ELIA da Ferrara
Nacque a Ferrara verso la fine del sec. XIV da famiglia ebraica. Nulla sappiamo dei suoi ascendenti che comunque dovettero dargli una buona formazione: E. infatti fu studioso e commentatore talmudista, esperto nelle sottili interpretazioni delle norme giuridiche e delle antiche tradizioni del popolo d'Israele.
Nel 1434 E. partì da Ferrara diretto a Gerusalemme, passando attraverso l'Egitto, in compagnia di parenti ed amici; lasciò a Ferrara la moglie ed alcuni figli. Durante il viaggio, che si rivelò difficile e tempestoso, morirono uno dei figli (Menaḥem), il nipote (Ya'aqov) ed un amico (Yiṣḥaq). Anch'egli cadde gravemente ammalato, probabilmente di peste, ma riuscì a guarire e giunse finalmente a Gerusalemme per via terra il 24-25 maggio 1434 (il 26 Iyyar, secondo il calendario ebraico).
Queste ed altre notizie biografiche sul suo conto sono desumibili da una lettera, scritta in prosa lirica, che E. inviò nel 1435 a Ferrara ai figli, con la seguente intestazione: "Ai miei cari parenti ed amici Israel Ḥayym e Yosef Barukh, miei figli …"; la lettera (pubblicata in ebraico nel 1849 da E. Ashkenazi e nel 1943 da A. Yaari, che ne ha curato anche l'introduzione) rappresenta un'interessante relazione di viaggio e ci fornisce numerose notizie sulla vita e sugli avvenimenti in terra d'Israele: è infatti l'unico documento pervenuto da Gerusalemme nella prima metà del sec. XV. Non fu questa la sola né la prima lettera spedita da E. ai suoi famigliari ferraresi; egli stesso fa riferimento all'inizio ad un'altra missiva (inviata probabilmente qualche mese dopo il suo arrivo) che temeva non fosse giunta a destinazione. Prosegue quindi narrando le tappe fondamentali e le disgrazie del viaggio, parla diffusamente di un'epidemia di peste che aveva colpito la Siria e la Palestina, causando la morte di circa novanta persone a Gerusalemine. Continua poi il racconto descrivendo l'arrivo nella città santa, dove era stato accolto dai notabili e dove, nominato capo spirituale della comunità, gli erano pervenuti quesiti dottrinali da ogni parte del Vicino Oriente, soprattutto da Alessandria d'Egitto e da Damasco. Divenuto rabbino, maestro e giudice, aveva avuto l'incarico di impartire lezioni nella sinagoga sull'opera ritualistica di Maimonide Mishēh Tōrāh o Yad ha-Chazhakà. Quindi E. passa a narrare particolari sulla vita degli abitanti di Gerusalemme, sulla loro situazione economica e sulle varie occupazioni, descrivendone i lavori, anche manuali, e la loro condizione generale in rapporto a quella del popolo arabo.
Nell'ultima parte della lettera E. fornisce notizie sugli ebrei d'Abissinia, riferendo le dicerie apprese dalla gente del luogo; traccia infine un quadro narrativo-mitologico riguardante i "figli di Mosé", la storia delle "dieci tribù" e del fiume Sambaṭȳon, luogo leggendario della letteratura rabbinica, il cui nome ricorre in molti passi biblici e in alcune fonti classiche. La lettera si conclude con l'intenzione espressa da E. di visitare altre città della Palestina e di darne una descrizione nelle missive future. Nulla sappiamo di queste, né abbiamo notizie dei successivi viaggi annunciati.
Traduzioni della lettera di E. sono state curate da E. Carmoly nel 1847 e più recentemente da E. N. Adler, nel 1966, in inglese. È stato attribuito a E. il frammento di un'altra lettera spedita dalla Palestina contenente varie annotazioni scientifiche circa le pratiche sanitarie seguite in quel tempo a Gerusalemme; e sulla base di quest'attribuzione si è potuto ritenere che E. fosse esperto nelle arti mediche (Encyclopaedia Judaica, 1930). Ma il frammento (rinvenuto in un'antica pubblicazione di I. 'Akrish, e riportato nel 1967 da A. Yaari) è datato 1369 e non può pertanto essere riferito ad Elia.
Secondo quanto afferma N. Pavoncello (1984) qualche tempo dopo E. fece ritorno in Italia, dove probabilmente morì; ma non è possibile precisare tali avvenimenti per mancanza di una documentazione certa.
Fonti e Bibl.: I. 'Akrish, Kol Mevasser, [Costantinopoli 1575-78]; E. Carmoly, Halikot Erez Yisrael: Itinéraires de la Terre Sainte des XIII-XVII siècles, Bruxelles 1847, pp. 331-337; E. Ashkenazi, Divrei Hakhamin, Metz 1849, pp. 61-63; A. Yaari, Iggheroth Erez Israel, Tel Aviv 1943, pp. 86-89, 541; A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963, p. 667; E. N. Adler, Jewishtravellers, London[?] 1966, pp. 151-155; A. Yaari, Hebrew printing at Costantinople, Jerusalem 1967, n. 186; N. Pavoncello, La città di Gerusalemme nella descrizione dei viaggiatori ebrei italiani, in Saggi sull'ebraismo italiano, a cura di F. del Canuto, Roma 1984, p. 277; The Jewish Encyclopedia, V, London-New York 1903, p. 131; Encyclopaedia judaica, VI, Berlin 1930, pp. 500 s.; Encyclopaedia Judaica, VI, Jerusalem 1971, p. 660.