Elicona
Monte della Beozia, indicato nel mito come sede delle Muse, da cui sgorgavano due fonti, Aganippe e Ippocrene, considerate dagli antichi miracolosamente capaci d'infondere ispirazione poetica in chi vi attingesse. Con riferimento metonimico alle sue fonti e quindi con significato simbolico d'ispirazione poetica, il nome del monte ricorre in VE II IV 9: D. afferma che chiunque voglia cantare nello stile tragico la salvezza, l'amore e la virtù al loro stato più puro, deve prima bere alle fonti dell'E., prius Eliconae potatus. Analogamente, in Pg XXIX 40 (Or convien che Elicona per me versi) con il ricorso all'immagine delle fonti prodigiose si allude all'abbondanza d'ispirazione poetica necessaria a D. per poter descrivere la processione simbolica del Paradiso terrestre.
In senso proprio il nome dell'E. compare nella lettera a Cangrande della Scala, nel punto in cui D. dice di essere andato a Verona per prendere diretta visione delle cose udite sulla città, con lo stesso animo con il quale la regina di Saba si era recata a Gerusalemme, e Pallade all'E. Ep XIII 3 velut Austri regina Ierusalem petiit, velut Pallas petiit Elicona, Veronam petii fidis oculis discursurus audita.
L'episodio mitico relativo a Pallade si legge in Ovidio Met. V 254 ss.: la dea visitò l'E. (" virgineumque Helicona petit ", v. 254) per vedere con i propri occhi la nuova fonte scaturita dal monte (" fama novi fontis nostras pervenit ad aures ", v. 256; " volui mirabile factum / cernere ", v. 258).