KRAKAMP, Emanuele
Nacque a Palermo da Francesco e da Nunzia Patti il 3 febbraio (così il necrologio in Gazzetta musicale di Milano, 1883) o il 13 febbraio (Sconzo; Schmidl) 1813.
Intraprese lo studio del flauto a Messina con il padre, capo-musica militare e primo flauto nel teatro cittadino della Munizione dal 1821 al 1830, e fu subito avviato alla carriera concertistica sia come solista sia come orchestrale. Nelle stagioni 1830 e 1831, infatti, succedette al padre come primo flauto al teatro della Munizione. Nel 1832 sposò a Messina Anna Maria Marchese e l'anno dopo nacque il primo figlio Francesco. Da questa data intraprese varie tournées in Italia e all'estero, dove rimase per molti anni. Nel 1841 si stabilì a Napoli, dove Saverio Mercadante, direttore del conservatorio S. Pietro a Majella, lo nominò ispettore delle classi esterne del conservatorio stesso. Nel contempo ottenne il titolo onorifico di primo flauto della musica del conte di Siracusa. Nel 1848 prese parte a Napoli al movimento liberale, e dopo il fallimento di questo dovette lasciare la città. Riprese pertanto l'attività concertistica nelle principali città d'Europa, ad Alessandria d'Egitto, al Cairo e a Tunisi, dove fu decorato ufficiale dell'Ordine Nisciam. Interruppe i concerti nel 1849 per vestire la divisa di capo-musica della Repubblica Romana nella campagna di Velletri contro l'esercito borbonico e a Roma contro le truppe francesi.
Rientrò definitivamente a Napoli nel 1860. Nominato professore di strumenti a fiato nel conservatorio della città, si fece subito promotore di molteplici iniziative: nel 1862 diede vita alla Società del quartetto, che contribuì a far conoscere ai Napoletani i virtuosi del tempo e la musica d'Oltralpe; nello stesso anno avviò un concorso di composizione di musica da sala; nel 1863 pubblicò a Napoli il Progetto per la riorganizzazione delle musiche militari del Regno d'Italia, che susciterà interessi anche fuori dai confini nazionali; nel 1864 creò una Società anonima per la diffusione delle opere musicali; nel 1865 fondò un'agenzia teatrale sul modello di quelle esistenti all'estero; nel 1866 costituì un'associazione a scopo editoriale per la diffusione di nuovi metodi per strumenti a fiato.
Accanto a questa indefessa attività organizzativa e imprenditoriale, il K. non trascurò quella concertistica, esibendosi regolarmente nelle matinées della Società del quartetto o nei salotti aristocratici locali. Nel 1874 lasciò la cattedra di strumenti a fiato per quella di solfeggio parlato e cantato. Due anni dopo ottenne il posto di professore di flauto presso il Real Albergo de' poveri, dopo aver steso un'accurata relazione sullo stato dell'istituzione e aver impostato un nuovo regolamento per le assunzioni del personale. Nel contempo diede alle stampe molte composizioni, prevalentemente di genere salottiero, e si fece sostenitore del nuovo metodo per flauto alla Böhm, subito apprezzato e adottato nei conservatori di musica. Tale strumento, messo a punto nel 1832 da Th. Böhm, in un primo tempo fu osteggiato dagli esecutori (Giulio Briccialdi in primis), ma il K. se ne fece tenace sostenitore, sottolineandone l'efficacia nell'uguaglianza sonora e nell'agilità dei passaggi cromatici.
Il K. incarna perfettamente la figura del musicista di pieno Ottocento: ancora virtuoso da salotto, per accattivarsi le simpatie del pubblico, ma desideroso di farsi interprete della nuova musica d'Oltralpe. Le sue composizioni sono infatti prevalentemente destinate alla figura emergente del dilettante nobile, ma i programmi dei concerti proposti, per esempio, attraverso la citata Società dei quartetto, puntano ad aprire gli orizzonti alla scuola austriaca. Scorrendo le locandine delle varie riunioni musicali, si leggono infatti i nomi di W.A. Mozart, L. van Beethoven, F. Schubert, L. Spohr, G. Meyerbeer, accanto a quelli di G. Bottesini, S. Pappalardo e il K. stesso. Il tentativo si rivelò forse troppo ardito per i tempi, e la Società, dopo solo un anno di vita intensa, fu costretta a interrompere l'attività. L'opera del K. quale promotore dell'attività musicale napoletana continuò a essere diffusa attraverso le colonne della Gazzetta musicale di Napoli. In campo editoriale due sono i settori in cui si impegnò più fruttuosamente: il primo pedagogico-didattico, il secondo tecnico-scientifico; degno di nota è, per esempio, il suo interessamento per l'adozione del diapason francese.
