MORELLI, Elvira
MORELLI, Elvira (detta Rina). – Nacque a Napoli, il 24 novembre 1908, da Amilcare e da Narcisa Brillanti.
Il bisnonno Antonio Morelli aveva recitato nella compagnia goldoniana di Venezia a fine Settecento, il nonno Alamanno Morelli era prim’attore della compagnia di Gustavo Modena e autore del celebre Prontuario delle pose sceniche (Milano 1854), i genitori erano attori stimati di molte compagnie primarie italiane della belle époque.
Debuttò giovanissima nel 1922, interpretando la parte dell’esangue Emma, figlia dell’ergastolano Corrado in La morte civile di Paolo Giacometti, nella compagnia di Ermete zacconi dov’era scritturato il padre. La famiglia non volle tuttavia che intraprendesse subito la naturale carriera cui una figlia d’arte era destinata e le fu impartita un’educazione scolastica regolare. Per questo risiedette da parenti a Bologna, dove compì gli studi ginnasiali fino a quando fu richiesta da Annibale Betrone. Iniziò dunque la carriera senza frequentare una scuola di recitazione, ma costruendo la base del mestiere nella pratica quotidiana delle compagnie di giro.
Tutti i capocomici con cui lavorò, dal 1924 al 1930, venivano dalle compagnie di Virgilio Talli. Betrone, Maria Melato (Compagnia Dannunziana), Egisto Olivieri e Gina Sammarco trasmisero alla giovane, in stili e prospettive diverse, la lezione di Talli: concertazione della recitazione, rispetto del testo e soprattutto scrupolosa aderenza al personaggio anche di là dalla rigida e convenzionale logica dei ruoli, riferimento obbligato nella pratica degli attori e delle compagnie. Morelli, dotata di un fisico minuto ed elegante, condusse il suo apprendistato con scrupolo e talento facendosi notare per la recitazione scevra da facili effetti.
A 21 anni, nella compagnia Betrone (1928-31) diventò prima attrice giovane specializzandosi nei ruoli di ingenua. A differenza delle sue coetanee, prime donne con forti propensioni tragiche come Evi Maltagliati, Sarah Ferrati e Andreina Pagnani, fu un’antidiva la cui recitazione si divideva tra i mezzi toni di una comicità misurata, ma brillante, le sottigliezze psicologiche dei ruoli da ingenua e le astute perfidie dei ruoli di seconda donna. Queste caratteristiche la obbligarono ad accettare coabitazioni con altre attrici dal temperamento più consono alle mode. Infatti, quando il navigato Antonio Gandusio la scritturò come prima attrice giovane nella stagione 1931-32 per il suo repertorio di brillanti pochades, le affiancò l’esuberante Anna Magnani e la più esperta Lola Braccini con la quale Morelli stabilì un’affiatata collaborazione proseguita, negli anni Trenta, nella popolare Compagnia degli spettacoli gialli di Marcello Giorda e Giulio Donadio.
Nell’inverno del 1933 lasciò la vita nomade del teatro per i primi esperimenti di doppiaggio, pratica ripresa con costanza solo nel dopoguerra. Nello stesso anno fu selezionata da Guido Salvini – assieme ad altri attori ritenuti adatti a lavorare sotto la disciplina registica, allora inconsueta nel teatro italiano – per due spettacoli fiorentini: il Sogno di una notte di mezz’estate allestito da Max Reinhardt al Giardino di Boboli e la Rappresentazione di s. Uliva con la regia di Jacques Copeau al chiostro maggiore della chiesa di S. Croce.
L’interpretazione nel Sogno fu lodata da Silvio D’Amico che la contrappose a Sarah Ferrati («una Elena fervida di spasimanti invettive ») per il «grazioso sapor comico» dato «alle note d’amore di Ermia» (D’Amico, 2001-04, III, 3, p. 728), mentre in S. Uliva fu notata da Renato Simoni per la delicata interpretazione della Madonna. Questa incursione nel teatro d’arte, confermata dall’impegno nella compagnia di Renzo Ricci (1934-35), la portò alla consacrazione di prima donna assoluta con Memo Benassi, allievo di Eleonora Duse, che le offrì anche il nome in ditta (1937-38). La sua interpretazione della raffinata e astuta Porzia del Mercante di Venezia fu salutata come una rivelazione da Leonida Repaci. L’attrice entrò così a far parte di quel novero di interpreti di solidissimo mestiere, ma aperti alle ragioni dell’arte, che in quegli anni significò soprattutto l’affermarsi della figura del regista.
