ELMO
Il termine e., pur indicando in genere tutti i copricapi guerreschi, corrisponde propriamente all'armatura della testa di forma cilindro-conica troncata alla sommità, affermatasi nell'armamento difensivo (v.) sullo scorcio del 12° secolo.La creazione di una nuova protezione della testa, fino ad allora affidata in Occidente e in ambito bizantino a caschi dal coppo più o meno ogivato o a punta, talvolta costolato, indossati su un camaglio e con visiera, ebbe inizio nel corso dei secc. 11°-12°, con l'introduzione della forma convessa o appiattita per la sommità del coppo, e si concluse intorno al 1180, con l'adozione della visiera traforata. Questa più completa difesa del volto costituì la premessa per la definizione morfologica dell'e., che divenne la tipica armatura della testa per il guerriero a cavallo nel 13° e 14° secolo. L'e. era indossato su una protezione sussidiaria composta dal camaglio completo di cervelliera o dal bacinetto portato su di un'imbottitura, quest'ultimo in seguito sostituito da un unico copricapo metallico, la barbuta, munito di una balza in maglia di ferro che, scendendo sulle spalle, lasciava in parte scoperto il viso. Un tipo di e. più semplice, cilindrico con coppo appiattito, rinforzato da ribattini di fissaggio e con ventaglia traforata, veniva indossato su di un cappuccio a gote in maglia di ferro. La protezione sussidiaria permetteva al combattente di togliere l'e. senza disarmare del tutto la testa, mentre un apposito foro nella visiera lo manteneva agganciato al sommo del petto tramite una delle catene d'arma.La struttura dell'e. inizialmente era formata da tre pezzi principali - cielo piatto o appena rilevato, coppo e padiglione avvolgente - e divenne in seguito più complessa, con la distinzione del coppo in frontale e occipitale e la separazione della visiera dalla piastra di gronda, cui pure restava connessa. Coppo e visiera erano uniti da lingue e ponticelli di fissaggio e solo raramente restavano indipendenti per permettere il sollevamento della visiera imperniata o l'apertura girevole in senso trasversale. La vista e la respirazione erano rese possibili dall'aria ottenuta tra il frontale e la visiera e dai fori, spesso cruciformi, praticati su quest'ultima. L'e. poteva essere sormontato da un cimiero e accompagnato - soprattutto in giostre e tornei - da manto e svolazzi (Boccia, 1982a). Nel quadro della relativa continuità morfologica dell'armamento medievale occidentale l'e. costituì un'importante innovazione che ebbe diffusione soprattutto - stando ai ritrovamenti, peraltro limitati dal frequente riutilizzo del metallo - nell'Europa centrosettentrionale, in forme prevalentemente omogenee che non hanno permesso l'individuazione di precise varianti regionali.I reperti presentano una cronologia estremamente ravvicinata, quasi esclusivamente nell'ambito del sec. 14°; solo l'e. da Dargen, presso Bubach, in Pomerania (Berlino, Mus. für Deutsche Geschichte, inv. nr. W 1003), stretto e tronco-conico con rinforzo in croce e coppo perfettamente piano, è datato al 1270-1280. Intorno al 1300 si pongono gli e. da Aarnäs, nella Svezia meridionale (Stoccolma, Statens historiska Mus., inv. nr. 15659), e da Bolzano (Roma, Mus. Naz. di Castel Sant'Angelo, inv. nr. 1807), stretti e alti, lunghi in senso anteroposteriore, a cielo piano; il secondo venne prodotto forse in Italia settentrionale. Entro il primo quarto del secolo si collocano gli e. da Madeln, in Svizzera (Liestal, Kantonsmus. Baselland, inv. nrr. 53.8.211, 53.1.212), e quello a Kreuzenstein, in Austria (Coll. Wilczek). Al secondo quarto del sec. 14° rimontano l'e. di Küssnacht am Rigi, in Svizzera (Zurigo, Schweizerisches Landesmus., inv. nr. 14918), e quello da Tannenberg, in Assia (Darmstadt, Hessisches Landesmus., inv. nr. W 65:4), mentre verso la metà del secolo si pongono l'e. da Kornburg, presso Norimberga (Norimberga, Germanisches Nationalmus., inv. nr. W 2801), quello con cimiero a corna dal sepolcro di Albert von Prankh nella chiesa abbaziale di Seckau, in Austria (Vienna, Kunsthistorisches Mus., Waffensammlung, B 74), e quello proveniente da Traun, presso Linz, in Austria (Linz, Oberösterreichisches Landesmus.). Nettamente