MODIGLIANI, Elio
– Nacque a Firenze il 13 giugno 1860, da Angiolo e Sofia Coen; la cospicua situazione finanziaria della famiglia lo esimerà in seguito da precise attività professionali, permettendogli di dedicarsi ai propri interessi.
La sua propensione molto precoce per l’osservazione naturalistica e lo studio degli animali, testimoniata in scritti autobiografici, non fu inizialmente assecondata dalla famiglia, che avrebbe voluto avviarlo alla carriera forense o diplomatica. Per questo il M. si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Pisa, frequentandovi il primo anno di corso e spostandosi poi a Genova e a Pavia. Ciò nonostante, con l’incoraggiamento e l’appoggio del cugino Arturo Issel, illustre geologo dell’ateneo genovese, il M. coltivò parallelamente i suoi interessi scientifici, in particolare quelli per la paleontologia, ottenendo un primo importante risultato nel 1880 con l’esplorazione della grotta di Bergeggi, in Liguria, dove portò alla luce un sepolcreto neolitico con gli scheletri pressoché intatti di 6 individui oltre a interessantissimi utensili in terracotta e selce, successivamente depositati presso il Museo universitario di Genova e quello di Antropologia di Firenze (Ricerche nella grotta di Bergeggi [Savona]. Lettera al professore Paolo Mantegazza, in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, XVI [1886], pp. 407-412).
Grazie all’importanza di questa scoperta e all’interessamento e all’amicizia di studiosi di fama, come O. Beccari, G. Doria, lo stesso Issel e P. Mantegazza, nel gennaio 1881 il M. fu eletto membro della Società italiana per l’antropologia e la etnologia con sede a Firenze, alla quale restò profondamente legato per tutta la vita.
Dopo la laurea, conseguita brillantemente nell’ateneo pisano nel 1883, il M. ottenne dalla famiglia il permesso di dedicare almeno un anno alla preparazione scientifica e alle ricerche preliminari per una possibile spedizione nel Sudest asiatico. Questo periodo di formazione rappresentò per lui un momento fondamentale, per la specificità degli studi intrapresi e la qualità dei luoghi nei quali esso si svolse, Firenze e Genova, i più avanzati centri di ricerca scientifica nell’Italia postunitaria, che gli permisero di mettere a punto una precisa metodologia di indagine.
A Genova infatti il M. frequentò a lungo i laboratori del Museo civico di storia naturale fondato da Doria, dove apprese, oltre alle tecniche di conservazione degli esemplari naturalistici, un metodo di raccolta delle collezioni zoologiche basato sull’accumulo quantitativo di esemplari simili, rivelatosi particolarmente utile nell’applicazione alle collezioni etnografiche. Presso l’Istituto idrografico della R. Marina di Genova, inoltre, si istruì sull’uso del sestante e sulle pratiche di rilevamento topografico. A Firenze, sotto la guida di Mantegazza ed E.H. Giglioli, il M. ebbe modo di acquisire le conoscenze necessarie per affrontare lo studio antropologico ed etnografico con rigorosa disciplina: dai rilievi antropometrici, allo studio dei costumi, alla documentazione fotografica dei luoghi e delle persone.
Trascorse poi un periodo importante di preparazione nei musei scientifici delle principali capitali europee, in particolare in Olanda, dove ebbe modo di aggiornarsi sulla letteratura scientifica più recente sulla regione indonesiana. Infine, nel 1886, il M. partì per la sua prima spedizione all’isola di Nias, davanti alle coste occidentali di Sumatra, affrontando completamente a proprie spese i costi dell’impresa.
La scelta della destinazione, probabilmente ispirata da Beccari, che aveva compiuto nell’arcipelago malese alcune importanti spedizioni, riflette un interesse crescente, in particolare tra gli esploratori italiani. Sebbene non del tutto estraneo ai nascenti progetti coloniali nazionali, il Sudest asiatico rappresentava una frontiera geografica scientificamente molto rilevante, sulla scia delle ricerche intraprese da A. Russel Wallace, che vi aveva elaborato la sua teoria sull’evoluzione distintamente da Ch. Darwin. Il soggiorno a Nias, di oltre 6 mesi, si svolse a stretto contatto con le popolazioni locali e permise al M. di accumulare una grandissima messe di informazioni di carattere naturalistico (sulla geologia e la morfologia del suolo, sul clima, sulle diverse specie zoologiche e botaniche) e antropologico, ma soprattutto etnologico (sull’organizzazione sociale, il ruolo della donna, i miti e le credenze religiose, la lingua), presentate in numerose pubblicazioni (Escursione nell’isola Nias [a ovest di Sumatra]. Lettera di E. Modigliani al prof. A. Issel, in Bollettino della Società geografica italiana, XXIII [1886], pp. 781-787, 854-862; Il Cota Ragià e l’isola di Nias. Lettera di Elio Modigliani al prof. Issel, ibid., XXIV [1887], pp. 24-35; L’isola di Nias. Note geografiche del socio Elio Modigliani, ibid., 8-9, pp. 595-609, 694-717; La donna Nias nella famiglia e nella società, in Nuova Antologia, 1° sett. 1889, pp. 63-87; Materiali per lo studio della fauna erpetologica dell’isola di Nias, in Annali del Museo civico di storia naturale, XXVII [1889], pp. 113-124; Les boucliers des Nias, in Internationales Archiv für Ethnographie, II [1889], pp. 214-217). Venne poi un’ampia e partecipata sintesi (Un viaggio a Nias, Milano 1890), uno dei primi esempi compiuti di monografia etnografica moderna, quale stava cominciando ad affermarsi tra i ricercatori sul campo inglesi.
