TEOTOCHI (Te¿t¿¿¿¿), Elisabetta
TEOTOCHI (Θεοτόκης), Elisabetta. – Nacque a Corfù il 30 aprile 1760 dal conte Antonio e dalla nobildonna Nicoletta Veja.
Ebbe tre fratelli: Zorzi (1753-1818), Nicolò (1756-1785) e Alvise (1766-1828). I Teotochi furono filoveneziani, servirono la Repubblica come soldati e amministratori, ottenendo da Venezia l’iscrizione nel Libro aureo della nobiltà. Dalla metà del Settecento furono in gravi difficoltà economiche, ma serbarono un ruolo socialmente e politicamente ragguardevole nella società coloniale veneziano-corcirese.
Testimoniando nel 1795 nella causa canonica di annullamento delle prime nozze della figlia, il conte Antonio (1724-1812) confermò d’essere stato il primo educatore e precettore della giovane e di averla introdotta alla vita sociale insulare. Elisabetta studiò con Alberto Zaramellini (1738-1794), professore di filosofia dello Studio patavino, presente a Corfù nel quinquennio 1770-75; prese lezioni di lingua e letteratura francese da un abate Zannini del quale non si sa molto.
Appena quattordicenne Elisabetta s’innamorò di Domenico Pizzamano – un patrizio in servizio a Corfù come sopracomito – che la chiese in sposa. La penuria di risorse da destinare alla dote e la cattiva fama del pretendente, inviso soprattutto alla contessa Nicoletta perché dedito al gioco, indussero il padre a non acconsentire al matrimonio. A Elisabetta fu perciò praticamente imposto di sposare Carlo Antonio Marin (1745-1815), cadetto di una famiglia patrizia antica ma povera, dal 1771 in servizio a Corfù come sopracomito. Il matrimonio fu celebrato a Corfù il 10 aprile 1776. Dall’unione nacque, il 3 gennaio 1777, Giovanni Battista. Nel 1778 Marin rientrò a Venezia con moglie e figlio. Nel 1779 i coniugi si trasferirono a Salò, dove Marin assunse l’ufficio di provveditore. Nel 1782 il patrizio fu chiamato a far parte della Quarantia civile vecchia, organo giurisdizionale di seconda istanza. L’accesso a questa magistratura favorì la nascita dell’amicizia con Lauro Querini e fornì una spinta decisiva all’ascesa dei coniugi Marin, che si videro introdotti nei salotti e nei luoghi della sociabilità elitaria veneziana.
L’entusiasmo di Teotochi e la decisa contrarietà di Marin alla vita mondana aggravarono la sua insofferenza per il marito. La dimestichezza con Lauro Querini implicò naturalmente l’entrata in rapporti anche con lo zio di questi, il volterriano e riformatore Angelo Querini, figura chiave del secondo Settecento veneziano. La frequentazione della villa queriniana di Altichiero presso Padova, la conseguente ammissione alla società delle villeggiature in Terraferma e ai circoli esclusivi della Dominante, le ‘idee di Francia’, il riformismo di Scipione Maffei consolidarono l’eclettismo di Teotochi, la quale nel 1782 aprì il suo primo salotto che, con vari cambi di sede, fu la più longeva ‘istituzione’ del suo genere a Venezia fino all’apogeo della Restaurazione. In quattro decenni ospitò nelle sue residenze i Querini, Giustiniana Wynne, Ippolito Pindemonte, Aurelio de Giorgi Bertola, Saverio Bettinelli, Costantino Zacco, Stefano Arteaga, Melchiorre Cesarotti, Ugo Foscolo e Luisa di Stolberg, contessa d’Albany, Dominique Vivant Denon, ma anche i protoromantici e romantici George Gordon Byron, Walter Scott e François-Auguste-René de Chateaubriand. Il «circolo veneziano della Teotochi Albrizzi» diventò in breve tempo «l’arcisalotto ideale di quegli anni» (Graziosi, 2004, p. 88). Nel 1784 Teotochi conobbe Pindemonte, la cui presenza-guida fu per lei fondamentale. Nacque in questa intersezione anche il nome Isabella, affiorato come «licenza poetica» di Pindemonte, codificata però da Bertola. Teotochi visse innamoramenti profondi (Pindemonte, Foscolo, Tomaetto Soranzo, Vivant Denon) e, spesso contemporaneamente, volubili avventure prive di segno: tra Venere e Minerva, come in una lettera dell’11 marzo 1787 le scrisse il raguseo Michele Sorgo, ossia Miho Sorkočević (Favaro, 2003, p. 43).
