ZOLA, Émile
Nato a Parigi il 2 aprile 1840, ivi morto il 29 settembre 1902. Il padre, Francesco Z., ingegnere veneziano, aveva sposato una francese, Émilie Aubert; la famiglia si stabilì nel 1843 a Aix-en-Provence, dove lo Z., perduto il padre nel 1847, compì i primi studî, assistito dalla madre; coetaneo e amico di P. Cézanne, vagheggiavano insieme un grande avvenire artistico. A diciotto anni, tornò a Parigi con la madre; non poté accedere all'università e, stretto dal bisogno, s'impiegò assai modestamente presso la casa editrice Hachette; optò per la cittadinanza francese nel 1862. Frattanto scriveva versi, novelle, articoli per i giornali; il suo primo libro, Contes à Ninon, apparve nel 1864, il secondo, cioè il romanzo La confession de Claude, nel 1865: l'uno e l'altro, di tono romantico e di scarso valore. Nel 1866, redattore dell'Événement, condusse una campagna di critica d'arte, a favore di É. Manet e degl'impressionisti, e raccolse quegli scritti nei volumi Mon salon e Mes haines, a cui seguì, nel 1867, lo studio Éd. Manet. Altri due romanzi, Le Vœu d'une morte (1866) e Les Mystères de Marseille (1867-68, per l'appendice del giornale Le Messager de Provence), furono scritti a solo scopo di lucro, mentre l'autore affrontava seriamente una prova più difficile con Thérèse Raquin (1867). L'esempio del Balzac, del Flaubert, degli scrittori che venivano sommariamente compresi nella formula del "realismo", e la cultura positivistica del suo tempo (di cui era interprete ammirato il Taine), avevano agito fortemente su di lui: Thérèse Raquin, in cui si rivela senza dubbio una rude potenza d'analisi, era presentata dallo Z. come un "romanzo scientifico", come uno studio obiettivo del rimorso (generato fatalmente nell'animo stesso dei due amanti, il cui delitto era rimasto impunito dalla legge). L'impronta indelebile del primo amante sulla donna (secondo una teoria dell'"impregnazione" che fu creduta, per un momento, scientifica) offrì l'argomento a un nuovo romanzo, Madeleine Férat (1868). Lo Z. si penetrò soprattutto delle idee che proprio allora (1865) aveva svolto Claude Bernard nell'Introduction à la médecine expérimentale, lesse e annotò il Traité philosophique et physiologique de l'hérédité naturelle del dott. P. Lucas; e venne meditando il programma di una vasta opera, romanzesca e "sperimentale" al tempo stesso, animata dal principio dell'ereditarietà, e capace (si deve aggiungere, poiché l'opera geniale del Balzac ingombrava della sua mole l'orizzonte letterario del secolo) di costituire un ciclo analogo, per l'intreccio e l'estensione, alla Comédie humaine. Al realismo, che gli appariva ancora turbato da sopravvivenze romantiche, doveva succedere un naturalismo, a cui la scienza moderna offriva una base più salda di dottrina e di documenti. Lo Z. disegnò così la serie dei Rougon-Macquart, Histoire naturelle et sociale d'une famille sous le Second Empire: il piano era già pronto nel 1869, e figura nella prefazione della Fortune des Rougon, il romanzo col quale s'iniziò il pertinace lavoro che assorbì l'attività dello scrittore per oltre un ventennio; tra il clamore delle più acri e furenti polemiche, che lo Z., del resto, si compiaceva di suscitare, egli costrusse giorno per giorno il suo edificio, fedele sino all'ultimo alla formula del "romanzo naturalista".
Il ciclo dei Rougon Macquart comprende i seguenti romanzi: La fortune des Rougon (1871); La curée (1871); Le ventre de Paris (1873); La conquête de Plassans (1874); La faute de l'abbé Mouret (1875); Son Excellence Eugène Rougon (1876); L'assommoir (1877); Une page d'amour (1878); Nana (1880); Pot-Bouille (1882); Au bonheur des dames (1883); La joie de vivre (1884); Germinal (1885); L'œuvre (1886); La terre (1887); Le rêve (1888); La bête humaine (1890); L'argent (1891); La débâcle (1892); Le docteur Pascal (1893).
