STILONE, Elio (L. Aelius Stilo Praeconnus)
Nacque l'anno 154 a. C. a Lanuvio da famiglia equestre e morì dopo l'anno 90. Fu il primo filologo romano che meritasse questo nome e che potesse gareggiare coi grandi grammatici greci. Visse a Roma sia insegnando (e i suoi maggiori scolari furono Cicerone e Varrone), sia scrivendo orazioni per i suoi amici dell'aristocrazia romana (p. es.: Q. Cecilio Metello Nepote, Q. Servilio Cepione, Q. Pompeo Rufo, c. Aurelio Cotta). Era l'amico intimo di Q. Metello Numidico e l'anno 100 lo accompagnò nell'esilio e poi ne pubblicò le opere. Seguì la filosofia stoica e ne subì l'influenza nel campo degli studi grammaticali.
La sua operosità letteraria fu molteplice. Interpretò i Carmi Saliari, studiò le commedie di Plauto e ne riconobbe come genuine venticinque, scrisse un Commentarius de proloquiis. A queste opere se ne devono aggiungere altre di carattere grammaticale, storico, antiquario, di cui non conosciamo i titoli, se non si vuole accettare l'ipotesi del Mentz, che gli attribuì ancora una sola grande opera lessicografica; certo egli commentò le leggi delle XII Tavole, ma non sappiamo se questa costituisse un'opera a sé. Della sua grande autorità fra i contemporanei testimonia il fatto che Celio Antipatro gli dedicò la sua opera storica. Egli esercitò influenza su Varrone e più tardi su Verrio Flacco.
I pochi frammenti che ci restano di St. sono stati raccolti da parecchi e ultimamente da G. Funaioli, Gram. Fragm., p. 57.