PERUCCA, Eligio
PERUCCA, Eligio. – Nacque a Potenza il 28 marzo 1890 da genitori piemontesi. Visse a Salerno fino al 1906, quando si trasferì a Pisa per studiare fisica alla Scuola Normale Superiore. Si laureò nel 1910 e conseguì il diploma della Scuola nel 1913.
Nel 1911 divenne assistente di Andrea Naccari, ordinario di fisica sperimentale, all’istituto di fisica dell’Università di Torino, dove rimase con tale incarico fino al 1922. Parallelamente, nel 1912 divenne professore di fisica e chimica in un liceo di Torino dove insegnò fino al 1923, acquisendo una fama di severità che lo caratterizzò anche nell’insegnamento universitario. Nel corso della sua carriera continuò a interessarsi ai problemi dell’insegnamento della fisica nelle scuole medie inferiori e superiori. Per tali meriti, con decreto del 2 giugno 1956 del presidente della Repubblica, venne insignito del diploma di prima classe con medaglia d’oro di benemerito della scuola della cultura e dell’arte.
Le ricerche di Perucca riguardarono diversi aspetti, sia teorici sia sperimentali, dell’ottica, dell’elettromagnetismo, delle pellicole sottili e della metrologia.
Le prime ricerche, risalenti al 1911, ebbero come oggetto lo stato di polarizzazione della luce. Rivestiva allora particolare interesse lo studio della polarizzazione ellittica, il caso più generale. Per misurare in modo più sensibile i parametri della luce polarizzata ellitticamente, Perucca, a partire dal 1913, migliorò più volte uno strumento inventato dal cristallografo Auguste Bravais, composto da due lamine quarto d’onda sovrapposte di materiali birifrangenti, noto oggi come bilama di Bravais-Zakrzewski-Perucca. Lo strumento di Perucca richiedeva la produzione di una lamina di mica di spessore uniforme di 5 micron; le lamine così costruite furono molto apprezzate dai costruttori tedeschi di strumenti ottici (Sull’analizzatore ellittico di Bravais-Zakrzewski, in Il Nuovo cimento, 1913, VI, pp. 179-193; Nuova costruzione del rivelatore ellittico di Bravais, ibid., 1934, XII, n. 10, pp. 701-707; A simplified half-shadow elliptic detector of the Bravais biplate type, in Journal of scientific instruments, 1935, XII, n. 1, p. 8).
L’analisi tramite polarimetri del potere rotatorio delle sostanze chimiche otticamente attive permetteva la determinazione della loro struttura stereochimica, necessariamente enantiomera (chirale). Le ricerche di Perucca su questo argomento lo portarono ad anticipare in parte risultati attribuiti in seguito ad altri scienziati. Dal 1914 Perucca si interessò alle proprietà ottiche del quarzo ametista e volle riprodurre uno studio del suo potere rotatorio (Über zirkularen Dichroismus des Amethysts, in Annalen der Physik, 1945, XLV, pp. 463 s.).
Già dalla fine dell’Ottocento era stato osservato il diverso assorbimento delle componenti della luce polarizzata circolarmente (dicroismo circolare) del quarzo ametista, un enantiomero. Perucca fece uso di un cristallo chirale trasparente, il clorato di sodio, colorato con un racemo di un colorante organico blu per tessuti, il sale monosodico triarilmetano, otticamente non attivo. L’azione del clorato di sodio sul racemo permise a Perucca di osservare in tal modo un’attività ottica indotta su una sostanza otticamente non attiva, nota in seguito come effetto Pfeiffer, dal nome del chimico tedesco Paul Pfeiffer che la studiò nel 1932. In queste ricerche Perucca osservò anche l’adsorbimento in eccesso su cristalli chirali di una struttura enantiomera rispetto a quella speculare (adsorbimento enantioselettivo). Le ricerche sull’adsorbimento selettivo degli enantiomeri furono riprese dal chimico statunitense William A. Bonner nel 1974 e a lui attribuite (E. Perucca, Nuove osservazioni e misure su cristalli otticamente attivi, in Il Nuovo cimento, 1919, XVIII, pp. 112-154).