Teotochi fu sempre interpretata in oscillazione tra «l’originale e il ritratto», «tra le lodi dei contemporanei e la crudezza dei giudizi dei posteri» a seconda dell’orientarsi del giudizio «ora a favore dell’ingegno, ora della bellezza» (Giorgetti, 1992, p. 3). A conferma di questa originaria duplicità basti ricordare che la raccolta di scritti elogiastici che amici ed estimatori precocemente le dedicarono nel 1792 fu intitolata, non a caso, L’originale e il ritratto.
Quando il marito nel 1793 andò procuratore a Cefalonia e Itaca, Teotochi si rifiutò di seguirlo e poco dopo chiese l’annullamento canonico del matrimonio, che, dopo una complessa storia di ricorsi e pronunce, ottenne nel 1795, anche grazie all’influenza dell’inquisitore di Stato e membro del Consiglio dei dieci, Iseppo Albrizzi (1750-1812), del quale probabilmente era già l’amante. Tra il successivo rafforzamento del legame con Albrizzi e il lento naufragio della lunga relazione sentimentale con Vivant Denon, Teotochi non si negò all’iniziazione del diciannovenne Foscolo, del quale si promise «amante per cinque giorni, ma amica per tutta la vita» (U. Foscolo, Il sesto tomo dell’io, 1803, Torino 1993, p. 39).
Sposato Albrizzi il 28 marzo 1796, Teotochi intraprese un viaggio – a Ferrara, Bologna, Firenze, Pisa e Roma – che le servì ad ampliare la cerchia delle amicizie e arricchire le sue conoscenze storico-artistiche: a Roma ebbe luogo un altro dei suoi incontri decisivi, quello con Antonio Canova. Nel 1798, questa volta con suo marito, compì un breve viaggio, durante il quale tenne un diario solo recentemente pubblicato (Diario di viaggio e visita di Firenze, a cura di C. Giorgetti, 1992; Capitoni, 2011). Dal matrimonio tra Albrizzi e Teotochi nacque a Padova il 26 agosto 1799 Giovanni Battista Giuseppe, detto Giuseppino.
Nel 1798 Teotochi compose il suo primo scritto, Risposta della contessa Albrizzi all’abate Arteaga, una disputatio a proposito della Mirra di Vittorio Alfieri che, scritta sotto la guida di Pindemonte, conobbe un’ampia circolazione nei salons non solo veneziani ben prima di uscire a stampa nel 1803. I salotti fornirono a Teotochi il suo più felice e riuscito piano di proiezione. Tra salotti e ridotti Teotochi affinò la vocazione e il gusto a un carteggiare polivalente, in cui lettere d’amore o di pettegolezzi si intrecciavano e avvicendavano con altre che in forma epistolografica svolgevano la funzione di circolari d’argomento artistico-culturale. Alla trama delle lettere ben presto Teotochi affiancò quella dei ‘ritratti’, altra fortunata istituzione dell’universo dei salotti. Nel 1807 raccolse sedici quadretti di parole in forma di biografie interiori e interiorizzate, senza essere intimistiche, nel volume Ritratti.
Alla filigrana dei Ritratti innervò non solo la sua attualità, ma anche la sua ‘poetica’, presto scaltritasi in un vero e proprio canone dell’immedesimazione e del rispecchiamento autobiografico. Il successo dei Ritratti fu ampio e costante, tanto da indurre l’autrice a progressivi incrementi che la portarono a raccogliere 24 profili nell’edizione definitiva del 1826.
