ELISABETTA Farnese, regina di Spagna
ELISABETTA (Isabel) Farnese, regina di Spagna - Nacque in Parma dal principe Odoardo e da Dorotea Sofia di Neuburg il 25 ottobre 1692, morì a Madrid l'11 luglio 1766. Fece il suo ingresso nella vita politica europea il 16 settemhre 1714, allorché nella sua città natale sposò per procura Filippo V di Spagna. A combinare il suo matrimonio col re, vedovo della prima moglie Maria Luigia di Savoia, era stato l'Alberoni, il quale, per far cadere la scelta su di lei, molto abilmente aveva sfruttato tanto l'indifferenza del monarca, quanto l'assoluta volontà della principessa Orsini, dominatrice a corte, di dare al re come consorte una donna che, pronta a riconoscere il suo potere, le fosse devota per la preferenza accordatale: e la Farnese, educata in una piccola corte e per di più, a quanto pare, con metodi rigorosi e severi, e ritenuta una debole anima femminile, doveva sembrarle una regina ideale. L'incontro fra le due dame avvenne in Fadraques il 25 dicembre; e la Orsini, che, informata troppo tardi dell'effettiva natura della sovrana, si era tuttavia preparata alla resistenza, fu battuta in pochi minuti: la Farnese, che l'11 dicembre in Pamplona aveva avuto dall'Alberoni un ampio e minuto resoconto della situazione spagnola, giunta dinnanzi alla rivale, dopo poche ed aspre parole la licenziò dal suo servizio. Superate poi le deboli resistenze del marito, sorpreso per l'audace gesto della moglie che ancora non conosceva, e rese vane le abili manovre della Orsini appoggiata dalla Francia, ella sostenne fermamente la politica dell'Alberoni, il quale trovò in lei un valido aiuto sino a pochi giorni prima della propria catastrofe; e la riconobbe "consumata nelle arti più fini di regnare" e "scaltra come una zingara". Allorché per volontà sua Filippo V ritornò sul trono dopo il breve regno di Luigi I, ella divenne la vera dominatrice di suo marito e della Spagna, sostituendosi del tutto al monarca, sconvolto da frequenti crisi di melanconica tristezza. Rimasta vedova nel 1747, si ritirò a S. Ildefonso, strettamente sorvegliata dal figliastro Ferdinando VI; e ritornò a dimorare nel Palazzo reale, ma ormai senza autorità, soltanto quando suo figlio, Carlo III, divenuto re, la nominò reggente.
Gravi giudizî sono stati dati sulla sua politica, che parve rovinosa per lo stato tanto agli occhi della Spagna, quanto a quelli dei contemporanei del resto dell'Europa. Nel suo regno fu poco amata. Senza dubbio, tutta la sua politica sembrò esclusivamente dominata, più che dall'interesse per il bene del suo stato, da uno sconfinato amore materno: ché, per assicurare dei troni ai suoi figli, meno fortunati di quelli del primo letto di Filippo V, ella trascinò la Spagna nelle guerre di successione polacca ed austriaca, ottenendo sì per Carlo i regni di Napoli e di Sicilia e per Filippo il ducato di Parma e Piacenza, ma immiserendo il proprio regno. Tuttavia è da notare che, alunna, come dicemmo, dell'Alberoni, ella ne continuò la politica di conquiste, che avrebbe dovuto restituire alla Spagna il primato europeo già da molti anni perduto; e, più fortunata del suo maestro, riuscì a sottoporre all'influenza spagnola buona parte dell'Italia. Tanto quello dell'Alberoni quanto il suo furono gli ultimi tentativi compiuti per svegliare la Spagna dei Re Cattolici e di Carlo V dal letargo in cui era caduta: se il paese, incapace di sopportare il peso di una politica a grande sviluppo, finì per esaurirsi del tutto nello sforzo, non fu esclusiva colpa dei suoi ultimi grandi reggitori, schiavi di una tradizione locale che continuava ad assegnare al paese programmi imperialistici; come non fu colpa di Elisabetta se, appena qualche anno dopo la sua scomparsa, tanto nei regni di Napoli e di Sicilia quanto nel ducato di Parma e Piacenza all'influenza spagnola si sostituì l'austriaca, distruggendosi così anche gli ultimi appariscenti effetti dell'opera sua.
Bibl.: Memoirs of Elizabeth Farnese, Londra 1746; M. de Saint-Philippe, Mémoires pour servir à l'histoire d'Espagne sous le règne de Philippe V, Parigi 1756; A. Professione, G. Alberoni dal 1708 al 1714, Padova 1890; id., Il ministero in Ispagna e il processo del card. G. Alberoni, Torino 1897; A. Baudrillart, Philippe V et la cour de France, Parigi s. a. 5 volumi; E. Bourgeois, Alberoni, M.me des Ursins et la reine Élisabeth, Parigi 1891; E. Armstrong, E. Farnese, Londra 1892; P. Castagnoli, Il card. G. Alberoni, I e II, Piacenza 1929-30.