ELISEO della Concezione
Al secolo Francesco Mango, figlio di Giacomo e di Cecilia Castracani, nacque a Napoli il 16 ag. 1725. Emise la professione di fede nell'Ordine dei carmelitani scalzi della città natale l'8 dic. 1741 ed è presumibile che, durante la sua permanenza a Napoli, dimorasse nel convento di S. Teresa degli Scalzi, fondato nei primi anni del '600 e successivamente soppresso. E. fu nominato padre provinciale dell'Ordine nel 1769; nello stesso anno fu eletto procuratore generale, carica che, confermata nel Capitolo generale tenutosi a Bologna il 10 maggio 1773, mantenne fino al 1779.
Studioso colto e ingegnoso, E. si dedicò costantemente alla ricerca, in particolare nel campo sperimentale della fisica. Nel suo laboratorio napoletano progettò e costruì diversi strumenti tra cui: un meccanismo per migliorare le parallele di Dollond, diverso anche da quello creato dall'abate Gerolamo Ottolino; un piccolo congegno per suddividere, con la maggiore precisione possibile, il cerchio in parti; un eudiometro particolare e una complessa "macchina equatoriale", strumento geodetico atto alle misurazioni geografiche costruito su commissione dall'orologiaio Giuseppe Fiore nel 1779. Queste realizzazioni, come afferma in un suo breve scritto, "latent sub lare privato", sicché il suo nome sarebbe rimasto completamente sconosciuto se egli non avesse legato la sua attività scientifica alla Reale Accademia di scienze e belle lettere, fondata a Napoli da Ferdinando IV il 5 luglio 1780.
Nominato accademico pensionario. titolo onorifico di grande importanza, E. fece parte della commissione inviata in Calabria in seguito al catastrofico terremoto che sconvolse la regione il 5 febbr. 1783. A capo della spedizione era M. Sarconi, segretario dell'Accademia; compagni di E. furono N. Pacifico, padre A. Miniasi, G. Candida, G. Stefanelli, L. Sebastiani, I. Stile e B. Rulli. La Regia Accademia, coinvolta fin dalla fondazione in molte polemiche, con tale iniziativa voleva fornire "una pruova non equivoca di una sua non inutile esistenza all'Europa spettatrice" (Istoria dei fenomeni del tremuoto avvenutonelle Calabrie e nel Valdemonte nell'anno 1783 posta in luce della R. Accademia di scienze e belle lettere in Napoli, Napoli 1784, p. X).
Obiettivi della spedizione accademica erano sia la raccolta, "con ogni possibile sagacia indifferenza e veracità", di tutti i fenomeni osservabili intorno al terremoto, sia "l'esatta esplorazione delle regioni istesse, per illustrarne la storia naturale, comprenderne la pubblica economia, e conservarne la memoria della già distrutta posizione delle città e delle terre che si conteneano in esse" (ibid., p. XI). Compito specifico di E. furono le annotazioni geografiche necessarie per "formare una carta topografica della desolata Calabria, perché in un colpo d'occhio potesse vedersene il soqquadro in cui fu posta" (ibid., p. XI).
Dovendo individuare l'entità del fenomeno sismico in tutta la sua estensione, E. procedette con estremo rigore: rifiutò di servirsi della carta manginiana rappresentante la Calabria, o meglio di una delle sue tante derivazioni diffuse all'epoca e, visitando larga parte della regione colpita, eseguì precise misurazioni geografiche. A tal fine utilizzò la sua macchina equatoriale che gli permise di determinare la longitudine e la latitudine di alcune località, mai prima di allora annotate dal punto di vista cartografico. Questo complesso e pesante cannocchiale geodetico garantiva l'esattezza della misura sulla base dell'osservazione dei satelliti di Giove, metodo adottato in Francia da J. D. Cassini ma non ancora molto diffuso in Italia. In meno di un anno furono compiute tutte le notazioni necessarie e, nel giugno del 1784, annessa alla relazione ufficiale compilata dal Sarconi (Istoria…), comparve la Carta corografica della CalabriaUlteriore giusta le recenti osservazioni fatte dal p. teresiano accademico pensionario dellaR. Accademia di scienze e belle lettere. Per la rappresentazione fu inciso più di un rame; dei primi rami si occuparono l'incisore Arcangelo - detto anche Agnello - Cattaneo e l'ingegnere Francesco Vega ma l'opera definitiva, disegno e incisione, fu compiuta da Francesco Progenie.
