BENEDETTI, Elpidio
Poche e incerte notizie biografiche si hanno di questo personaggio, noto soprattutto per essere stato agente in Roma di Giulio Mazzarino per un periodo che va almeno dal 1645 sino alla morte del ministro, nel 1661. Nell'epistolario mazzariniano il nome del B. è accompagnato dalla qualifica d'abate; ma non si sa di quale titolo, o se fosse abbas nullius. Anche la natura dei suoi rapporti col ministro è difficilmente precisabile; a giudicare dalla parte edita della corrispondenza del Mazzarino i compiti del B. dovettero essere modesti, di rappresentanza piuttosto degli interessi personali e familiari, che non di quelli politici del cardinale: egli doveva infatti normalmente effettuare pagamenti, acquistare libri e oggetti d'arte, presen are doni a personaggi di Curia, sbrigare faccende di parenti del cardinale o, nei casi più rilevanti, invitare in nome di lui alla corte di Francia qualche illustre personaggio, come il bibliotecario vaticano Luca Holstein, o qualche compagnia di comici italiani. È possibile tuttavia che il B. avesse, almeno inizialmente, una qualche veste politica, della quale la sua goffagine dovette ben presto privarlo. Scriveva infatti il Mazzarino al cardinale Grimaldi il 29 ott. 1645: "Ancora il Benedetti va sollecitando diversi affari, in dataria et altrove senza mia saputa con mio particolare disgusto. Gli lo proibisco positivamente" (Lettres, II, p. 248). Era il momento della disgrazia della famiglia Barberini seguita alla morte di Urbano VIII e il Mazzarino temeva di esservi compromesso: è probabile che il B. commettesse nell'occasione qualche imprudenza che, se non lo escluse dal servizio del ministro, certo lo diminuì nella sua considerazione e gli impedì di prodigarsi su quel terreno diplomatico al quale, a quanto pare, si rivolgevano le sue ambizioni; il Mazzarino infatti, ancora il 5 sett. 1653, nella prospettiva di una vacanza dell'ambasciata francese a Roma, mentre lo autorizzava ad occuparsi di alcune rimesse di denaro per conto dell'ambasciatore Henri d'Estampes, doveva raccomandargli di astenersi dall'intervenire "in altre cose, ancorché siano minutie e bagatelle" (ibid., VI, p. 17). Talvolta in verità il Mazzarino si lasciava andare con il B. a qualche confidenza politica o a qualche richiesta di informazioni sugli orientamenti della Curia romana: così, per esempio, nel giugno 1651, quando il cardinale manifestava l'intenzione di prendere gli ordini sacri per poter godere del diritto di voto in conclave; o nellslagosto del 1654, quando chiedeva informazioni sulle reazioni romane alla notizia della fuga dei cardinale di Retz dalla prigione: si trattava però di casi eccezionali e la modestia delle funzioni del B. è confermata dall'irrilevanza dei suoi rapporti con i rappresentanti diplomatici francesi e con il cardinale protettore di Francia Antonio Barberini.
Dalla morte del Mazzarino i soli segni di attività del B. sono alcuni modesti scritti. Nel 1661, dopo aver organizzato in Roma le onoranze funebri per il cardinale, ne pubblicò un resoconto col titolo di Pompa funebre nell'esequie celebrata in Roma al cardinal Mazzarini nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio. Cinque anni dopo rivolgeva un analogo omaggio alla grande protettrice dei Mazzarino: Il Mondo piangente ed il Cielo festeggiante, nel funerale apparato dell'essequie celebrate in Roma nella chiesa di San Luigi de Francesi alla gloriosa memoria di Anna d'Austria e regina di Francia (Roma 1666). Nel frontespizio il B. si attribuisce il titolo di "agente del Re Christianissimo", ma è probabile che esso corrispondesse piuttosto a un desiderio che ad una realtà.
Soprattutto però il B. fece omaggio al suo antico padrone con una Raccolta di diverse memorie per scrivere la vita del cardinale Giulio Mazzarino romano primo ministro di Stato nel Regno di Francia. L'operetta fu pubblicata, senza data, a Lione, presumibilmente dopo la morte del cardinale. Essa è una biografia molto superficiale del personaggio e si arresta al 1652; secondo l'"avviso" dello stampatore costituiva la prima parte di un'opera in corso di stesura; di essa si è smarrito sia il manoscritto originale sia l'eventuale continuazione. Sarebbe inutile chiedere al B. un minimo di attitudine critica nell'esposizione dei fatti, sistematicamente piegati ad un intento chiaramente apologetico; l'operetta va piuttosto ricordata per una fortunata genealogia aristocratica dei Mazzarino, più volte ripresa dagli estimatori del cardinale, ma priva di qualsiasi consistenza, e, soprattutto, per una certa accuratezza e conoscenza dei fatti e delle fonti diplomatiche nel racconto dell'episodio che diede occasione alle fortune francesi dei Mazzarino, la missione nella seconda guerra per la successione dei Monferrato: per questa parte il lavoro del B. fu ampiamente utilizzato da Gualdo Priorato nella sua opera sul Mazzarino, la pubblicazione della quale dissuase forse il B. dal proseguire la sua biografia.
Il B. pubblicò ancora una fantasia architettonica, La villa Benedetta descritta, Roma 1676, e un volume di poesie cortigiane in onore di Luigi XIV, Le glorie della virtù nella persona di Luigi il Magno, Lione 1682.
Con questa data del 1682 cessano le notizie a lui relative.
Fonti e Bibl.: Lettres du cardinal Mazarin pendant son ministère, a c. di A. Chéruel, II-IX, Paris 1879-1896, ad Indices; G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 815 s.