Elice
È il nome meno comune della ninfa Calisto, del seguito di Diana e sua prediletta, che fu sedotta da Giove e resa madre di Arcade. In conseguenza di questa colpa fu scacciata da Diana e, dopo il parto, fu trasformata in orsa da Giunone. Da Giove poi venne trasformata in costellazione - l'Orsa Maggiore - e uguale sorte ebbe il figlio, divenuto Boote, il ‛ bovaro ', o Arctofilace, il ‛ guardiano dell'Orsa ' (Ovid Met. II 409-530, Fast. II 155-192; v. anche BOOTE). In D. sono accennati entrambi gli elementi della leggenda: la colpa di E. cacciata dal bosco sacro dalla casta Diana e il suo aggirarsi nel cielo come costellazione (è taciuta la fase intermedia, la trasformazione in orsa). In Pg XXV 130-132, fra gli esempi di castità, si parla appunto di Diana e, per contrasto, di E. che di Venere avea sentito il tòsco. In Pd XXXI 31-33, E. è ricordata insieme col figlio in una terzina posta a indicare una barbara regione nordica, che abbia l'Orsa al suo zenit: Se i barbari, venendo da tal plaga / che ciascun giorno d'Elice si cuopra, / rotante col suo figlio ond'ella è vaga... L'aggiunta ond'ella è vaga ha lo stesso senso composito del vagheggia di Pd VIII 12: cioè, mediante il riferimento al ‛ vagheggiamento amoroso ', astronomicamente si indica la vicinanza delle due costellazioni; meno bene si spiega " a causa del quale essa erra nel cielo " (anziché " di cui essa è innamorata "), sia perché l'errare è già implicito nel rotante, sia perché l'espressione affettiva mette in risalto il continuo ‛ tener dietro ' della costellazione di E. a Boote.