Faure, Élie
Critico e storico dell'arte francese, nato a Sainte-Foy-la-Grande (Gironde) il 4 aprile 1873 e morto a Parigi il 29 ottobre 1937. Nel corso di una riflessione estetica caratterizzata dalla passione per tutte le forme di arte plastica, viste non solo nella loro singolarità, ma anche come espressione sublimata di un contesto e delle sue tensioni morali e sociali, intuì fin dal 1920 le potenzialità del cinematografo, sul cui schermo ritenne prodursi la fusione quasi miracolosa tra le innovazioni tecniche del materialismo scientifico e l'aspirazione della collettività a una nuova trascendenza.
Traferitosi a Parigi all'età di quindici anni, si diplomò al liceo Henri IV di Parigi, dove ebbe H. Bergson come insegnante. Studiò medicina all'università, specializzandosi in anestesia e imbalsamazione. Mentre si dedicava alla professione di medico, coltivò gli studi di filosofia, letteratura e storia dell'arte, che confluirono nelle sue opere più note: la monumentale Histoire de l'art (1909-1921) e L'esprit des formes (1927). Nell'ambito di tale riflessione, alimentata dall'originale sintesi di istanze filosofiche e scientifiche e di interessi estetici, colse nel cinema l'ultima manifestazione dell'arte plastica, per la sua capacità di incorporare il tempo nello spazio, conferendo a quest'ultimo la dimensione della durata. In De la cinéplastique (1920, in L'arbre d'Éden, 1922), il cinema è visto profeticamente come l'arte per eccellenza della modernità, a condizione che non si faccia 'vampirizzare' dalla decadenza del teatro e consideri il momento narrativo come un semplice pretesto. Nel marzo 1921 pubblicò nella rivista "L'Esprit nouveau" uno dei primi saggi scritti su Charlie Chaplin, paragonato a W. Shakespeare, a M. de Cervantes e, in uno slancio mistico, alla figura di Gesù Cristo (Charlot, in L'arbre d'Éden). F. tornò a scrivere di Charlot nel 1936 (Charlie Chaplin, in Varia), mentre Cinéma (in Varia) e Introduction à la mystique du cinéma (in Ombres solides, 1934) integrano la novità del sonoro, in un movimento contraddittorio che considera il cinema al contempo nel suo rapporto con le arti precedenti (con l'architettura e la danza che spiccano sul teatro e la pittura) e come novità assoluta, le cui potenzialità tecniche mirano a produrre un nuovo sentimento collettivo, per non dire religioso, che le forme del passato hanno abbandonato a favore di un approccio individualista.Fu scrittore assai prolifico; nel 1964 sono state pubblicate in tre volumi le sue opere complete.
M. Courtois, J.-P. Morel, Élie Faure: biographie, Paris 1989.