MAMELLINI (Mammelini, Mammellini, Mamolini, Mammolini), Eliseo
Nacque il 13 giugno 1462 a Bologna da Nicolò, notaio, e da Giacoma di Gregorio Campeggi e fu tenuto a battesimo dal celebre giurista imolese Alessandro Tartagni. La famiglia si tramandava di padre in figlio la professione notarile fin dalla metà del XIII secolo.
Il M. ebbe sette sorelle, delle quali due furono monache nel convento di S. Agnese di Bologna, e sei fratelli; di questi, Baldassarre (1447-72) e Tommaso (1459-1507) furono notai, e Girolamo (1441-94) entrò nell'Ordine dei domenicani. Da Taddeo, nato nel 1439, nacque Prudenza che, maritata con Pomponio Beccadelli, fu madre dell'umanista Ludovico. Rimasto orfano in giovane età per la morte del padre nel 1477, il M. completò tuttavia la sua formazione culturale in diversi ambiti; oltre che negli studi giuridici che dovevano avviarlo alla professione di famiglia, fu infatti istruito nelle humanae litterae, nell'arte cavalleresca e nella musica: suonava il flauto, il liuto e il clavicordo.
Il 12 marzo 1486 il M. fu aggregato alla Compagnia dei notai e nel 1490 iniziò a lavorare presso lo studio del causidico Bartolomeo Zani. Tre anni dopo, per estrazione, ricoprì la prima delle cariche pubbliche che eserciterà nella sua vita: quella di notaio dei Difensori dell'avere e dei diritti di camera (un ufficio preposto a funzioni di contenzioso amministrativo e al controllo sulla Tesoreria comunale).
Il 18 maggio 1503 sposò Taddea Dolfi, figlia del facoltoso notaio e procuratore Ludovico, che alla sua morte (avvenuta nel 1516) lasciò al genero il proprio studio con le relative scritture legali.
Prima del matrimonio gli erano nati tre figli naturali: Annibale (1497-1542), notaio e governatore di Assisi, Cecilia (n. 1499), poi suora nel monastero di S. Marta di Bologna, e Isabetta. Dalla moglie ebbe invece 11 figli, 8 femmine e 3 maschi; due di questi, Giulio (1504-27) e Andrea furono iscritti alla Compagnia dei notai, ma Giulio non esercitò la professione e si dedicò alla carriera militare, seguendo Antonio Sforza a Milano, dove morì di peste. L'altro figlio maschio, Giovanni Battista, morì a 24 anni nel 1538.
La carriera del M. nell'ambito dell'amministrazione cittadina bolognese lo portò per due volte (nel 1505 e nel 1515) alla carica di gonfaloniere del Popolo, una magistratura che esercitava funzioni di controllo sull'attività delle corporazioni delle arti e sul rispetto delle disposizioni in materia commerciale; fu inoltre rieletto notaio dei Difensori dell'avere e dei diritti di camera e notaio dell'ospedale della Vita nel 1508, console della Compagnia dei notai nel 1519, nel 1521 e nel 1524, e cancelliere degli Anziani nel 1528. Resta notizia anche di un suo servizio dal 1499 al 1528 come notaio del giudice dell'Aquila, un magistrato di giurisdizione civile dipendente dal podestà. La parentela con la famiglia materna dei Campeggi si rivelò una risorsa particolarmente vantaggiosa per il M. allorché nel 1517 Lorenzo Campeggi - che era stato gonfaloniere del Popolo insieme con lui nel 1505, anno in cui la città aveva dovuto fronteggiare una lunga carestia - fu nominato cardinale. Con il suo appoggio nel 1516 e nel 1519 il M. ottenne dal vicelegato Bernardo de Rossi alcuni lucrosi privilegi sopra i dazi di Bologna. Dal 1480 il M. aveva cominciato a scrivere un libro di famiglia, inizialmente come semplice registro contabile, divenuto anni dopo un vero e proprio Memoriale.
Esemplato probabilmente su quello lasciato dal padre (Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B. 1154), si inseriva in un filone di ricordanze familiari che nel Quattrocento vedeva protagonista a Bologna il ceto notarile; ne sono esempi il Memoriale di Cesare Nappi e quello di Francesco Mattasilani, entrambi notai, con i quali è presumibile che il M. avesse contatti non solo occasionali: i due parteciparono infatti, nel 1513, a coprire le spese per l'aggregazione alla Compagnia dei notai del figlio naturale del M., Annibale.
