TADDEI, Emanuele
TADDEI, Emanuele. – Nacque a Barletta (Terra di Bari) il 18 febbraio 1771, figlio di Luigi, chirurgo militare, e di Benedetta Schiragli.
Alla fine degli anni Ottanta del Settecento, Emanuele studiò a Napoli presso il collegio del Caravaggio, diretto dai padri piaristi, dove fu allievo del filorivoluzionario napoletano Carlo Lauberg. Nel 1790 prese l’abito dell’Ordine piarista per intraprendervi la carriera dell’insegnamento, che lo condusse negli Abruzzi e poi a Messina. Nel frattempo si guadagnò una prima notorietà, componendo panegirici e orazioni funebri, che gli permise di imporsi piuttosto precocemente come scrittore di corte.
I primi anni del Decennio francese segnarono una svolta decisiva per la sua carriera: gli si aprirono le porte degli ambienti del potere grazie al nuovo re Giuseppe Bonaparte, portato sul trono di Napoli dal fratello Napoleone I dopo la conquista del Regno nel 1806. Taddei era stato raccomandato al sovrano da Oronzo De Donno, marito della sorella poetessa Maria Rosa e veterano della Repubblica napoletana del 1799. Autore di svariate epigrafi e di panegirici in onore della monarchia, la posizione di scrittore di corte gli assicurò la protezione praticamente ininterrotta del governo napoletano fino alla rivoluzione del 1820-21.
Durante la Restaurazione godette dell’appoggio del ministro Donato Tommasi, che lo incaricò nel 1815 di pronunciare l’orazione funebre per Maria Carolina d’Austria. Taddei scrisse effettivamente l’orazione – che fu pubblicata a Napoli nello stesso anno –, ma per evitare l’imbarazzo pubblico il ministro preferì affidarne la lettura all’arcivescovo di Salerno Fortunato Maria Pinto, viste le critiche violente che Taddei aveva mosso contro la sovrana nei primi anni dell’Ottocento. Oltre all’attività costante di panegirista – degno di menzione l’encomio per l’arcivescovo di Taranto del 1819 – Taddei pubblicò occasionalmente qualche opera storica, di cui una delle più importanti dedicata al teatro San Carlo nel 1817.
Tuttavia, l’attività più importante di Taddei fu senz’altro la carriera giornalistica, intrapresa nei primi anni del secolo su giornali di provincia – nel 1803 curò la cronaca letteraria del Foglio di letteratura, scienze, arti e commercio di Messina – e proseguita durante il Decennio francese. Nel febbraio del 1806, Taddei fu uno dei redattori principali della Gazzetta, prima di cofondare un mese più tardi la società di edizione che avrebbe stampato il Corriere di Napoli, insieme a Tito Manzi, Vincenzo Cuoco e Flaminio Venanson, tutti patrioti sensibili all’esperienza politica francese e bendisposti verso il nuovo regime.
Il modello del giornale ricalcava in effetti quello dei periodici ufficiali napoleonici, come il Giornale italiano, diffuso nel Regno d’Italia, e il Journal de Paris, pubblicato in Francia. È significativo che uno dei protettori del Corriere sia stato il ministro delle Finanze Pierre-Louis Rœderer, membro della redazione del Journal de Paris.
Nel 1811, quando il Corriere venne ribattezzato Monitore delle Due Sicilie, il contributo di Taddei, insieme a quello di Cuoco, era ormai preponderante. Nell’arco dell’intero Decennio francese, fu l’unico membro stabile della redazione, curando tanto la sezione di cronaca quanto la rubrica teatrale.
La continuità del percorso professionale di Taddei si accompagnò soprattutto con la malleabilità della sua fede politica. Quando il re Gioacchino Murat abbandonò Napoli dopo la sconfitta del maggio 1815, egli si rifiutò di seguire i murattiani in esilio: come numerosi altri funzionari napoletani, conservò la propria carica in virtù del trattato di Casalanza, e fu richiamato il 23 maggio 1815 per dirigere fino alla rivoluzione del 1820-21 il nuovo organo di stampa ufficiale della restaurata monarchia borbonica, il Giornale del Regno delle Due Sicilie. Taddei ebbe presto occasione di dimostrare le sue simpatie borboniche, che gli valsero parecchi sonetti satirici a proposito della sua versatilità politica. Oltre alla direzione del Giornale, l’allineamento alla Restaurazione gli procurò diverse nuove cariche: nel 1816 fu nominato cappellano dell’Ordine dei girolamini, nel 1818 divenne storiografo reale e nel 1819 ottenne un incarico al ministero di Grazia e Giustizia.
La tendenza ad attraversare molteplici congiunture politiche si confermò durante la rivoluzione del 1820-21: dopo una prima opposizione – nel Giornale del 7 luglio 1820, designò gli insorti come una «masnada» che minacciava «la proprietà dei privati» – celebrò il nuovo corso in diversi articoli, una volta proclamata da parte della monarchia la Costituzione di Cadice. Conservò così la sua posizione alla direzione del giornale, ribattezzato Giornale costituzionale del Regno delle Due Sicilie, per il quale riuscì ad aggiudicarsi l’esclusiva sulle trascrizioni dei dibattiti parlamentari. Alla fine della rivoluzione, Taddei salutò entusiasticamente l’ingresso degli austriaci a Napoli: un ultimo cambio politico che non bastò a evitare la sua destituzione e un processo in qualità di sostenitore del regime rivoluzionario. Dal 18 aprile 1821 fu confinato a Termoli sotto stretta sorveglianza, ma riuscì anche questa volta a guadagnarsi la protezione del vescovo locale Pietro Consiglio. Non poté rientrare a Napoli prima del 1825, quando lo stesso Consiglio lo incaricò dell’elogio funebre di Ferdinando I.