Al ritorno in Italia nel 1887 la Società geografica italiana, che aveva pubblicato nel Bollettino alcuni suoi resoconti di viaggio indirizzati a Issel, elesse il M. tra i propri soci, mentre il Civico Museo di storia naturale di Genova e il Museo antropologico di Firenze accoglievano con gratitudine il dono delle imponenti collezioni da lui raccolte.
Appena tre anni più tardi, nell’autunno del 1890, prese avvio la seconda spedizione del M. nell’arcipelago indonesiano, con destinazione la regione interna dell’isola di Sumatra abitata dai Batak, popolazione indipendente e irriducibile alla dominazione olandese.
Nonostante l’opposizione delle autorità coloniali, con la guida di un capo indigeno ribelle, si spinse nelle terre ancora inesplorate della regione del lago Toba, tra l’altro individuandone uno degli emissari principali. Successivamente, costretto dalle autorità olandesi a sospendere le sue esplorazioni in luoghi ostili, il M. si diresse all’isola di Engano, per una spedizione esplorativa commissionatagli dalla Società geografica di Batavia. Il soggiorno sull’isola non durò a lungo, per un attacco di malaria che lo indusse a rientrare in Italia alla fine del 1891, ma fu comunque sufficiente per un importante lavoro sul campo che diede origine a vari saggi (Il lago Toba e il paese dei Batacchi nell’isola di Sumatra, in Bollettino della Società geografica italiana, XXVIII [1891], 3-4, pp. 201-226; E. M. fra i Batacchi indipendenti, ibid., 5, pp. 367-384; Tra il lago Toba e Bandar Pulo, ibid., 7-8, pp. 588-606, 633-664), di nuovo sfociati in una monografia (L’isola delle donne, Milano 1894). Sulla spedizione al lago Toba il M. tenne una acclamata conferenza a Roma il 6 febbr. 1892, alla presenza della regina Margherita, il cui testo fu prontamente pubblicato in occasione del I congresso geografico italiano (Tra i Batacchi indipendenti, Roma 1892).
Nel settembre del 1893 il M. partì per la sua ultima spedizione, con l’intenzione di esplorare l’arcipelago delle Mentawai, di fronte alle coste meridionali di Sumatra. Ma la difficile accoglienza da parte delle popolazioni indigene e una grave infezione, contratta probabilmente a causa di un tatuaggio fatto per entrare in relazione con loro, resero anche questa missione più breve del previsto e lo costrinsero a rientrare rapidamente in Italia, dopo aver soggiornato per pochi mesi nell’isola di Sìpora. L’insuccesso di questa spedizione, di cui scrisse solo brevi memorie fino agli anni più tardi della sua esistenza, segnò la fine della stagione dei viaggi esplorativi (E. M. alle isole Mentawai. Lettera al marchese Giacomo Doria presidente della Società geografica italiana, in Bollettino della Società geografica italiana, XXXI [1894], 8, pp. 543-548; Materiale per lo studio dell’isola di Sipora [Mentawai]. Nota del socio d’onore dott. E. Modigliani, ibid., XXXV [1898], 5, pp. 256-299; Appunti etnologici su Sipora [arcipelago Mentawai], in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, LX [1930], pp. 27-75).
Da quel momento il M., trasferitosi definitivamente a Firenze, si dedicò a ordinare le sue collezioni in vista del loro passaggio al locale Museo di antropologia, che le acquistò nel 1906 al «prezzo di favore» di 12.000 lire. L’insieme di queste collezioni e di quelle già depositate in precedenza costituisce uno dei corpus più rilevanti del Museo, e dei più significativi – per certi versi unico – tra le collezioni presenti nelle istituzioni scientifiche europee. Si compone di circa 2000 oggetti, che documentano i diversi aspetti della cultura indigena: l’abbigliamento, il commercio, la guerra, l’abitazione, gli oggetti di culto. A esso si aggiungono un grande numero di reperti antropologici (crani, scheletri, calchi in gesso) e un’importante collezione di fotografie, i cui negativi originali si conservano nell’Archivio del Museo. Queste collezioni furono oggetto fin dal principio dell’interesse degli studiosi e hanno dato origine a un notevole numero di ricerche, tra le quali in particolare quella di A. Kraus sugli strumenti musicali di Nias (Di alcuni strumenti musicali portati dall’isola di Nias dal dottore E. M., in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, XVIII [1888], pp. 161-168) e altre di I. Danielli (Studio craniologico sui Nias, ibid., XXI [1891], pp. 66-136, 275-312; Crani ed ossa lunghe di abitanti dell’isola d’Engano portati dal dott. E. M. studiati dal dottor Iacopo Danielli, ibid., XXIII [1893], pp. 402-433).