Il 16 ottobre 1923, Perucca venne immesso in ruolo come professore straordinario di fisica sperimentale alla Regia Scuola d’ingegneria di Torino con l’incarico delle esercitazioni, sulla cattedra precedentemente occupata dal professor Quirino Majorana, zio del fisico Ettore Majorana, trasferitosi all’Università di Bologna. Il 16 ottobre fu nominato professore ordinario e insegnò al Politecnico (nome assunto dall’ateneo il 2 giugno 1946) di Torino fino al 1960, per continuare come fuori ruolo fino alla sua morte.
Perucca si volse a ricerche di elettrostatica con misure molto raffinate dell’effetto Volta, la differenza di potenziale dell’ordine del volt che viene a crearsi nella zona di contatto tra due conduttori metallici diversi che si trovino alla stessa temperatura. S’impegnò nella misura ad alta precisione della differenza di potenziale tra molte coppie di metalli diversi. Non essendo chiaro se l’effetto Volta dovesse dipendere dalla presenza di pellicole gassose alla superficie dei metalli, egli mostrò sperimentalmente come tale effetto fosse dovuto solo ai metalli e potesse sussistere anche nel vuoto (Sur l’effet Volta dans le vide et dans les gaz très raréfiés, in Comptes rendus, 1921, CLXXIII, p. 551).
Vari fenomeni elettrici vennero correlati da Perucca all’effetto Volta: l’effetto Peltier (la generazione di una differenza di temperatura tra le giunzioni di una termocoppia generata da una corrente elettrica che scorre in essa), l’effetto fotoelettrico (l’emissione di una corrente elettrica da una superficie metallica illuminata opportunamente), l’effetto termoelettronico (l’emissione di una corrente elettrica da una superficie metallica riscaldata opportunamente). Le relazioni tra questi fenomeni erano, secondo lui, interpretabili con la teoria elettronica di Sommerfeld, basata sulla statistica di Fermi (Localizzazione dell’effetto Volta secondo Volta e secondo le più recenti teorie, in Il Nuovo cimento, 1930, VII, pp. 337-343, con G. Wataghin). Altre, numerose ricerche di questo periodo riguardarono la triboelettricità e un tipo di effetto fotoelettrico, detto di contatto o dello strato di sbarramento, da lui scoperto nel 1930 (Ist der Sperrschichtphotoeffekt ein Hallwachseffekt?, in Zeitschrift für Physik, 1931, LXXII, pp. 102-115, con R. Deaglio).
Le ricerche sui fenomeni di superficie impegnarono Perucca nella produzione di strati metallici sottili ottenuti sia per evaporazione sia per spruzzamento catodico. Queste tecniche trovarono successivamente applicazione nella produzione dei transistor.
Tutte le ricerche di Perucca, testimoniate da oltre duecento pubblicazioni, godettero della sua capacità di migliorare la strumentazione con innovazioni che permettessero il raggiungimento di sensibilità superiori a quelle usuali. Tra queste, oltre alla bilama di Perucca, l’elettrometro a paletta di Perucca del 1935 e, tra gli altri, gli sferometri per il quarto d’onda acromatico (1918), un reometro per corrente alternata (1921), un fotometro senza schermo (1926), un elettrometro (1927), un flessimetro registratore (1929), un condensatore elettrico (1930), un elettrometro a emicicli (1931), un elettrometro a binanti (1931), il dilatometro compensato a lettura diretta (1940), un voltmetro a corrente continua per alte tensioni (1943).
L’attenzione di Perucca alla precisione delle misure era strettamente connessa ai suoi interessi per la metrologia, che traspare non solo dalle numerose opere da lui scritte su questo tema e dai suoi testi didattici, ma anche dalla sua partecipazione attiva a organismi nazionali e internazionali come il Comité international des poids et mesures (CIPM).
Come esperto del CIPM, Perucca propose una nuova definizione della scala delle temperature assolute, l’utilizzo del bes come unità di misura della massa al posto del chilogrammo campione, e la razionalizzazione delle grandezze fisiche per eliminare i fattori moltiplicativi irrazionali nell’elettromagnetismo, introducendo nelle equazioni dimensionali anche il radiante e lo steradiante, per la misura rispettivamente degli angoli piani e solidi. Insieme a Gustavo Colonnetti si impegnò nel progetto di un Istituto metrologico italiano; furono così fondati nel 1955 l’Istituto dinamometrico italiano e nel 1957 l’Istituto termotecnico italiano, primi nuclei del futuro Istituto metrologico del Consiglio nazionale delle ricerche.
