BENAMOZEGH, Elia
Nacque a Livorno, dove trascorse tutta la sua vita, il 24 apr. 1823 da Abraham e da Clara Curiat, ebrei marocchini stabilitisi da vari anni nella città toscana. La famiglia materna - i Curiat - era molto nota nel mondo ebraico per aver dato numerosi rabbini e studiosi di filosofia, morale e, in genere, di cultura ebraica. Di ingegno precoce, fu per alcuni anni apprendista nel negozio di un ebreo tunisino e poi impiegato presso il banco Cave Bondi; affermatosi però prestissimo come profondo conoscitore di tutti i problemi e aspetti della cultura ebraica - già all'età di sedici anni pubblicò una prefazione agli scritti cabalistici dello zio Y. Curiat (Maòr wa-shémesh- "Luce e sole", Livorno 1839) - nel 1846 entrò nel medrash di Beth Josef Franco e poté così dedicarsi completamente agli studi. Fu tosto nominato anche rabbino predicatore della comunità di Livorno. Anche dopo che, nel 1865, furono abolite le prediche, la comunità continuò a fare ricorso a lui nelle occasioni più solenni: tra l'altro, nel 1878, tessé l'elogio funebre di Vittorio Emanuele II (Nelle solenni esequie a S. M. Vittorio Emanuele II, Livorno 1878). Sino alla morte, avvenuta a Livorno il 6 febbr. 1900, si dedicò all'insegnamento rabbinico.
Il B. fu autore di numerosissime opere in italiano, in ebraico e in francese (cfr. un elenco pressoché completo in E. B., Scritti scelti, Roma 1955, pp. 26-31), collaborando anche a varie riviste ebraiche (Univers israélite, L'israelita, L'educatore israelita, Il Vessillo israelitico, ecc.) e non ebraiche (Nuova antologia, Rivista bolognese, Rivista orientale, ecc.). Lasciò altresì numerose opere inedite o solo parzialmente pubblicate, tra le quali particolarmente significativa Teodicea e attributi di Dio (di cui nel 1877 pubblicò a Livorno la prima parte riguardante Dio; un'altra parte fu pubblicata postuma sulla rivista Lux nel 1904 a cura di A. Lattes e A. Toaff).
Tra i suoi scritti plu significativi sono: Em la-Miqrà, "Matrice della Scrittura" (Livorno 1862), un ampio commento filologico e critico al Pentateuco in 5 volumi, Le missioni in Terrasanta (Firenze 1865), Cinque conferenze sulla Pentecoste (Livorno 1886). I più importanti, anche per gli echi che suscitarono nel mondo cattolico, sono però Morale juive et morale chrétienne (I ediz., Paris 1867) e Israël et Humanité. Di questa ultima opera, lui vivente, fu pubblicata solo l'introduzione (Livorno 1885), il resto fu pubblicato postumo a Parigi nel 1914 a cura di A. Pallière. Un suo saggio De l'origine des dogmes chrétiens (nella Bibliothèque de l'hébraïsme nel 1863) fu premiato dall'Alliance Israélite Universelle. Un altro suo scritto, Le crime de la guerre dénoncé à l'humanité, mai edito, fu invece premiato dalla parigina Ligue de la paix. La ricchissima biblioteca del B. è stata in questo secondo dopoguerra trasferita in America.
Anche se alla scuola del B. si sono formate alcune delle più significative personalità ebraiche italiane del XIX e del XX secolo, il suo pensiero ebbe, nel clima assimilazionista e razionalista del tempo, scarso seguito; le sue opere e le sue teorie non mancarono anzi di trovare tenaci avversari. Alcuni rabbini di Damasco e di Aleppo condannarono addirittura l'Em la-Miqrà (il B. replicò loro con una lettera apologetica in ebraico pubblicata a Livorno nel 1865). Ciò non toglie che il B. sia stato con S. D. Luzzatto (che impersonò in un certo senso la corrente più intellettualistica e modernistica) uno dei due maggiori esponenti della cultura ebraica italiana del sec. XIX. Con Luzzatto egli ebbe una lunga polemica, sviluppatasi soprattutto tra il 1857 e il 1864, sia epistolare (cfr. S. D. Luzzatto, Epistolario italiano francese latino, Padova 1890; Id., Hibräische Briefe, Przemysl. 