Ancora più rilevanti, sebbene meno centrali rispetto agli interessi del M., le collezioni zoologiche depositate presso il Museo civico di storia naturale di Genova. Si tratta di svariate migliaia di esemplari di insetti, mammiferi, uccelli e rettili, tra i quali almeno un migliaio le specie riconosciute come nuove per la scienza. Lo stesso M. scrisse nel 1909 una relazione sull’insieme dei risultati zoologici delle sue esplorazioni (Viaggio del dr. E. M. in Malesia. Riassunto generale dei risultati zoologici, Genova 1909).
Per l’insieme delle sue spedizioni il M. fu certamente uno dei più celebri viaggiatori italiani dell’Ottocento e una figura emblematica del contesto culturale e scientifico dell’Italia postunitaria, nella quale l’indirizzo nascente di una politica coloniale conviveva ancora con uno spirito di solidarietà postrisorgimentale nei confronti delle popolazioni indigene sottomesse. La sua stessa pratica antropologica sul campo, caratterizzata da un relativismo empirico per certi versi anticipatore di modelli di ricerca più recenti, si mosse in questa situazione liminare, alternando momenti di grande partecipazione e rigide chiusure.
Negli anni successivi al ritorno definitivo in Italia il M. frequentò assiduamente il Museo antropologico e la cerchia di studiosi riuniti intorno a Mantegazza e alla Società antropologica da lui fondata. In questa ricoprì negli anni importanti cariche, divenendone vicepresidente insieme con Giglioli nel 1901, e poi nuovamente per il biennio 1909-11. Ne assunse infine la presidenza alla morte di Mantegazza, nel 1910. Nel biennio di presidenza propose e portò ad approvazione una drastica trasformazione in senso «democratico» della Società.
Contemporaneamente, i suoi interessi scientifici si orientarono in due direzioni. Da una parte, fu tra i primi sostenitori dell’iniziativa di A. Mochi e L. Loria di creare una collezione di oggetti etnografici italiani, per la quale donò nel 1903 la sua personale raccolta di manufatti della Val d’Aosta, primo nucleo del futuro Museo di etnografia italiana. Dall’altra, il suo antico interesse per la paleontologia lo indusse a costituire, insieme con Mochi e il barone C.A. Blanc, un Comitato per le ricerche di paleontologia umana in Italia, del quale fu eletto presidente nel 1913.
Tra gli altri lavori del M. si annoverano: Piccolo contributo alla conoscenza dei canti popolari malesi, in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, XXXI (1901), pp. 381-401; Presentazione di oggetti etnografici valdostani, ibid., XXXIII (1903), pp. 619-621; Il tatuaggio degli indigeni dell’isola Sipora, Arcipelago Mentawai, ibid., XL (1910), pp. 450-454; Adunanza speciale - Orazione funebre per Paolo Mantegazza, ibid., pp. 485-491; Bilancio del biennio di presidenza della Società italiana di antropologia ed etnologia, ibid., XLII (1912), pp. 396 s.; L’opera del Comitato di paleontologia umana nel 1913, ibid., XLIV (1914), pp. 14-21.
Il M. sposò dapprima Anna Conti e poi, rimasto vedovo, Ida Barbetti, con la quale ebbe due figli.
Morì a Firenze il 6 ag. 1932. Fu seppellito nel cimitero dell’Antella, sulle colline intorno alla città.
Fonti e Bibl.: P. Mantegazza, Notizie sui viaggi in corso di E. M. e di Lamberto Loria, in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, XXI (1891), pp. 418, 422; E. Regalia, Seduta speciale in onore di E. M., ibid., XXII (1892), pp. 575 s.; E.H. Giglioli, The ethnographical collections formed by Dr. E. M. during his recent explorations in central Sumatra and Engano, in Internationales Archiv für Ethnographie, VI (1893), pp. 109-131; O. Roux, Infanzia e giovinezza di illustri italiani contemporanei. Memorie autobiografiche di letterati, artisti, scienziati, uomini politici, patrioti e pubblicisti …, III, Scienziati, Firenze 1910, pp. 221-232; N. Puccioni, Necrologio di E. M., in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, LXII (1932), pp. 5-11; D. Vinciguerra, E. M.: cenni biografici, in Annali del Museo civico di storia naturale, LVI (1933), pp. 122-129; R. Gestro, E. M. e le sue raccolte zoologiche, ibid., pp. 143-154; S. Puccini, E. M.: esplorare, osservare, raccogliere nell'esperienza di un etnografo dell’Ottocento, in La Ricerca folklorica, XVIII (1988), pp. 25-40; C. Chiarelli, E. M.: viaggiatore e naturalista sulla rotta delle meraviglie. Nias, Sumatra, Engano, Mentawai, 1886-1894. Lo sguardo, il racconto, la collezione, Firenze 2002.