ELFI (ted. mod. Elf, introdotto nel sec. XVIII, dall'ingl. elf; ant. e medio ted. Alp, pl. Elbi, Elbe, da Alb, di etimologia incerta, che si trova in composizione in nomi proprî comuni a tutti i dialetti germanici: Albwin, Albing, Alfred, ecc.)
Nella mitologia germanica sono esseri demoniaci, di natura più spesso benigna, di sesso maschile oppure femminile, dotati di caratteri soprannaturali, analoghi, per certi rispetti, a figure della mitologia classica, per esempio alle ninfe. Originariamente genî dell'aria (silfi e silfidi) essi invasero in seguito tutta la natura, onde vi furono elfi dei boschi e degli alberi, della casa, dell'acqua e della terra: ninfe, folletti, coboldi, gnomi, ecc. Di essi poco ci è noto dalle fonti primitive, ma assai numerose sono, più tardi, le testimonianze di tutti i popoli germanici, e anche celtici.
Nella Snorra Edda si distinguono già due specie di elfi, quelli della luce (jòsàlfar) che dimorano in Alfheim e splendono come il sole, e gli elfi delle tenebre (dokkàlfar), di colore oscuro, e abitanti nelle caverne della terra. Ma secondo la tradizione popolare posteriore, sviluppatasi attraverso tutto il Medioevo e, in Islanda e nelle isole Färöer, anche in tempi moderni, essi hanno un loro ampio regno nelle montagne, o in selvagge e inaccessibili caverne, in certi casi indubbiamente identici ai nani (v.). Costituiscono un popolo tranquillo governato da re (cfr. Alberich "re degli Elfi" e Erlkönig, erroneamente per Elfenkönig, dal danese ellerkonge - elverkonge), possiedono dimore, spesso splendidamente arredate, alle quali anche gli uomini possono talvolta discendere. Hanno poi alla superficie della terra luoghi prediletti ove riposano e danzano la notte. Generalmente sono bellissimi, specie le femmine, ma talvolta pure, particolarmente i nani, sono brutti e deformi. Possono vivere anche parecchi secoli, pur conservando talora un aspetto infantile. Grande è la loro abilità musicale; in ispecie i suoni e i canti delle silfidi hanno un fascino irresistibile e spesso fatale, poiché chi è tratto a danzare con loro è perduto. Conoscono il futuro e sanno quanto avviene in luoghi remoti. Non sono robusti, ma possiedono abilità sorprendenti. Possono assumere qualunque sembianza, ma agli uomini rimangono spesso invisibili, in virtù di loro speciali cappucci o berretti magici, o si presentano nelle comuni forme umane. Sono nobili e soccorrevoli, ma anche assai maliziosi, e mentre non soffrono gli scherzi di alcuno, volentieri si beffano degli uomini. A questi ricorrono per aiuto, specialmente alla nascita dei loro figli, e dei benefizî ricevuti da essi si mostrano riconoscenti, diventando talvolta amici fedeli; non mancano testimonianze di connubî fra uomini e silfidi. Ma vi sono anche elfi nemici degli uomini, la cui vista apporta infermità e morte, che rubano e sostituiscono i bimbi nelle culle. Chi consuma i cibi e le bevande degli elfi cade in loro potere: chi giunge nel loro regno vi viene spesso trattenuto per sempre, o ritorna tra gli uomini torpido e delirante: elbisch.
Gli elfi, che appartengono alla mitologia dei popoli indogermanici, rappresentano originariamente, come attesterebbero alcune affinità etimologiche, nonché parecchi nomi comuni con cui furono designati, le anime dei morti; con le quali furono identificate in seguito le forze benefiche della natura, mentre le forze distruggitrici furono personificate nei giganti (v.). Probabilmente essi ebbero nel culto una parte di gran lunga più importante di quanto non lascino supporre le nostre fonti, che ci testimoniano di offerte votive (alfablòt) di pane, latte, miele, carne, acqua, birra, frutta ecc., che venivano fatte loro nel Settentrione.
Bibl.: E. H. Meyer, Handbuch der germ. Mythologie, Lipsia 1891; W. Golther, Germanische Mythologie, Berlino 1895.