L'opera didattica si esplica nell'arco di un lungo periodo (1841-48 e 1860-83) anche attraverso pubblicazioni che, oltre a essere all'avanguardia in materia specifica, colmano una lacuna realmente esistente e forniscono un innovativo strumento operativo. L'efficacia dei suoi testi (metodi e studi) dipende in gran parte dall'impostazione e dall'esposizione graduale della materia. Essi sollevano specifici problemi di ordine strettamente tecnico e consolidano nell'allievo una forte autocoscienza.
La produzione destinata all'esecuzione concertistica copre vari generi (flauto solo, flauto e pianoforte, flauto e orchestra, flauto in varie formazioni da camera), ma si concentra essenzialmente su due filoni trainanti: temi e fantasie variate, e brani originali. I primi attingono al repertorio melodrammatico e lo sviluppano in una serie di passaggi di difficoltà progressiva e di virtuosismi a volte espressamente concepiti per specifici esecutori, ai quali offrono un ventaglio molto ampio di tipologie tecniche. Nell'ambito del repertorio originale, il K. soddisfa invece le ambizioni dei dilettanti con romanze da salotto, notturni, pezzi caratteristici, morceaux de salon. In quest'ultimo settore non va trascurato il repertorio di musica patriottica e celebrativa. Il carnevale di Messina, op. 91, Ricordo dell'ingresso di Garibaldi a Napoli il 17 sett. 1860, e l'Elegia funebre alla infelice memoria dei XXV mila messinesi…, op. 140 esemplificano perfettamente una struttura narrativa molto efficace, che nel secondo brano si carica anche di un significato simbolico legato alla ideologia massonica di cui il K. si era fatto sostenitore già dal 1849, combattendo a fianco del "fratello" Garibaldi.
Negli ultimi anni di vita, pur non potendo più insegnare a causa di una grave forma di sordità e cecità, il K. fu mantenuto in servizio presso il Real Albergo de' poveri con un trattamento economico molto elevato e l'alloggio gratuito per tutta la sua famiglia; il K. si era risposato e all'età di sessantacinque anni aveva avuto un altro figlio.
Morì a Napoli nel novembre del 1883.
Il K. compose circa trecento brani, alcuni dei quali raccolti in album programmatici (Un'estate all'Ardenza, Un inverno a Parigi, Bouquet musical), editi per la maggior parte da Ricordi, e diversi metodi per strumenti a fiato: per flauto cilindrico alla Böhm, per clarinetto, fagotto, trombone e bombardino. Per il catalogo delle opere si rimanda allo studio di M. Bignardelli (1991).
Fonti e Bibl.: Necr. in Gazzetta musicale di Milano, XXXVIII (1883), pp. 431 s.; Arch. di Stato di Messina, Atti di matrimonio, 1832, n. 53, vol. 286 B; L'Italia musicale, V (1853), p. 232; Gazzetta musicale di Firenze, I (1853), pp. 19 s., 156; II (1854), pp. 11, 18, 91; III (1855), pp. 31, 56, 118, 166 s., 191; L'Italia musicale, IX (1857), pp. 154 s.; Gazzetta musicale di Napoli, X (1862), 31 marzo (sul metodo del K.); 13 aprile; 12 giugno (fondazione della Società del quartetto); 27 luglio; 4-19 ottobre (concorso di composizione bandito dal K.); Gazzetta musicale di Milano, XX (1862), 28 settembre, 12 ottobre, 9 novembre (sui concerti della Società del quartetto); Gazzetta musicale di Napoli, XI (1863), 3 maggio, 31 maggio, 2 settembre, 3 dicembre; XIII (1865), 21 maggio (agenzia teatrale fondata dal K.); 30 settembre; XIV (1866), 3 dicembre; XV (1867), 24 febbraio (riorganizzazione dell'Albergo de' poveri); 8 giugno; XVII (1869), 20 aprile (lettera di Böhm al K. relativa all'opera didattica); Gazzetta musicale di Milano, XXXVI (1881), pp. 387, 444 (sui concerti della Società del quartetto); F. Florimo, La scuola musicale di Napoli, e i suoi conservatorii, Napoli 1881, II, p. 81; F. Sconzo, Il flauto e i flautisti, Milano 1930, pp. 107, 126; R. Paci, Flauto e flautisti, Roma 1941, p. 228; G. La Corte Cailler, Musica e musicisti in Messina, Messina 1982, p. 103; G. Uccello, Lo spettacolo nei secoli a Messina, Palermo 1986, p. 170; M. Bignardelli, E. K. flautista del Regno delle Due Sicilie, Messina 1988; G. Molonia, L'Archivio storico del teatro Vittorio Emanuele, Messina 1990, p. 48; M. Bignardelli, E. K., Messina 1991 (contiene il catalogo delle opere); G. Molonia, Teatri minori messinesi del XVIII e XIX secolo, Messina 1996, pp. 131 s.; G. Lazzari, Il flauto traverso: storia, tecnica, acustica - E. Galante, Il flauto nel Novecento, Torino 2003, pp. 162, 166 s., 170, 176 s., 379; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, V, p. 87; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 783 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Appendice, p. 456.