Fallito il matrimonio con Gastone Ciapini, che aveva sposato alla fine degli anni Venti, Morelli entrò nella compagnia del rinnovato teatro Eliseo di Roma (1938), allora diretto dall’imprenditore intellettuale e antifascista Francesco Torraca, convinto sostenitore di un equilibrio tra ragioni dell’arte e necessità del botteghino.
Inizialmente l’attrice avrebbe dovuto essere la prima donna della compagnia diretta da Ernesto Sabbatini, ma la scrittura di Andreina Pagnani, tornata alle scene dopo la morte del marito, la riportò al ruolo di seconda donna con diritto alle prime parti. Continuò nondimeno a lavorare quasi esclusivamente con la Compagnia dell’Eliseo. In un repertorio piuttosto scialbo, spiccarono le interpretazioni di alcuni classici shakespeariani con la regia di Pietro Sharoff (Maria nella Dodicesima notte, 1938; la signora Ford nelle Allegre comari di Windsor, 1939; Desdemona nell’Otello, 1940), quella di Thea in Hedda Gabler (1943) di Ibsen con la regia di Orazio Costa, e della figlia nella Professione della signora Warren (1943) di Shaw, con la regia di Ettore Giannini.
Con la compagnia dell’Eliseo, Morelli – che nel frattempo si era accostata al cinema nella parte della duchessa Isabella in Un’avventura di Salvator Rosa (1939) con Gino Cervi per la regia di Alessandro Blasetti – aveva conquistato un’universale stima. Ma fu l’incontro con Luchino Visconti nei Parenti terribili di Jean Cocteau (1945) a dare nuove prospettive al suo stile di recitazione.
Scoprì un metodo più consono alla sua vocazione realistica e anticonvenzionale. L’intenso lavoro al tavolino attraverso cui il regista cesellava il tessuto psicologico dei personaggi in modo da concertare una rete coerente di relazioni nello sviluppo dello spettacolo, era un metodo lontano dall’abituale sistema delle prove; tuttavia, per Rina Morelli e Paolo Stoppa, diventato suo compagno di vita e d’arte, si rivelò cruciale. L’attrice mise a punto una pratica interpretativa libera da convenzioni declamatorie e di mestiere, molto vicina alla recitazione cinematografica e tutta tesa alla creazione del personaggio, reso nella sua sostanza umana senza preoccupazioni letterarie. Si strinse così una collaborazione che cambiò il volto del teatro italiano e che contribuì ad affermare definitivamente il teatro di regia. Per Visconti interpretò molti ruoli di rilievo: Sonja , nella riduzione teatrale di Delitto e castigo (1946) di Dostoevskij, la zoppa Laura in Zoo di Vetro (1946) di Tennessee Williams, Rosalinda in Rosalinda (o Come vi piace) di Shakespeare (1948), Blanche in Un tram chiamato desiderio (1949) ancora di Tennessee Williams, Cressida, altro ruolo shakespeariano, in Troilo e Cressida (1949), Linda in Morte di un commesso viaggiatore (1951) di Arthur Miller, Mirandolina nella Locandiera di Goldoni (1952), Irina nelle Tre sorelle (1952) e Sonja in Zio Vania (1955) di Čechov, ruolo quest’ultimo che le valse il premio San Genesio, Beatrice in Uno sguardo dal ponte (1958) di Miller, Matilde in Figli d’arte (1959) di Diego Fabbri, per cui fu premiata come migliore attrice al Festival del Théâtre des Nations, Arialda nell’omonimo dramma di Giovanni Testori (1960) e Ranievskaja nel Giardino dei ciliegi (1965) di Čechov.