1882; E. B., Lettere inedite dirette a S. D. Luzzatto, Livorno 1890), sia pubblica. Momenti fondamentali di questa polemica furono costituiti dalla pubblicazione nel 1863 del Taam le-Shad "Argomenti per Samuel David" [Luzzatto] (confutazione del Wikkuach al chockmath ha-qabbalah "Dialogo sulla scienza cabalistica" di Luzzatto) e delle Missioni di Terrasanta. Una eco si ebbe persino in quello stesso anno a Ferrara in occasione del congresso delle comunità israelitiche tenutosi nel maggio in quella città: in tale sede non mancarono infatti schermaglie tra i seguaci dei due maestri, specie a proposito della questione dell'opportunità o meno (il B. era per l'opportunità) di rapporti tra gli ebrei europei e quelli orientali. I motivi di contrasto tra i due furono parecchi (per es. la datazione dello Zóhar, che Luzzatto riteneva composto all'inizio del sec. XIII e il B. nel sec. II), essi si possono però ridurre sostanzialmente ad uno solo: il B. fu cabalista convinto; la cabala è alla base di tutto il suo sistema e della sua stessa forma mentis: non solo egli, oltre che studiarla, la visse, ma ne fece il metodo di interpretazione di tutto l'ebraismo. Per Luzzatto la religione non è una dottrina speculativa, ma una disciplina pratica che ha le sue fonti nella Bibbia e nel Talmud. Per il B., invece, la dottrina cabalistica è "teologia rivelata" e risale alla rivelazione sinaitica: la teologia cabalistica è dunque essenziale per la religione e ne costituisce la tradizione filosofico-teologica; senza di essa il mosaismo stesso manca di base. Lo Zóhar, pertanto, ha per lui una importanza pressoché pari a quella della Bibbia e del Talmud. Fondamentali per comprendere questa posizione del B. sono (oltre al Taam le-Shad e alle lettere a Luzzatto) l'Emàth mafghia "Pausa dell'oppositore" (Livorno 1855), una confutazione dell'Ari noêm "Leone ruggente" di Leone da Modena e la Storia degli Esseni (Firenze 1865). Né la polemica cessò con la morte del Luzzatto, ché infatti continuò con alcumi suoi seguaci (cfr. nel Corriere israelitico del 1868 gli articoli di E. Lolli e le repliche del Benamozegh).
Sempre da un punto di vista ebraico, importanti sono le prese di posizione dei B. a sostegno dell'idea nazionale ebraica e dei diritti degli ebrei su Erez Israel. Ciò non toglie però che il B. fosse e si sentisse profondamente italiano: nel 1847, predicando nel tempio maggiore di Livorno, affermò esplicitamente che gli ebrei dovevano amare l'Italia "dopo Dio, sopra ogni affetto terreno" .
Il pensiero religioso e morale dei B. ebbe risonanza anche fuori del mondo colto ebraico. Non solo ebbe rapporti con G. Mazzini, A. Frank e E. Renan, ma, attraverso A. Pallière, influenzò notevolmente p. Hyacinthe Loyson e alcuni settori del cattolicesimo francese vicini al modernismo. In Morale juíve et morale chrétienne e in Israël et Humanité il B. sostenne che nell'ebraismo si troverebbero tutti gli elementi essenziali di una religione universale. Il cristianesimo non può non essere la religione dei Gentili, esso deve però attingere dall'ebraismo di che correggere alcuni errori dogmatici e dissipare funesti malintesi. La religione futura dovrà rifarsi all'ebraismo e conciliare al tempo stesso ragione, civiltà e fede. Questa posizione del B. fu ampiamente ripresa da A. Pallière prima nel saggio E. B. et la solution de la crise chrétienne (nel 1902 in Univers israélite) e poi, più ampiamente, nel suo famoso Sanctuaire inconnu (Paris 1926). In quest'opera Pallière rifà dettagliatamente la storia dei suoi rapporti personali ed intellettuali col B., giungendo, sulla sua scia, a concepire l'ebraismo come un autentico cattolicesimo che "senza escludere l'altro, lo supera, perché riunisce intorno a sé, in una vivente sintesi, tutte le famiglie religiose della terra" (E. Fleg, in Premessa alla prima edizione dei Sanctuaire inconnu).
Bibl.: D. Lattes, Vita ed opere di E. B., Livorno 1901; Id., Préface a E. B., Morale juive et morale chrétienne, Firenze 5685 - 1925, pp. I-XVI; Y. Colombo, E. B. nel Pensiero filosofico contemporaneo, in Rass. mensile di Israel, III (5688-1927), pp. 25-28; Una lettera di Giuseppe Mazzini a E. B., ibid., V (5690-1930), pp. 3-5; Y. Colombo, Il dibattito tra Luzzatto e B. intorno alla Kabbalà, ibid., VIII, 10-12 (5694-1934), pp. 471-497; D. Lattes, L'idea nazionale ebraica nel sistema di E. B., ibid., XIV (5709-1948), pp. 336-342; G. Bedarida, Ebrei d'Italia, Livorno 1950, pp. 92, 116, 119, 134, 212. 243, 259; A. Pallière, Il santuario sconosciuto, Roma 1953, pp. 92-111 e passim; Y. Colombo, Prefazione a E. B., Scritti scelti, Roma 1955, pp. 3-15; C. Kraus, Elementi di una religione universale nell'Ebraismo secondo "Israel et l'Humanité" di E. B., in Rass. mensile di Israël, XXII, 2 (5716-1956), pp. 65-71; A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963, pp. 373, 621; Y. Colombo, Una lettera inedita di E. B. al rabbino Laide Tedesco, in Rass. mensile di Israel, XXX, 9 (5725-1964), pp. 387-91; Yewish Encyclopedia, II, p. 684.