Nell’insegnamento della fisica sperimentale Perucca si caratterizzò per l’importanza annessa all’osservazione dei fenomeni naturali. Per questo motivo non inserì nel suo trattato (Fisica generale e sperimentale, Torino 1932-34, a cui seguirono altre sette edizioni) la teoria della relatività, che presentava alcuni aspetti a suo parere non confacenti alla sua impostazione didattica. Insistette inoltre nell’abbondante utilizzo del calcolo matematico e sulla necessità della precisa definizione delle grandezze fisiche e delle unità di misura. Due altre sue opere di grande diffusione furono le Lezioni di fisica sperimentale (Torino 1936) e il Dizionario tecnico industriale enciclopedico (Torino 1937) in due volumi, da lui compilato con Giuseppe Albenga. Curò inoltre il Dizionario d’ingegneria (Torino 1951-56) in cinque volumi.
Come quasi tutti i docenti universitari italiani, pur essendo antifascista, anche Perucca giurò fedeltà al fascismo in base al r.d. del 28 agosto 1931. Quando, l’8 settembre 1942, la sede di via dell’Ospedale 32 fu parzialmente distrutta dai bombardamenti, Perucca recuperò tra le macerie gli strumenti ancora intatti e li trasportò al Castello del Valentino, storica sede del Politecnico, per continuare le attività didattiche e di ricerca.
Nel 1946 fu eletto preside della facoltà di ingegneria del Politecnico di Torino. In seguito alla prematura morte di Pietro Enrico Brunelli, il 12 maggio 1947 fu eletto direttore (carica corrispondente a quella di rettore) dello stesso ateneo, incarico che ricoprì fino al 31 ottobre 1955. Negli anni della sua direzione, il Politecnico torinese godé del suo notevole impegno per farlo risorgere dalle distruzioni della seconda guerra mondiale. Grazie all’aiuto dell’Unione industriale, ottenne dal Comune di Torino un terreno in corso Duca degli Abruzzi per ospitare la nuova sede. Personalmente si occupò del trasferimento del suo laboratorio dal Castello del Valentino, per poi lasciarne la direzione al suo successore, Giuseppe Lovera.
Perucca fu attivo nell’opera di ricostruzione della scienza italiana anche a livello nazionale. Con Edoardo Amaldi e Gilberto Bernardini fu promotore della fondazione, l’8 agosto 1951, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, per il coordinamento delle attività di ricerca in fisica nucleare e subnucleare degli atenei di Milano, Padova, Roma e Torino.
Fu socio dell’Accademia delle Scienze di Torino (socio nazionale dal 1930, presidente 1957-61), dell’Accademia dei Lincei (socio nazionale dal 1946 e vicepresidente 1964-68), dell’Accademia Gioenia di Catania, dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Fu membro del Consiglio nazionale delle ricerche al cui interno ricoprì gli incarichi di presidente di vari comitati, membro di varie commissioni dell’Unione internazionale di fisica pura e applicata, presidente di diversi comitati italiani e internazionali per l’illuminazione, membro del Conseil de la Société française de physique, consigliere onorario della Institución Fernando el Católico di Saragozza.
Morì a Roma il 6 gennaio 1965.
A pochi mesi dalla morte gli venne riconosciuta la laurea ad honorem in ingegneria elettrotecnica «per avere illustrato l’ingegneria italiana con l’opera didattica, con le pubblicazioni scientifiche e tecniche, in particolare quelle sulla elettrologia, e con l’attività nel campo internazionale della metrologia, nonché a riconoscimento delle benemerenze da Lui acquisite nella realizzazione della nuova sede del Politecnico di Torino». Il diploma venne consegnato al figlio, l’ingegnere Antonio Perucca, il 6 novembre 1965.
Fonti e Bibl.: Ampia documentazione relativa all’attività scientifica di Perucca è conservata presso l’Archivio dell’Accademia nazionale dei Lincei (cfr. Accademia nazionale dei Lincei. Inventario dell’archivio (1944-1965), a cura di P. Cagiano de Azevedo, Roma 2013, passim).
G. Wataghin, E. P. (1890-1965), Roma 1966; Mezzo secolo di fisica per gli ingegneri: l’insegnamento di E. P. al Politecnico di Torino (catal.), a cura di A. M. Sassi Perino, Torino 1990; B. Kahr et al., Turinese Stereochemistry: E. P.’s enantio-selectivity and Primo Levi’s asymmetry, in Angewandte Chemie international edition, 2009, vol. 48, n. 21, pp. 3744-3748.