Elì
Vocabolo ebraico composto dal sostantivo El (v.) e dal suffisso i (aggettivo possessivo di prima persona). D. fa pronunziare tale parola da Forese Donati, il quale, per spiegare la pena inflitta ai golosi, descrive meravigliosi pomi e limpidi spruzzi d'acqua, che nei condannati a soffrire fame e sete per espiare le loro colpe provocano grande sofferenza. L'idea è espressa col paragone dell'atteggiamento di Gesù sulla croce: ché quella voglia a li alberi ci mena / che menò Cristo lieto a dire ‛ Elì ', quando ne liberò con la sua vena (Pg XXIII 73-75).
È evidente il riferimento all'episodio di Gesù Cristo: poco prima di spirare, pur avendo accettato con gioia la sua passione e morte, pronunziò le prime parole di Ps. 21 (secondo l'enumerazione ebraica 22): " Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ". Tali parole, con un curioso miscuglio di ebraico e di aramaico, sono riportate da Matt. 27, 46 e da Marc. 15, 34. D. seguì il primo evangelista, il cui testo greco - e anche la traduzione latina - presuppone la forma ebraica per il doppio vocativo; Marco, invece, trascrive il testo supponendo la lingua aramaica (" Eloi, Eloi ") anche nel vocativo e non soltanto nel verbo (" sabactàni ").