ELIA DI ASSISI (DA CORTONA)
Poco o nulla sappiamo con certezza di E. prima del suo ingresso nel gruppo di penitenti che si raccolse, all'inizio in modo del tutto informale, intorno a Francesco d'Assisi.
Le fonti forniscono notizie contraddittorie sia sull'origine sociale (notaio, maestro di scuola, artigiano), sia sul luogo di nascita (Assisi o Cortona). Anche la sua data di nascita è incerta: doveva essere con ogni probabilità coetaneo di Francesco (nato nel 1182) o di lui poco più anziano. Dovette godere sin dagli inizi della fiducia del fondatore della fraternitas se, al momento della prima 'dispersione' dei Minori al di fuori dell'Italia, venne inviato da Francesco in Siria ‒ che storicamente abbracciava gli odierni stati di Siria, Libano, Palestina e Israele. Scopo della missione era evidentemente quello di impiantare insediamenti in Terrasanta, allora largamente in mano musulmana (Gerusalemme era stata riconquistata dal Saladino nel 1187), ma che continuava a rappresentare il centro ideale della cristianità.
Dall'Oriente fece ritorno in Italia con Francesco nel 1220. I suoi legami col fondatore della fraternitas minoritica si debbono essere ulteriormente rafforzati in quell'occasione. Infatti, dopo che Francesco ebbe deciso di abbandonare ‒ almeno giuridicamente ‒ la guida del movimento cui aveva dato origine, dopo il breve governo di Pietro Cattani, E. si vide affidate le sorti del francescanesimo, già in piena espansione (marzo 1221). Inoltre, secondo il primo biografo di Francesco, Tommaso da Celano, egli rivestì da quel momento anche il ruolo di 'madre' nei confronti del Poverello di Assisi, sempre più malato e bisognoso di assistenza. In questa sua funzione E., negli anni successivi, dovette assumersi anche la non facile responsabilità di costringere Francesco ad accettare quelle cure che il futuro santo tendeva a rifiutare in nome di un totale abbandono alla volontà di Dio.
A questo primo periodo di governo di E., di cui la storiografia moderna non è concorde nel definire la natura giuridica (per alcuni avrebbe agito come 'vicario' di Francesco, per altri come 'generale dell'Ordine'), risalgono le fortunate missioni in Germania (1221) e Inghilterra (1224), nonché la conclusione delle trattative tra Francesco e la dirigenza di quello che si poteva ormai definire Ordine dei Minori e la Curia romana, che portarono all'approvazione ufficiale della Regola francescana (1223).
Morto Francesco nell'ottobre 1226, E. scrisse ai confratelli per annunciare loro la scoperta delle stimmate sul corpo del santo. In realtà, secondo Tommaso da Celano, E. e pochi altri fedelissimi compagni erano già a conoscenza del miracoloso fenomeno, ma avevano mantenuto il segreto per volontà esplicita del Poverello di Assisi. Nel contempo, in osservanza alla Regola, E. convocò il capitolo generale che, nella primavera del 1227, portò all'elezione di Giovanni Parenti, mentre E., sin dall'anno successivo, risulta impegnato nella costruzione della basilica di Assisi dove, alla fine di maggio del 1230, furono traslate le spoglie del fondatore dei Minori, che era stato canonizzato da papa Gregorio IX nel luglio 1228.
Probabilmente nel 1232 (secondo altri nel 1233), E. venne eletto ministro generale e, fino al 1239, guidò con mano sicura ‒ ma ben presto tra crescenti contrasti ‒ l'Ordine francescano. In effetti E., laico e legato alle prime esperienze minoritiche, tentò di governare le migliaia di confratelli sparsi in tutta Europa in modo estremamente accentrato. Scelse personalmente i ministri provinciali, negando alle province la facoltà di sceglierli autonomamente, mandò ispezioni che vennero viste come oppressive, richiese ‒ o secondo alcuni estorse ‒ denaro per portare avanti i lavori della basilica di Assisi, non convocò il capitolo generale e continuò a favorire l'ingresso di laici nell'Ordine, come del resto volevano lo spirito e la lettera della Regola, secondo cui l'Ordine doveva accogliere tra le sue fila indistintamente chierici e laici.
Per queste ragioni si scontrò con quella parte della dirigenza dell'Ordine, innanzitutto i più colti tra i ministri provinciali, in gran parte chierici, che ‒ in accordo con la politica papale ‒ miravano a imprimere una netta accelerazione al processo di 'clericalizzazione' del francescanesimo. Dati i compiti che l'Ordine si era visto assegnare (predicazione a livello dottrinale, confessione, funzioni inquisitoriali, insegnamento teologico), i laici apparivano di scarsa utilità, se non un vero e proprio peso. Il fatto che E. avesse favorito la diffusione dello studio all'interno dell'Ordine non riuscì a conquistargli le simpatie dei sempre più influenti maestri di teologia. Con l'appoggio di Gregorio IX, i malcontenti ottennero la convocazione di un capitolo generale che provvide alla deposizione di E. e al varo di una nuova normativa che assicurasse maggiore autonomia alle province. In un primo tempo E. conservò il suo incarico di custode della basilica di Assisi ma, sin dall'estate del 1239, egli sembra aver abbandonato l'Ordine per cercare rifugio presso lo scomunicato imperatore Federico II.
Se sono chiari i motivi che spinsero il sovrano a offrire il suo appoggio all'ex generale (un tentativo di assicurarsi il sostegno di un Ordine che contava ormai migliaia di frati, sparsi in tutta Europa, che esercitavano una capillare influenza sulle popolazioni e che il pontefice utilizzava come cassa di risonanza della propaganda antimperiale), meno evidente è la ragione che indusse E. a unirsi al 'nemico della Chiesa'. Per quanto, infatti, secondo il cronista Salimbene de Adam, E. fosse da tempo "amico" dell'imperatore, le prove di questi precedenti rapporti si riducono a ben poca cosa.
