primarie, elezioni
primàrie, elezioni locuz. sost. f. pl. – Le e. p. costituiscono un procedimento elettorale utilizzato per permettere agli elettori di scegliere i candidati a cariche pubbliche o interne al partito. Il loro scopo è quello di coinvolgere attivamente i cittadini nel processo decisionale superando la logica della nomina dei candidati imposta dai dirigenti dei partiti organizzati. Praticate in alcuni stati degli Stati Uniti già a metà dell'Ottocento, in Italia sono state introdotte solo nell'ultimo decennio come tentativo di riqualificazione dell’azione pubblica e di riavvicinamento dei cittadini alla politica. A farsene promotore è stato lo schieramento di centrosinistra che le ha utilizzate per la prima volta nel 1999 per scegliere il candidato sindaco di Bologna, e in seguito, in forme diverse, in occasione delle elezioni regionali del 2005 in Calabria e in Puglia. A dare particolare visibilità a questo strumento politico sono però state le e. p., svoltesi su scala nazionale e indirizzate a tutti gli elettori italiani di centrosinistra, tenutesi nell'ottobre 2005 quando l'Unione ha chiesto ai suoi elettori di scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio per le future elezioni politiche. Tali elezioni, novità assoluta in Europa, che hanno visto la partecipazione di oltre 4 milioni di votanti, hanno assegnato a Romano Prodi il 74,1% dei consensi. Il ricorso alle e. p. è diventato da allora sempre più frequente come metodo di selezione, democratico e partecipato, delle classi dirigenti anche se è rimasto una prerogativa dello schieramento di centrosinistra. Nonostante il crescente successo, le e. p. non hanno in Italia una regolamentazione legislativa e si svolgono nell'ambito della dimensione volontaristica e privatistica e, di conseguenza, non hanno valore vincolante. Solo la Regione Toscana, avvalendosi delle prerogative di autonomia concesse dalla legge regionale, ha introdotto una normativa (l. r. 70/2004 e l.r. 16/2005) volta a promuoverle e a regolamentarle.