Sul versante della critica d’arte fin dal 1794 Teotochi aveva progettato di scrivere su Canova, così partecipando alla fondazione della letteratura sul grande artista e sulla sua opera. Trascorse però un quindicennio prima che uscisse il suo libro, dedicato alle Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova (Firenze 1809). Da quel centinaio di pagine sarebbero nati, tra il 1821 e il 1824, i quattro volumi dell’edizione pisana definitiva.
Se è vero che, con Canova, Isabella fece mostra di «capacità critiche invero non eccezionali», quasi sempre restringendosi a farsi «onesta descrittrice», è altrettanto vero che al descrittivismo poetizzante si costrinse per una «imperturbabile fedeltà alla poetica neoclassica, che è il vero segno sotto il quale si svolge la sua attività di scrittrice» (Pizzamiglio, 1998, pp. 35 s.).
Le due citate opere principali di Teotochi, Ritratti e Opere, ebbero lunghe storie di rifacimenti, addizioni, arricchimenti e ampliamenti, come del resto impose l’intreccio dei rispecchiamenti realizzato dall’autrice. Morì a Venezia il 27 settembre 1836.
Opere. Risposta della contessa Albrizzi all’abate Arteaga, in Tragedie di Vittorio Alfieri da Asti, VI, Parigi 1803, pp. 31-55; Ritratti scritti da Isabella Teotochi Albrizzi, Brescia 1807; Ritratti..., seconda edizione accresciuta di un ritratto e di due lettere intorno la Mirra dell’Alfieri, Padova 1808; Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova descritte da Isabella Albrizzi nata Teotochi, Firenze 1809 (il volume fu proposto dallo stesso editore Molini e Landi con variazioni di formato, carta e veste editoriale nello stesso anno: in 12°, in-fol. con dedica a Giovanni Rosini, ancora in 12° con i caratteri di Firmin Didot, Pisa, nonché dalla Stamperia Valle di Venezia e ancora da Molini e Landi in Venezia); La testa d’Elena scolpita in marmo dall’impareggiabil Canova e da esso regalata ad Isabella Albrizzi nata Teotochi, Pisa 1812; Vita di Vittoria Colonna, in Vite e ritratti di illustri italiani, I, Padova 1812; Ritratto dell’abate Melchiorre Cesarotti, in Opere dell’Abate Melchiorre Cesarotti padovano, XL, Padova 1813, pp. CXXV-CXXX; La testa di Elena di Antonio Canova descritta dalla contessa Isabella Albrizzi, in Giornale enciclopedico di Firenze, V (1813), pp. 58-62; Ritratti..., terza edizione arricchita di cinque ritratti, di due lettere sulla Mirra di Alfieri e della Vita di Vittoria Colonna, Venezia 1816; Opere..., I-IV, Pisa 1821-1824 (ristampa anastatica a cura di M. Pastore Stocchi - G. Venturi, I, 1-2, II, 3-4, Bassano del Grappa 2003); Tavola d’altare rappresentante la deposizione di Cristo, in Giornale sulle scienze e lettere delle provincie venete, III (1822), pp. 261-266; Dodici statue e bassorilievi di Antonio Canova descritte dalla contessa Isabella Teotochi Albrizzi, Milano 1823; Dedalo e Icaro..., in Biblioteca Canoviana, ossia raccolta delle migliori prose e de’ più scelti componimenti poetici sulla vita, sulle opere ed in morte di Antonio Canova, I, Venezia 1823, pp. 34 s.; Teseo vincitore del Minotauro..., ibid., pp. 88 s.; Monumento sacro alla contessa D’Haro nata Santa Crux, ibid., pp. 241-243; Briseide consegnata da Patroclo agli