EMAR
Antica città della Siria, posta sulla riva destra del medio corso dell'Eufrate, in corrispondenza di Meskene-Qadima, nella regione del Lago Assad, costituito dalla diga di ath-Thawra a Tabqa. È stata esplorata (1971-1976) da una missione francese, sotto la direzione di J.-C. Margueron, nell'ambito della campagna internazionale di salvataggio dei siti minacciati dalla formazione del bacino. L'Istituto Francese di Studi Arabi di Damasco aveva già in precedenza avviato (con A. Raymond e L. Golvin) un'indagine nella città medievale di Meskene-Balis: nel corso della campagna del 1971, un sondaggio nel vicino tell di Meskene-Qadima aveva portato al recupero di 14 tavolette iscritte in caratteri cuneiformi, che permettevano di identificare il tell con l'antica E., confermando un'ipotesi precedentemente avanzata da G. Dossin; si decise pertanto di intraprenderne l'esplorazione sistematica. Il nome di E. è menzionato nei testi degli archivi reali di Ebla protosiriana, datati verso il 2300 a.C., nei quali è anche frequentemente citato un re della città; secondo i dati offerti dai documenti degli archivi di Mari, in età paleobabilonese, intorno al 1800 a.C., essa era la capitale di un regno minore sul medio corso dell'Eufrate, confinante con Karkemiš a Ν e Tuttul a S. Infine, soprattutto i testi ittiti di Boğazköy facevano presumere una più tarda fase di fioritura intorno al XIV sec. a.C.
Il lavoro della missione francese ha portato all'identificazione e all'esplorazione del centro di quest'ultima fase, chiarendo che la sua distruzione finale deve essere avvenuta subito dopo il 1200 a.C., all'epoca dei rivolgimenti dei «Popoli del Mare»; mentre sondaggi profondi hanno fatto escludere l'esistenza di livelli più antichi al di sotto di quello del Bronzo Tardo, le condizioni di urgenza in cui si è svolta l'operazione non hanno permesso di localizzare il tell o forse i tell pertinenti alle due precedenti fasi di sviluppo di Emar. D'altro canto è stato possibile analizzare la nascita e lo sviluppo di una nuova fondazione urbana non condizionata da preesistenze. Il tell di E. ha forma rettangolare (c.a. 1 km di lunghezza sull'asse E-O e 600-700 m su quello N-S) e sorge su un settore dell'altopiano calcareo a strapiombo sull'Eufrate, limitato a Ν e a E dalla stessa valle del fiume, a S da un wādī che ha in parte eroso il margine della città e a O da una sorta di burrone artificiale. Il centro fu fondato dal re ittita Muršili II, figlio di Šuppiluliuma, dopo la conquista del regno di Astata e fu governato da sovrani vassalli di quelli della vicina Karkemiš, che a loro volta discendevano da Šuppiluliuma. Al fine di preparare il terreno per la nuova fondazione furono colmati wādī naturali ed effettuati tagli nella roccia così da pareggiare lo zoccolo naturale; fu scavato per contro il canale artificiale che doveva separare il settore prescelto dal resto della falesia, per una lunghezza di 500 m e una larghezza di 50 m.
I settori principali portati alla luce comprendono, tra gli altri, sul margine NO del tell, un edificio del tipo bīt khilani, caratterizzato da una sala principale rettangolare in senso latitudinale posta al centro, con accesso costituito da un vestibolo j porticato su un lato lungo, forse con colonne, e stanze secondarie dietro il lato lungo della sala opposto all'entrata.
Una trentina di abitazioni private sono anche state portate alla luce, tutte con tipologia simile: ingresso direttamente su un largo ambiente, verosimilmente a cielo aperto, e due stanze di minori dimensioni che davano direttamente sulla corte sul lato opposto a quello di ingresso; in taluni casi la presenza di scale induce a ipotizzare la presenza di un piano superiore o di una terrazza abitabile.
Sono stati inoltre identificati e portati alla luce quattro edifici sacri: due templi quasi gemelli costituiscono un unico complesso maggiore eretto nel punto più elevato del tell, sul margine SO.
Si tratta di due edifici piuttosto semplici a pianta longitudinale con lunga cella a ingresso assiale preceduta da un breve vestibolo con ante e forse con colonne; documenti scritti rinvenuti sul pavimento hanno permesso di identificare le divinità in essi adorate con Ba'al e Astarte. Poiché l'edificio S è leggermente sopraelevato rispetto a quello Ν e, quindi, in posizione dominante, si è ritenuto di poter attribuire questo a Ba'al e quello al livello inferiore ad Astarte.
Alla stessa tipologia appartiene il c.d. Secondo Tempio eretto ai piedi della lunga sella che univa il cuore della città al grande santuario di Baal e di Astarte; anch'esso presenta ingresso ad ante, forse originariamente privo di colonne; nella cella longitudinale si ergeva un piccolo altare, mentre davanti all'ingresso dell'edificio si trovavano numerosi chiodi d'argilla, che certamente decoravano la facciata del tempio secondo schemi peraltro ignoti e non ricostruibili.
L'ultimo edificio sacro è il c.d. Tempio dell'Indovino, che sorge nella stessa regione del Secondo Tempio a una trentina di metri da quest'ultimo. Questo edificio presenta una pianta diversa dai precedenti: a una struttura di base longitudinale con ingresso assiale costituito dall'usuale portico ad ante si affiancavano, infatti, tre ambienti minori allineati lungo uno solo dei lati maggiori. Numerosi documenti scritti rinvenuti nel tempio hanno permesso di identificarlo con la sede di un indovino esperto di epatoscopia, la cui fama raggiunse anche la capitale ittita, Khattuša.
Tra i reperti, oltre le numerose tavolette cuneiformi comprendenti testi amministrativi, epistolari, mantici, si può ricordare un corno, di capra o di gazzella, completamente decorato con rilievi, di significato non chiaro, ma che sembrano far riferimento prevalentemente al mondo pastorale. E. fu probabilmente distrutta verso il 1187 a.C., a seguito dei sommovimenti prodotti dal passaggio dei «Popoli del Mare». Se gli imponenti lavori preparatori del terreno riflettono indubbiamente l'ispirazione ittita, nell'impianto urbano vero e proprio si riconoscono invece forti influenze dell'ambiente siriano e assiro nel quale E. si sviluppò e crebbe. Così, il tipo del bīt khilani, che avrebbe conosciuto larga fortuna nell'Età del Ferro, si può considerare un'elaborazione locale di una tipologia paleosiriana ben attestata nei Palazzi Occidentale e Settentrionale di Ebla e in quelli di Alalakh VII e Tilmen Hüyük IIc3. Analogamente da tipologie paleosiriane discendono il tipo dell'unità domestica e la struttura templare prevalente, mentre il Tempio dell'Indovino appare come una contaminazione tra il tipo di derivazione paleosiriana e modelli architettonici medio-assiri, documentati nella stessa regione dalle strutture sacre del vicino centro di Tell Fray. Pertanto si è posta in rilievo la persistenza di tradizioni architettoniche e artistiche siriane in generale e paleosiriane più specificamente, mentre è verosimile che l'influenza del dominatore ittita si sentisse soprattutto, se non esclusivamente, nell'ambito delle strutture sociali.
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