Il Memoriale mei Elisei de Mamelinis (ibid., B.1155; ed. a cura di V. Montanari col titolo Cronaca e storia bolognese del primo Cinquecento nel Memoriale di ser Eliseo Mamelini, in Quaderni culturali bolognesi, III [1979], 9, pp. 5-70) intreccia l'annotazione delle nascite, morti, contratti stipulati, crediti e debiti della famiglia, con gli avvenimenti politici coevi, secondo una modalità tipica dei libri di ricordanze. Il volume, arricchito di postille marginali, di schizzi a penna destinati a rimarcare gli avvenimenti più salienti, di un indice e di alcune aggiunte di mano del figlio Andrea e dei nipoti Giovanni Paolo ed Ercole, contiene annotazioni che arrivano fino al 1530. Dal punto di vista della cronaca, particolare rilievo è dato agli avvenimenti relativi alla caduta dei Bentivoglio (1506) e alle guerre d'Italia, fino all'incoronazione di Carlo V a Bologna (1530).
La narrazione, prevalentemente in volgare ma con alcune parti in latino, è frammentata dall'alternanza con le notazioni prettamente personali; ne risulta un andamento discontinuo e lacunoso, che però non toglie al documento il valore di una significativa testimonianza del punto di vista di un cittadino di fronte a rivolgimenti politici di vasta portata.
Il M. non si schiera apertamente a favore dei Bentivoglio o del pontefice, anche se qualche simpatia bentivolesca potrebbe essere adombrata dalla scelta di Poeta dei Poeti e Alessandro Bottrigari, entrambi sostenitori della famiglia dominante di Bologna, come padrini del primogenito Giulio. Frequenti sono le annotazioni che sottolineano le conseguenze disastrose del passaggio dei diversi eserciti, causa di devastazioni e carestie; e proprio alle angustie sofferte per le razzie delle truppe francesi nel periodo dell'ultima signoria bentivolesca viene attribuita la morte del fratello Domenico, nel 1512.
La visione del M. è inoltre improntata a una forte dimensione religiosa, che lo porta a interpretare le calamità naturali e politiche come manifestazioni della collera divina verso un'umanità sempre più peccatrice: a questo severo giudizio non si sottraggono neanche i papi, da Giulio II, di cui viene sottolineata la crudeltà, a Clemente VII, punito con il sacco di Roma e l'inondazione del Tevere del 1530.
Assiduo nelle pratiche devozionali, il M. fu ascritto, insieme con la moglie, a numerose confraternite e istituzioni di carattere religioso-assistenziale: le Compagnie della morte, della vita, della S. Croce, della Madonna del Baraccano, dell'ospedale dei Bastardini e la Confraternita del Monte di pietà, associazione di cittadini che versavano un contributo annuale a favore di tale istituto.
Il M. morì il 10 febbr. 1531 nella sua casa di Bologna e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico, dove il padre aveva fatto costruire nel 1472 la tomba di famiglia.
Fonti e Bibl.: Atti notarili rogati dal M. sono conservati nell'Arch. di Stato di Bologna, Archivio notarile, Eliseo Mamellini, 1491-1530; Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 4207: L. Montefani Caprara, Delle famiglie bolognesi, 54, cc. 3r-23r; L. Frati, Ricordanze domestiche di notai bolognesi, in Arch. stor. italiano, XLI (1908), pp. 371-383; G. Ortalli, Notariato e storiografia in Bologna nei secoli XIII-XVI, in Notariato medievale bolognese. Atti del Convegno, Bologna, 1976, II, Roma 1977, pp. 145-189; C. Ferretti, I Libri di famiglia dei Mamellini, notai bolognesi (XV-XVI secc.), in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, n.s., LIII (2003), pp. 243-286; Id., I memoriali dei Mamellini, notai bolognesi (secc. XV-XVI): i legami familiari, la vita quotidiana, la realtà politica, dissertazione, Università di Bologna, a.a. 2003-04.