Il ritorno a Napoli segnò la riabilitazione di Taddei agli occhi della monarchia borbonica. Il panegirico del re gli valse la ritrovata protezione della corte, in un momento in cui per il proprio sostentamento poteva contare solo su una pensione ecclesiastica. Dal 1825 intensificò l’attività di panegirista per conto di personalità napoletane vicine alla monarchia: il cardinale Fabrizio Ruffo nel 1827, la regina Maria Cristina di Savoia nel 1830, l’ex ministro della Restaurazione Luigi de’ Medici sempre nel 1830 e infine il banchiere Carlo Forquet nel 1838. Grazie all’appoggio del ministro dell’Interno Nicola Santangelo e ai suoi legami con i liberali moderati del Regno, fra i quali Gabriele Pepe, partecipò a vari progetti editoriali su vasta scala, il più importante dei quali fu la pubblicazione degli Annali civili del Regno delle Due Sicilie, stampati a partire dal 1833.
La pubblicazione si inscriveva in un programma di progresso economico e sociale del Regno – con un accento particolare sull’istruzione pubblica – lanciato dalla monarchia e patrocinato dallo stesso Santangelo; Taddei ne assunse la direzione insieme a Giovanni Filioli, ex precettore dei figli di Murat, e Raffaele Liberatore, già redattore della Minerva napoletana nel 1820. La rivista pubblicava resoconti delle sedute delle accademie del Regno e necrologi di uomini illustri meridionali.
L’appoggio di Santangelo rimase immutato fino alla morte di Taddei, che si spense a Napoli il 23 aprile 1839 per gli strascichi di un’epatite.
Il ministro volle per lui funerali a spese dello Stato. Pochi giorni dopo la morte e nonostante le indicazioni contrarie lasciate dallo stesso Taddei, numerosi elogi funebri in suo onore furono pubblicati dai giornali della capitale, tra cui l’Omnibus, il Poliorama pittoresco e soprattutto gli Annali civili.
Opere. Parentalibus Ioannis De Moya ex CC. RR. Scholarum piarum S. Mariae in Armillis epigrammata Emmanuelis Taddei CC. RR. scholarum piarum eloquentiae et poeseos professoris, Napoli 1804; Pubbliche feste da celebrarsi il 22 Maggio nella Gran Piazza del Mercato per l’esaltazione al trono di S.M. Giuseppe Napoleone Grande Elettore e Principe di Francia Re di Napoli e di Sicilia, Napoli 1806; Per le macchine erette dalla città di Napoli nel faustissimo ritorno di S.M. Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie, Napoli 1810; Per le solenni esequie di Maria Carolina d’Austria, regina delle Due Sicilie, Napoli 1815; Del teatro San Carlo di Napoli. Cenno storico, Napoli 1817; La biblioteca istorica di Parigi. Dialogo, Napoli 1819; Nell’anniversario della morte d’Ignazio Fornesi, arcivescovo della Chiesa metropolitana di Taranto, Napoli 1819; Per le solenni esequie di Ferdinando I Re delle Due Sicilie. Orazione funebre, Napoli 1825; Ne’ solenni funerali d’ordine della maestà di Francesco I re delle Due Sicilie, Napoli 1826; Solenni esequie di Luigi de’ Medici di Toscana, Napoli 1830; Il primo secolo de’ Borboni nelle Sicilie, Napoli 1834; Della relazione statistica e clinica degl’infermi di colera-morbo trattati nell’ospedale di S.M. di Loreto pel dottore Salvatore De Renzi. Rassegna, Napoli 1837; Elogio storico di Lorenzo Fazzini, Napoli 1837; Iscrizioni per quattro monumenti nel camposanto di Castellammare di Stabia, Napoli 1838.
Fonti e Bibl.: L’unico studio dedicato alla biografia di Taddei, per quanto parziale e spesso fondato su ipotesi, è M. Mazziotti, Un grande giornalista del secolo scorso, in Rassegna storica del Risorgimento, I (1914), 1, pp. 39-52. Sull’opera e gli incarichi di Taddei si trovano indicazioni sparse in G. Addeo, La stampa periodica napoletana del Decennio francese, Napoli 1988, ad ind.; W. Daum, Zeit der Drucker und Buchhändler. Die Produktion und Rezeption von Publizistik in der Verfassungsrevolution Neapel-Siziliens 1820/21, Frankfurt am Main 2005, ad ind.; V. Trombetta, Gli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie, in Le riviste a Napoli dal XVIII secolo al primo Novecento, a cura di A. Garzya, Napoli 2008, pp. 321-351; Id., L’editoria napoletana dell’Ottocento. Produzione, circolazione, consumo, Milano 2008, ad ind.; M. Rascaglia, I redattori dei fogli volanti, in Cultura e lavoro intellettuale. Istituzioni, saperi e professioni nel Decennio francese, a cura di A.M. Rao, Napoli 2009, pp. 183-202; M. Traversier, Gouverner l’opéra. Une histoire politique de la musique à Naples, 1767-1815, Roma 2009, ad ind.; V. Trombetta, L’editoria a Napoli nel Decennio francese. Produzione libraria e stampa periodica tra Stato e imprenditoria privata (1806-1815), Napoli 2011; W. Daum, Oscillazioni dello spirito pubblico. Sfera pubblica, mercato librario e comunicazione nella Rivoluzione del 1820-21 nel Regno delle Due Sicilie, Napoli 2015, ad ind.; P.-M. Delpu, De l’État muratien à l’État bourbon: la transition de l’appareil étatique napolitain sous la Restauration (1815-1830), in Rien appris, rien oublié? Les Restaurations dans l’Europe post-napoléonienne (1814-1830), a cura di J.-C. Caron - J.-P. Luis, Rennes 2015, pp. 37-50.