorre specialmente nel Convivio; nella Commedia, l'uso si limita a tre esempi, di cui il primo, in If II 28 Andovvi poi lo Vas d'elezïone, ripete l'espressione scritturale " Vas electionis " (Act. Ap. 9, 15) detta per s. Paolo ‛ prescelto ' dal Signore; e scelta qui significa " volontà " ordinata al compimento di un preciso fine divino: " ut portet nomen meum coram gentibus et regibus et filiis Israël ".
Il vocabolo è adoperato col valore di " scelta determinata da un libero atto della volontà ", in Pd XV 40 né per elezïon mi si nascose; mentre in XXXII 45 (prima ch'avesser vere elezïoni) il concetto di ‛ vera e. ' poggia su quello di " volontà razionalmente consapevole " che, come osserva l'Ottimo, " procede dalla raziocinazione; il quale raziocinare non puote essere nei fanciulli ". Aristotele infatti così parlava dell'e. (Eth. nic. III 2, 1111b 4 ss.): " Determinatis autem voluntario et involuntario, de electione sequitur pertransire. Maxime proprium enim videtur esse virtuti, et magis mores iudicare operationibus. Electio utique voluntarium esse videtur. Non idem autem, sed in plus voluntarium. Voluntarium enim quidem et pueri, et omnia animalia communicant, electione autem non. Et repentina voluntaria quidem dicimus, secundum electionem autem non... Non enim commune electio et irrationabilium... sed nec voluntas, quamvis propinqua esse videatur. Electio quidem enim non est impossibilium... voluntas autem est impossibilium, puta immortalitatis... Adhuc autem voluntas quidem finis est magis, electio eorum, quae sunt ad finem... Electio enim cum ratione et intellectu ". Lo stesso in Cv II II 2 più da sua gentilezza che da mia elezione venne ch'io ad essere suo consentisse. L'idea di una facoltà di scelta razionale è presente nelle occorrenze dei seguenti passi: Cv IV VI 13 nostra operazione sanza soperchio e sanza difetto, misurata col mezzo per nostra elezione preso, ch'è virtù, era quel fine di che al presente si ragiona (così Aristotele definiva la virtù [Eth. nic. II 6, 1106b 36-1107a 3]: " Est igitur virtus habitus electivus in medietate existens quoad nos, determinata ratione... Medietas autem duarum malitiarum. Huius quidem secundum superabundantiam, huius autem secundum defectum "); e IV XI 11 Impossibile sarebbe ciò, ché solo per la elezione de la illicita impresa più buono non sarebbe.
La volontà al bene, consolidata con l'esercizio in abito interiore, è principio e fonte delle virtù morali: nascono [le virtù] tutte da uno principio, cioè da l'abito de la nostra buona elezione (Cv IV XVII 7); ogni vertù morale viene da uno principio, cioè buona e abituale elezione IV XVIII 1): cfr. Aristotele (Eth. nic. II 5, 1106a 5-6): " irascimur quidem et timemus non sponte. Virtutes autem electiones quaedam vel non sine electione "; commenta Tommaso (ad l.): " virtus non est sine electione, quia exteriores actus virtutis ab interiore electione procedunt ".
In due passi la parola è usata per indicare la ‛ elezione ' imperiale e la ‛ scelta ' dell'impero di Roma come atti della volontà divina: A ciò si può lievemente rispondere, che la elezione di questo sommo officiale convenia primieramente procedere da quello consiglio che per tutti provede, cioè Dio; altrimenti sarebbe stata la elezione per tutti non iguale(Cv IV IV 9); Per che assai è manifesto la divina elezione del romano imperio per lo nascimento de la santa cittade che fu contemporaneo a la radice de la progenie di Maria (IV V 6). V. anche ELEGGERE; VOLONTÀ.