FRACASSI, Elmerico (Arturo, Alberto, Alfredo)
Figlio di Salvatore e di Maddalena Sirignano, nacque a Lucito (Campobasso) il 19 dic. 1874 (e non 1878 come risulta in fonti argentine).
La sua formazione fu influenzata direttamente dalle tradizioni musicali della famiglia. Il padre, nato a Lucito nel 1837, era stato strumentista nella banda dell'esercito e quindi apprezzato insegnante di violino. Anche il fratello Americo, nato a Lucito nel 1880, intraprese una carriera musicale in Argentina, dedicandosi alla composizione di liriche e pezzi pianistici, e all'insegnamento della musica nelle province più povere del paese sudamericano. Ma il F. fu, tra i membri della famiglia, il musicista che ebbe maggiore successo e che godette di fama internazionale, sia come pianista sia come compositore.
Nel 1882 il F. si trasferì a Buenos Aires, dove il padre lo iniziò agli studi musicali. Otto anni dopo, nel 1890, tornò in Italia per perfezionarli. Entrò al conservatorio "S. Pietro a Majella" di Napoli, dove fu allievo di F. Rossomandi per il pianoforte e di N. D'Arienzo per l'armonia e la composizione ed ebbe come compagni di studi F. Alfano, R. Zandonai, C. Gaito, C. Troiani, con i quali condivise le prime esperienze compositive. Dopo il diploma in pianoforte e in composizione, tornò dal padre in Argentina per un breve soggiorno. Ma nel 1896 fu di nuovo in Europa per intraprendere la sua carriera di pianista, che lo portò a esibirsi nelle maggiori sale da concerto in Italia, in Francia, in Svizzera e in Germania. In queste tournées il F. ottenne sempre un grande successo non solo da parte del pubblico ma anche dalla critica, che ne esaltava la perfezione tecnica e il brillante virtuosismo. Tenne i suoi concerti più importanti a Milano, a Napoli, a Montecarlo e a Ginevra.
Ritornato a Buenos Aires nel 1899, cominciò a inserire nel suo repertorio concertistico anche proprie composizioni che contribuirono ad accrescere la sua popolarità negli ambienti musicali argentini. In questo periodo si ricordano alcuni concerti, come quello del 1899 al teatro Odeón di Buenos Aires e quello del 1900 a Lipsia, dove era stato invitato dalla casa editrice Eulenburg. Per questo concerto il F. ebbe, tra gli altri apprezzamenti, anche quello del musicologo tedesco A. Schering, che gli riconobbe una notevole fantasia inventiva come compositore e una grande raffinatezza interpretativa come pianista.
Dopo altre tournées pianistiche in Europa il F. tornò a Buenos Aires nel 1903 per dedicarsi sistematicamente alla composizione e all'insegnamento del pianoforte. Scrisse alcuni pezzi per orchestra, ma soprattutto brani pianistici, da camera e liriche per canto e pianoforte. Si dedicò anche all'attività di critico musicale. Alla morte di C. Bagnati, nel 1904, gli successe alla direzione del conservatorio "Almagro"; in pochi anni riuscì a imprimere un tale sviluppo a questo istituto che decise di crearne una sezione staccata. Fondò così, associandosi con G. D'Andrea, il conservatorio "Fracassi-D'Andrea", che nel 1922 divenne il conservatorio "Fracassi", tuttora esistente con questo nome. Dopo la morte del F. la direzione del conservatorio passò al figlio Salvador, nato nel 1909.
Nel 1904 il F. compose Lydia, la sua prima opera teatrale. Partecipò, sei anni dopo, a un concorso bandito dalla Repubblica argentina, per la celebrazione del primo centenario della rivoluzione di maggio, componendo un Himno al centenario, che gli valse la medaglia d'oro, il diploma d'onore e molta celebrità. Nel 1913 venne in Italia per l'allestimento di una sua nuova opera in due atti, scritta su libretto di A. Colantuoni e intitolata Finlandia. La prima (di tre rappresentazioni) andò in scena al teatro Regio di Torino, il 25 marzo 1914, sotto la direzione di E. Panizza e con un buon cast di cantanti, che comprendeva M. Liacer Casali nel ruolo di Finnica, G. Besanzoni in quello di Marka Judén, G. Crimi in quello di Michel Sergio Ogorew.
Dopo la rappresentazione torinese di Finlandia il F. tornò definitivamente a Buenos Aires, dove riprese la guida del conservatorio e fece pubblicare alcuni esercizi e studi per pianoforte. Nel 1928 compose, su libretto di A. Magno, l'opera Natale rosso, che venne rappresentata al teatro Politeama di Buenos Aires nel 1929. Non venne mai rappresentato invece il suo ultimo lavoro, I merletti di Burano, opera buffa in tre atti, commissionata dalla Sonzogno e composta, su libretto di R. Sacchetti e P. Reni, nel 1930.
Il F. morì a Buenos Aires il 12 ott. 1930.
Il suo linguaggio musicale si caratterizza per una grande immediatezza espressiva e per il frequente ricorso a elementi folkloristici ed esotici, che trapela anche da alcuni titoli come la Cavalcata araba o il Valzer esotico. Nelle opere teatrali egli tenta di superare la tradizione italiana dell'opera verista, accentuando gli aspetti timbrici e descrittivi della musica e la varietà delle situazioni drammatiche. Oltre alle opere teatrali già citate, la sua produzione comprende alcuni pezzi per orchestra (tra i quali spicca un concerto per pianoforte), diverse composizioni sinfoniche e corali di carattere celebrativo e patriottico (come l'Himno al centenario, l'Himno a Sarmiento e una versione sinfonica molto nota del Pericón nacional argentino), molta musica pianistica (Mattinata, Improvviso, Sonata, Cinque studi di concerto) e da camera (tra cui composizioni per violino, una Sonata per violoncello e pianoforte, una Serenata triste per violoncello dedicata a P. Casals).
Fonti e Bibl.: S. Fracassi del Carril, Manual de cultura musical, Buenos Aires 1954, passim; V. Gesualdo, Historia de la musica en la Argentina, II, Buenos Aires 1961, pp. 579 s.; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 218; R. Arizaga, Enc. de la música argentina, Buenos Aires 1971, s.v.; V. Osvaldo Cutolo, Nuevo Diccionario biográfico argentino, III, Buenos Aires 1971, pp. 127 s.; Enc. della musica Ricordi, II, p. 222; Diz. enc. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 1.