rialzati sono l'e. ex-Dale (Londra, Royal Armouries, inv. nr. IV.600) e quello da Lebus an der Oder, presso Francoforte (Copenaghen, Tojhusmus., inv. nr. D 5a), di poco posteriori, nonché quello appartenuto a Richard Pembridge (m. nel 1375), rinvenuto nel suo sepolcro nella cattedrale di Hereford, nel Galles (Edimburgo, Royal Mus. of Scotland, inv. nr. 1905.489), e l'e. proveniente dalla tomba di Edoardo, principe del Galles (m. nel 1376), esposto nella cattedrale di Canterbury.La maggiore variante dell'e. riguarda la forma del coppo, prevalentemente piatto, ma quasi emisferico in quelli di Londra e Zurigo, con confronti con gli e. raffigurati nel monumento equestre di Cangrande I della Scala (m. nel 1329) a Verona (Mus. di Castelvecchio, Civ. Mus. d'Arte) e in quello di Rizzardo VI da Camino (m. nel 1335), eretto in S. Giustina a Vittorio Veneto (Treviso), nonché nelle lastre tombali di Colaccio Beccadelli (m. nel 1341), nella chiesa di S. Domenico a Imola, e in quella di Giovanni de' Medici (m. nel 1351), nella cripta di S. Reparata nel duomo di Firenze; e. chiusi con coppo emisferico compaiono anche nelle pitture della Casetta nel castello di Avio (Trento), del 1355 circa.Numerosi e., oltre che nei monumenti funerari di cavalieri del sec. 14°, sono raffigurati in acquamanili e candelabri a forma di cavaliere, in sigilli e monete e in codici con raffigurazioni araldiche, quali il salterio, della metà del sec. 13°, del monastero benedettino femminile di Hermetschwil, in Svizzera, il codice di Manesse (Heidelberg, Universitätsbibl., Pal. germ. 848) e la Wappenrolle di Zurigo (Schweizerisches Landesmus., 69457), entrambi della prima metà del 14° secolo.
Bibl.: J.H. von Hefner-Alteneck, Waffen, ein Beitrag zur historischen Waffenkunde, Frankfurt a. M. 1903 (rist. anast. Graz 1969); J.F. Laking, A Record of European Armour and Arms through Seven Centuries, London 1920, I, pp. 275-282, figg. 322-326; B. Schnittger, Ein mittelalterlicher Helm von Ärnäs in Schweden, ZWK 9, 1921-1922, pp. 76-78; W. Rose, Der Topfhelm von Stein in Krain, ivi, pp. 122-124; E.A. Gessler, Der Topfhelm von Küssnach und die übrigen dortigen Waffenkunde, Anzeiger für schweizerische Altertumskunde, n.s., 24, 1922, pp. 33-40; H. Müller-Hickler, Über die Funde aus der Burg Tannenberg, ZWK, s. II, 4, 1933, pp. 175-181; H. Schneider, Die beiden Topfhelme von Madeln. Die Entwicklungsgeschichte des Topfhelms, ZSchwAKg 14, 1953, pp. 24-46; A. Forgiero, The Castel Sant'Angelo Helm, Journal of the Arms and Armour Society 1, 1954, pp. 101-102; C. Blair, European Armour circa 1066 to circa 1700, London 1958 (19722); A.M. Aroldi, Armi e armature italiane fino al XVIII secolo, Milano 1961; H. Müller, F. Kunter, Europäische Helme, Berlin [1971]; Glossarium armorum, I, Arma defensiva, a cura di O. Gamber, Graz 1972; L.G. Boccia, L'armamento in Toscana dal Millecento al Trecento, in Civiltà delle Arti Minori in Toscana "Atti del Convegno, Arezzo 1971", Firenze 1973, pp. 193-212; Katalog der Leibrüstkammer, a cura di B. Thomas, O. Gamber, I, Wien 1976, pp. 37-38, fig. 7; G. Quasigroch, Der Topfhelm von Dargen, ZWK, s. III, 21, 1979, pp. 11-24; L.G. Boccia, L'armatura lombarda tra il XIV e il XVII secolo, in L.G. Boccia, F. Rossi, M. Morin, Armi e armature lombarde, Milano 1980, pp. 13-177; id., Armi difensive dal Medioevo all'Età Moderna (Dizionari terminologici, 2), Firenze 1982a; id., Hic jacet miles. Immagini guerriere da sepolcri toscani del Due e Trecento, in Guerre e assoldati in Toscana 1260-1364, a cura di L.G. Boccia, M. Scalini, Firenze 1982b, pp. 81-99; Treasures from the Tower of London, a cura di A.V.B. Norman, G.M. Wilson, cat., Norwich 1982, pp. 40-41 nr. 7, tav. VI; J. Willers, Historische Waffen und Jagdaltertümer, in Germanisches Nationalmuseum Nürnberg. Führer durch die Sammlungen, München 1985, pp. 228-244: 228; O. Gamber, s.v. Helm, in Lex. Mittelalt., IV, 1989, col. 2123; T. Biganti, Il torneo nelle rappresentazioni iconografiche. Alcuni esempi italiani (secc. XIII-XVI), in La civiltà del torneo (sec. XIIXVII), "Atti del VII Convegno di studi, Narni 1988", Narni 1990, pp. 195-220; L.G. Boccia, I guerrieri di Avio, Milano 1991.A. Bonanni