Araldi..., Offerta delle Troiane..., Morte di Priamo..., ibid., II, pp. 102-107; La stessa [Ebe] descritta dalla contessa Albrizzi, Ercole fuorioso che saetta i propri figli da lui creduti quelli d’Euristeo, Perseo. Statua di marmo, ibid., IV, 1824, pp. 8 s., 111-116; Della vita e delle sculture di Antonio Canova, Milano 1824; The works of Antonio Canova in sculpture and modelling with a descriptions from the Italian of the countess Albrizzi and a biographical memoir by count Cicognara, I-II, London 1824-1828; Ritratti..., quarta edizione arricchita di due ritratti, di due lettere sulla Mirra di Alfieri e della Vita di Vittoria Colonna, Pisa 1826; Ritratto di Lord Byron scritto dalla contessa Isabella Albrizzi, in Ritratto di Lord Byron della contessa Isabella Albrizzi illustrato [da G. Rosini], Pisa 1826, pp. 7-25; Ritratto di Giustina Renier Michiel, in Non ti scordar di me. Strenna pel Capo d’Anno, ovvero pei giorni onomastici compilata per cura di A. C., Milano 1833, pp. 185-193; Diario di viaggio e visita di Firenze, a cura e con un saggio di C. Giorgetti, in Studi italiani, IV (1992), 8, pp. 127-173; Ritratti, a cura di G. Tellini, Palermo 1992; Vita di Vittoria Colonna, a cura di A. Chemello, Milano 2009. Fatta eccezione per alcune riedizioni dotate di introduzioni e apparati importanti, non si sono fornite in questa sede le indicazioni di tutte le ristampe, incluse quelle parziali con titoli editoriali mutati, successive al 1833, per le quali si rinvia a C. Giorgetti, Ritratto di Isabella. Studi e documenti su Isabella Teotochi Albrizzi, Firenze 1992, pp. 445-450.
Fonti e Bibl.: Verona, Biblioteca civica, Archivi di persone e di famiglia, Carteggi, bb. 190-199, Teotochi Albrizzi Isabella. Cinzia Giorgetti (Ritratto di Isabella, cit., pp. 283-435) ha censito 1502 lettere inviate da Teotochi ai suoi corrispondenti dal 1780 alla morte; dopo il 1992 sono diventati disponibili i seguenti fondi: Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Carte Teotochi Albrizzi; Lodi, Fondazione Maria Cosway, Archivio, Lettere, Teotochi Albrizzi Isabella. Una copia del fascicolo della causa di annullamento del matrimonio è in Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Manoscritti Provenienze Diverse, C 564, Atti del divorzio fra Isabella Teotochi e Carlo Antonio Marin (1794-1795).
Per la bibliografia critico-biografica fino al 2003: C. Giorgetti, Ritratto di Isabella, cit., pp. 467-479; A. Favaro, Isabella Teotochi Albrizzi. La sua vita, i suoi amori e i suoi viaggi, Udine 2003, pp. 240-246. Dell’ampia letteratura teotochiana qui si indicano solo i lavori ai quali la presente trattazione è debitrice: G. Pizzamiglio, Ugo Foscolo nel salotto di Isabella Teotochi Albrizzi, in Quaderni veneti, 1985, vol. 2, pp. 49-66; E. Bassi - L. Urban Padoan, Canova e gli Albrizzi tra ridotti e dimore di campagna del tempo, Milano 1989, pp. 73-157; V.M. Fonsato, Giudizi letterari di Isabella Teotochi Albrizzi nel carteggio inedito della Raccolta Piancastelli, tesi, McGill University, Montreal 1992, pp. 33-95; C. Giorgetti, Il ‘petit tour‘ di Isabella Teotochi Albrizzi, introduzione a I. Teotochi Albrizzi, Diario di viaggio e visita di Firenze, cit., pp. 117-126; G. Tellini, La