Nel 1236, in occasione della traslazione delle reliquie di s. Elisabetta di Turingia (v.) a Marburgo, Federico aveva effettivamente scritto una lunga lettera al ministro generale dei Francescani per esaltare le doti della santa principessa, sua parente, che ai Francescani era stata molto legata. Nel marzo 1238 E. era stato poi inviato dal papa ‒ secondo Salimbene ‒ alla corte di Federico, per trattare una tregua tra l'imperatore e le città italiane che avevano subito da poco la bruciante sconfitta di Cortenuova (1237). La missione di E., che si inquadra in una lunga serie di simili incarichi svolti in quegli anni da Francescani e Domenicani, non pare comunque aver avuto alcun esito.
Secondo il cronista inglese Tommaso di Eccleston, l'ex generale sarebbe stato punito per aver continuato a mantenere relazioni con le "povere dame" che vivevano claustrate, sotto la guida di Chiara di Assisi, nel monastero di S. Damiano, mentre la Regola del 1223 richiedeva un'esplicita autorizzazione della Sede Romana per i frati che avessero voluto entrare in un qualsiasi monastero femminile. Per valutare nella giusta luce l'episodio bisogna anche tenere conto del fatto che, per molti anni, E. era stato il più forte sostegno di Chiara nella sua lotta per mantenersi fedele all'insegnamento di Francesco. Indignato per un provvedimento che riteneva ingiusto, l'ex generale avrebbe abbandonato Assisi e raggiunto l'imperatore.
Quali che siano state le motivazioni che spinsero E. ad aderire alla causa federiciana, è certo che, negli anni successivi, egli partecipò alla vita della corte incorrendo nella scomunica papale e che poi, nel 1243, partì per l'Oriente dietro incarico di Federico per stipulare, probabilmente, un trattato di alleanza tra lo Svevo e l'imperatore greco di Nicea. Tornò in Italia con una reliquia della Vera Croce, ottenuta forse in dono dall'imperatore latino di Costantinopoli, Baldovino.
Negli ultimi anni della sua vita, E. si ritirò a Cortona, città ghibellina in cui godeva ancora di forti appoggi. Il tentativo di trascinare l'Ordine dei Minori nella sua ribellione al papato era evidentemente fallito e anche Federico non poteva più illudersi di farne un utile alleato per la sua politica. A Cortona, nel 1245, egli intraprese la costruzione di una bella chiesa intitolata a Francesco, che avrebbe dovuto custodire la preziosa reliquia della Passione che aveva portato dall'Oriente. E a Cortona, dopo alcuni tentativi ‒ tutti falliti ‒ da parte dell'Ordine di ottenere la sua penitenza e la riconciliazione con la Chiesa, E. morì, il 22 aprile 1253. Pochi giorni prima egli aveva comunque ottenuto l'assoluzione per i suoi peccati e per le colpe 'politiche' che aveva commesso: la sua adesione a Federico e il malgoverno dell'Ordine.
Fonti e Bibl.: un'amplissima bibliografia su E. è stata pubblicata da S. Vecchio, Elia d'Assisi, in Dizionario Biografico degli Italiani, XLII, Roma 1993, pp. 450-458, cui si rinvia per le pubblicazioni fino al 1986. A tale bibliografia vanno aggiunti almeno i seguenti titoli: Le carte duecentesche del Sacro Convento di Assisi (Istrumenti, 1168-1300), a cura di A. Bartoli Langeli, Padova 1997, pp. 10-11 e 53-61. J. Dalarun, La dernière volonté de saint François. Hommage à Raoul Manselli, "Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo", 94, 1988, pp. 329-366; Id., La mort des saints fondateurs. De Martin à François, in Les fonctions des saints dans le monde occidental (IIIe-XIIIe siècle), Rome 1991, pp. 193-215; C. Frugoni, Francesco e l'invenzione delle stimmate. Una storia per parole e per immagini fino a Bonaventura e Giotto, Torino 1993, ad indicem; H. Feld, Franziskus von Assisi und seine Bewegung, Darmstadt 1994, ad indicem; F. Accrocca, Un apocrifo la 'Lettera enciclica di Frate Elia sul tran-sito di S. Francesco'?, "Collectanea Francescana", 65, 1995, pp. 473-509; J. Dalarun, La malavventura di Francesco d'Assisi. Per un uso storico delle leggende francescane, Milano 1996, ad indicem; M.P. Alberzoni, Chiara di Assisi e il francescanesimo femminile, in Francesco d'Assisi e il primo secolo di storia francescana, Torino 1997, in partic. pp. 117-122; G. Miccoli, Considerazioni sulle stimmate, "Franciscana", 1999, pp. 101-121; G. Barone, Da Frate Elia agli Spirituali, Milano 1999, in partic. pp. 29-98; F. Sedda, La malavventura di Frate Elia. Un percorso attraverso le fonti biografiche, "Il Santo", 41, 2001, pp. 215-300; Id., Il gesto della benedizione-assoluzione di San Francesco. Ancora sulla benedizione di Frate Elia, "Biblioteca Francescana Sarda", 10, 2002, pp. 161-188; G.G. Merlo, Nel nome di san Francesco, Milano 2003, ad indicem, ma in partic. alle pp. 137-150; G. Barone, Elias von Cortona und Franziskus, in Franziskus von Assisi. Das Bild des Heiligen in neuer Sicht, in corso di stampa.