Per ciascun romanzo, lo Z. sceglieva un ambiente sociale ben determinato: i mercati per il Ventre de Paris, il sobborgo operaio per l'Assommoir, la vita galante per Nana, i grandi magazzini per Au bonheur des dames, le miniere per Germinal, i cenacoli degli artisti per L'œuvre, la campagna e i contadini per La terre, le ferrovie per La bête humaine, l'alta banca per L'argent, l'esercito in guerra per La débâcle; e procedeva a una documentazione diretta e minuta, tenendo conto degli elementi esteriori più caratteristici: indi, la congerie delle note veniva disposta in una narrazione, che aveva per centro uno dei personaggi di quella sua famiglia immaginaria, avvelenata nel sangue da una legge funesta d'eredità. Gli elementi derivati dall'osservazione davano a tutto il quadro un aspetto di realtà vissuta, immediata, con un verismo che s'accentuava per l'impiego del linguaggio e delle immagini più volgari; ma l'opera in fondo, era sorretta dall'impulso di una fantasia innegabile nel suo vigore come nella sua brutalità. Lo Z. dilatava certe rappresentazioni di ambiente fino all'allucinazione, e, movendo i suoi gruppi umani, viziosi ed oppressi, le sue folle cieche, anelanti, minacciose, giunse a creare le visioni tetre e possenti dell'Assommoir e di Germinal, che la critica ha concordemente riconosciuto come i suoi capolavori.
Lo Z. accompagnò la sua opera di romanziere con tutta una serie di scritti critici e polemici (La République et la littérature, 1879; Le roman expérimental, 1880; Une campagne, Les romanciers naturalistes e Documents littéraires, 1881) in difesa della sua teoria; raccolse intorno a sé una schiera di discepoli, che si dichiararono anch'essi "naturalisti": la più originale affermazione della scuola si ebbe col volume collettaneo Les soirées de Médan (1880), che contiene sei novelle, tutte ispirate alla guerra del Settanta e condotte secondo i procedimenti del più crudo verismo, dello Z., di Guy de Maupassant, J. K. Huysmans, Henri Céard, Léon Hennique e Paul Alexis.
Avvertiamo, per la biografia dello Z., che a Médan, presso Parigi, egli abitava dal 1878 una villa dove il lavoro gli riusciva più tranquillo; convisse fino alla morte con la moglie, Alexandrine Meley (sposata nel 1870), da cui non ebbe figli; due gli nacquero, illegittimi, da una relazione contratta nel 1888 con la giovine Jeanne Rozerot ed egli ne prese assiduamente cura.
Il successo dei Rougon-Macquart, esteso anche alle "riduzioni" teatrali di parecchi romanzi (il dramma L'assommoir, rappresentato per la prima volta il 18 gennaio 1879, ebbe più di trecento repliche), trovò larga risonanza nelle altre nazioni; tutta l'opera dello Z. venne tradotta in italiano, e soprattutto fra il 1880 e il 1890 scrittori italiani come il Verga e il Capuana si proposero seriamente il problema del "naturalismo".
Chiuso il ciclo della doppia famiglia col Docteur Pascal, lo Z. si accinse a quello delle "Tre città": Lourdes (1894); Rome (1896); Paris (1897): il primo di questi romanzi è un nuovo quadro di folle, con i pregi e i gravi difetti dello Z. colorista; naturalmente esso, come tutti gli altii romanzi dello Z., fu messo all'Indice dalla Chiesa. Gli altri due (e quello specialmente su Roma, a cui egli s'era preparato con un rapido viaggio e un'inchiesta superficiale) sono violenti, ma deboli, sopraffatti dalle prevenzioni concettuali dello scrittore. La questione sociale lo interessava sempre più vivamente, e alla passione dell'osservatore della vita borghese e popolare si veniva sovrapponendo, e talora, senz'altro, sostituendo un'aspirazione di araldo e profeta della democrazia: vagheggiava il ciclo dei Quatre évangiles quando l'esplosione dell'"Affaire Dreyfus" lo trasse nel campo dell'azione e della più accesa lotta politica. Con generoso coraggio, lo Zola abbracciò la causa della giustizia; i suoi primi articoli in difesa del Dreyfus, e per la revisione della sentenza pronunciata dal tribunale militare, sono del novembre 1897; il 13 gennaio 1898 lanciò sull'Aurore la lettera aperta al presidente della repubblica (nota col titolo J'accuse), per la quale lo Z. fu processato e condannato; egli si rifugiò (dal 18 luglio 1898 al 5 giugno 1899) in Inghilterra. Quivi terminò il primo romanzo del ciclo degli Évangiles, Fécondité, che fu pubblicato nel 1899: nel 1901 apparve Travail, nel 1903, postumo, Vérité, in cui s'intrecciano palesi le memorie recenti dell'"Affaire": di Justice, ultimo della serie, non rimane che l'abbozzo fra i manoscritti dello Z., donati dalla vedova alla Biblioteca Nazionale di Parigi. L'arte sua declinava verso la predicazione demagogica, e l'applauso al campione delle idee socialiste prolungò, in certo modo, quello che s'era spento via via intorno all'opera del romanziere. Nel 1908, a sei anni di distanza dalla morte dello Z., la Repubblica francese rendeva alla sua memoria un supremo omaggio, ordinando il trasporto delle sue ceneri nel Pantheon di Parigi.
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