parte nascosta del volto. I Ritratti di Isabella Teotochi Albrizzi, in I. Teotochi Albrizzi, Ritratti, Palermo 1992, pp. 7-54; F. Venturi, Settecento riformatore, V, L’Italia dei lumi, 2, La Repubblica di Venezia (1761-1797), Torino 1992, pp. 15-19, 155 s.; M.C. Gamba, I Ritratti di Isabella Teotochi Albrizzi, in Quaderni veneti, 1992, vol. 15, pp. 115-143; G. Pizzamiglio, Vita di un salotto veneziano tra fine Settecento e primo Ottocento, in E. Arnold et al., Gentildonne artiste intellettuali al tramonto della Serenissima, Venezia 1998, pp. 29-37; A. Chemello, La biografia come rispecchiamento. «La Vita di Vittoria Colonna» di Isabella Teotochi Albrizzi, in Geografie e genealogie letterarie. Erudite, biografe, croniste, narratrici, épistolières, utopiste tra Settecento e Ottocento, a cura di A. Chemello - L. Ricaldone, Padova 2000, pp. 115-135; F. Fedi, «L’originale e il ritratto (1792)». Strategie di una miscellanea, in Studi per Umberto Carpi. Un saluto di allievi e colleghi pisani, a cura di M. Santagata - A. Stussi, Pisa 2000, pp. 423-440; I. Pindemonte, Lettere a Isabella (1784-1828), a cura di G. Pizzamiglio, Firenze 2000; G. Pizzamiglio, Introduzione, ibid., pp. V-LVI; A. Chemello, Isabella Teotochi Albrizzi interprete di Mirra, in Alfieri e il suo tempo, a cura di M. Cerutti et al., Firenze 2003, pp. 295-310; M. Pastore Stocchi, Nota bio-bibliografica, in I. Teotochi Albrizzi, Opere di scultura e plastica di Antonio Canova, I, Bassano del Grappa 2003, pp. 35-47; G. Venturi, Canova e Isabella Teotochi Albrizzi, ibid., pp. 5-34; A. Chemello, Le «conversazioni letterarie» attraverso i carteggi femminili: alcuni esempi nel Veneto tra fine Settecento e fine Ottocento, in Salotti e ruolo femminile in Italia. Tra fine Seicento e primo Novecento, a cura di M.L. Betri - E. Brambilla, Venezia 2004, pp. 253-283; E. Graziosi, Presenze femminili: fuori e dentro l’Arcadia, ibid., pp. 67-96; S. Dalton, Searching for virtue: physiognomy, sociability, and taste in Isabella Teotochi Albrizzi’s “Ritratti”, in Eighteenth-Century Studies, XL (2006), 1, pp. 85-108; A. Bruni, Belle vergini. ‘Le Grazie’ tra Canova e Foscolo, Bologna 2009, ad ind.; A. Chemello, La vita di Vittoria Colonna di Isabella Teotochi Albrizzi. Le consonanze di una sorellanza elettiva, in I. Teotochi Albrizzi, Vita di Vittoria Colonna, Milano 2009, pp. 9-30; C. Capitoni, Il viaggio a Firenze di Isabella Teotochi Albrizzi. Orizzonti e prospettive femminili nella letteratura odeporica, in Immagini di donne in viaggio per l’Italia, a cura di F. Di Caprio, Viterbo 2011, pp. 187-198; F. Favaro, Antonio Canova fra poesia e prosa nelle pagine di Isabella Teotochi Albrizzi, in Lettere italiane, LXIII (2011), 1, pp. 114-133; T.C. Riviello, Isabella Teotochi Albrizzi’s role in nineteenth century Italian literary circles, in Rivista di studi italiani, XXXIX (2011), 2, pp. 5-18; M. D’Ezio, Isabella Teotochi Albrizzi’s Venetian Salon: a transcultural and transnational example of sociability and cosmopolitanism in late eighteenth and early nineteenth-century Europe, in Social networks in the long eighteenth century. Clubs, literary salons, textual coteries, a cura di I. Baird, Cambridge 2014, pp. 175-197.