Dal 1945 la carriera teatrale dell’attrice, anche se dalla seconda metà degli anni Sessanta non conobbe più i fasti della stagione viscontiana, si svolse quasi esclusivamente nella Compagnia Morelli-Stoppa.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, dopo il sequestro per oscenità dell’Arialda nel 1961 e la fine del sodalizio tra la Compagnia Morelli-Stoppa e Visconti – che in seguito si dichiarò debitore all’attrice delle sue maggiori soddisfazioni come regista del teatro di prosa – Morelli non aggiunse esperienze significative alla sua carriera. Un grande successo di pubblico ebbe nella stagione 1961-62 Caro bugiardo, con la regia di Jerome Kilty anche autore del testo, nel quale Morelli e Stoppa interpretavano le liti epistolari tra l’attrice Patrick Campbell e George Bernard Shaw; una certa risonanza ebbero Così è (se vi pare) di Pirandello, per la regia di Mario Ferrero, ed Equilibrio delicato di Edward Albee per la regia di Franco Zeffirelli, spettacoli satelliti delle esperienze viscontiane. Fra il 1972 e il 1974 collaborò con la ex Compagnia dei Giovani di Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Elsa Albani, Romolo Valli per quattro spettacoli: Così è (se vi pare), Pupo prende il purgante e La mamma buonanima della signora di Georges Feydeau e la Bugiarda di Fabbri.
Interpretò il suo ultimo ruolo cinematografico per Visconti, la madre di Tullio Hermil, nell’Innocente, ma né l’attrice né il regista poterono vedere il risultato del loro lavoro. Visconti mancò il 17 marzo 1976.
Rina Morelli morì poco dopo, a Roma, il 17 luglio 1976.
Filmografia: tra le sue interpretazioni nei 35 film girati, si ricordano: la Parca in La corona di ferro (1941) di Blasetti, Monica in Quartetto pazzo (1945) di Salvini, la governante in Senso (1954) e la principessa di Salina nel Gattopardo (1963) di Visconti, Rosaria Magnano in Il Bell’Antonio (1960) e Giannina Murri in Fatti di gente per bene (1974) entrambi di Mauro Bolognini. Radio, televisione e doppiaggio: per la prosa radiofonica nell’EIAR e nella RAI si ricorda il successo dei 56 sketches di Eudosio e Sempre tua all’interno di Gran Varietà recitati con Stoppa e ispirati a Caro bugiardo interpretata dai due nel 1962 e nel 1974. Per la televisione, gli sceneggiati I corvi (1969) di Sandro Bolchi, Vita con il padre e con la madre (1960) di Daniele D’Anza (protagonista), I Buddenbrook (1971) di Edmo Fenoglio, Le sorelle Materassi (1972) di Mario Ferrero, Così è (se vi pare) (1974) di G. De Lullo. Nella sua intensa attività di doppiatrice ha prestato la voce a: Judy Garland, Katherine Hepburn, Grace Kelly, Bette Davis, Carole Lombard, Danielle Darrieux, Doris Day, Dorothy McGuire, Ginger Rogers.
Fonti e Bibl.: E. Polese, 200 e più profili di attrici e di attori scritti da uno… che ben li conosce, Milano 1934, ad nomen; Il Dramma, XIII (1937), 266, p. 1; Rid [L. Ridenti], Parliamo tanto di Rina M., ibid., XIV (1938), 274, pp. 30 s.; Enc. biografica e bibliogr. «Italiana», N. Leonelli, Attori tragici attori comici, II, Milano 1944, pp. 117 s.; A. Casella, Ritratto di Rina M., in Teatro-Scenario, II (1950), 16, pp. 17 s.; R. Simoni, Trent’anni di cronaca drammatica, I-V, Torino 1951-60, ad ind.; R. Radice, in Enc. dello spettacolo, VII, Roma 1960, coll. 830 s.; S. De Feo, In cerca di teatro, a cura di L. Lucignani - R. Radice, I-II, Milano 1972, ad ind.; L. Visconti, Il mio teatro, a cura di C. d’Amico de Carvalho - R. Renzi, I-II, Bologna 1979, ad ind.; R. De Monticelli, L’attore, Milano 1988, passim; E. Buonaccorsi, in Grande Diz. enciclopedico (UTET), XIII, Torino 1989, ad nomen; M. Giammusso, Eliseo un teatro e i suoi protagonisti, Roma 1989; S. D’Amico, Cronache 1914-1955, IV, Palermo 2001-04, ad ind.; E. Lancia, in Diz. del cinema italiano. Le attrici: dal 1930 ai giorni nostri, a cura di E. Lancia - E. Poppi, Roma 2003, ad nomen.