La Carta corografica di E. fu, all'epoca, la più grande carta topografica della Calabria mai realizzata; dal punto di vista storiografico si situa "quasi ad anello di congiunzione tra la cartografia manginiana e quella del Rizzi Zannoni" (Algranati, p. 358). Adottando metodicamente l'osservazione astronomica, E. si avvicinò notevolmente ai risultati reali, superando nettamente le precedenti misurazioni del Mangini. Orientò, inoltre, il perimetro della provincia dimostrando l'errore generale presente in tutte le carte anteriori che "ai Paesi situati sulla parte del mare Jonio aggiungono 10' di latitudine e ne tolgono 28' di longitudine". La rappresentazione segnala anche le varie località secondo le lesioni provocate dal terremoto; la carta costituisce così un vero sismocartogramma estremamente importante nella storia della cartografia sismica.
In seguito alla pubblicazione dell'Istoria, che recava in appendice una descrizione di E. della macchina equatoriale, l'abate Francesco Perez, prelato di Bologna, accusò l'accademico napoletano di plagio rivendicando la priorità nell'invenzione dello strumento. Si accese una disputa dai toni aspri e offensivi da entrambe le parti; E. rispose con un breve e vivace scritto che firmò con uno pseudonimo: Risposta di Perimide Colchideop. a. alla lettera enciclica dell'abate Francesco Perez intorno al preteso plagio dell'invenzione della nuova macchina equatoriale, Napoli 1786.
Nel febbraio del 1786 E. fu chiamato a Palermo a insegnare fisica sperimentale, cattedra di nuova istituzione, presso la Reale Accademia. Come attesta lo Scinà, in Sicilia la ricerca nel campo della fisica si era arrestata a vecchie concezioni di origine scolastica; mancavano totalmente sia metodo sia sperimentazione. E., portando con sé molti suoi strumenti, incentivò questi aspetti e creò un nuovo e diverso interesse nei confronti della materia. In questo periodo egli si occupò prevalentemente di ricerca sperimentale nel campo della chimica pneumatica, seguendo in particolare "l'opinione del Crawford, che aveva in modo ingegnosissimo conciliato insieme la combustione, la respirazione e la dottrina dei nuovi gas con quella del flogisto" (Scinà, p. 70). Ad espressione complessiva di tutti i suoi studi, pubblicò un compendio di fisica in latino in quattro volumi: Phisicae experimentalis elementia R. Panormitanae Academiae usui experimentis publicae istituendis accomodata auctore p. Eliseo a Conceptione carmelita excalceato et Neapolitanae academico P., Panormi 1789-90.
L'autore, adottando esplicitamente il metodo sperimentale di Newton, analizzò tutti i campi di ricerca inclusi nella fisica dell'epoca e corredò ogni sezione di un'ampia prospettiva storica sulle diverse teorie e di una serie di esperimenti pratici. Tuttavia il manuale del carmelitano, inadeguato rispetto alle nuove teorie che si andavano sviluppando nel campo della fisica e della chimica, non ebbe una grande diffusione. In effetti l'importanza di E. rimane legata soprattutto alla sua opera geografica che costituisce un ben preciso riferimento storico sia per la cartografia sismica, sia per la ricerca cartografica italiana della seconda metà del Settecento.
E. mantenne l'incarico a Palermo fino al 1796, anno in cui gli succedette l'abate Domenico Scirià. In seguito fece ritorno a Napoli, dove morì il 7 genn. 1809.
Bibl.: D. Scinà, Prospetto di storia letter. di Sicilia nel sec. XVIII, III, Palermo 1827, pp. 69 s.; C. Firrao, Sull'officio topografico di Napoli …, II, Napoli 1868, p. 29; G. Mira, Bibl. siciliana, I, Palermo 1875, p. 319; Bartholomaeus a S. Angelo-Henricus a Ss. Sacramento, Collectio scriptorum Ordiniscarmelitarum excalceatorum, I, Savonae 1884, p. 179; L. Sampolo, La R. Accad. degli studi di Palermo, Palermo 1888, pp. 179 s.; G. Beltrami, La R. Accad. di scienze e belle lettere, in Atti della Acc. Pontaniana, XXX (1900), pp. 27 ss.; M. Baratta, Per la storia della cartografia sismica ital., in Atti delCongresso intern. di scienze stor. (Roma 1903), Roma 1904-1907, pp. 86-116; Id., La catastrofe sismica calabro-messinese del 28dic. 1908, Roma 1910, pp. 419 ss.; G. Algranati, La carta del p. E. della Concezione - Appunti sulla storia della cartografiacalabrese alla fine del sec. XVIII, in Arch. stor. per le provv. napol., XXI (1935), pp. 151-158; R. Almagià, Sguardo allosviluppo stor. della cartografia calabrese, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, XXV (1956), pp. 151-158; E. M. Boaga, Bibliotheca carmelitana rerumnaturae speculatorum, in Carmelus, XII (1965), p. 275.