BICCHIERI, Emilia
Appartenente a ricca e potente famiglia vercellese, terzogenita di Pietro e di Alasia di Biandrate, nacque probabilmente nel 1238.
Poche le notizie sicure della sua vita, poiché la prima biografia, scritta da Michele Pio, è assai tarda (1613)e basata solo su ricordi e tradizioni conservate nel convento da lei fondato. Le stesse osservazioni si possono fare circa la Vita assai più ampia della madre Anna Maria Emilia Matilde Fuassa, forse priora di quello stesso convento, scritta nel 1652(per le altre biografie, cfr. Meerssemann, p. 199). Alcuni documenti del sec. XIII, riguardanti la B., sono stati conservati nel convento di S. Margherita e trascritti nel processo di beatificazione nel 1769(ora ibid., pp. 217-238).
L'11 luglio 1250 il padre, nel suo testamento, lasciava alla B. ed alle sorelle Ottina e Beatrice parecchi beni immobili e rendite da godere in comune fino a quando si fossero sposate, ma già il 9 dic. 1254 le tre sorelle procedevano alla divisione dei beni, poiché ognuna desiderava organizzare la propria vita in modo indipendente: la B., poco più che quindicenne, aveva deciso di fondare un convento e ritirarvisi, certamente aiutata e consigliata in questo dai padri predicatori di Vercelli, che godevano la stima e l'amicizia del padre, tanto che erano stati testimoni alla stesura del testamento. Con una parte dell'eredità la B. acquistò il convento dei domenicani fuori di Porta Aralda - dando così loro la possibilità di trasferirsi in località più centrale, come era loro desiderio -, e vi fondò con alcune nobili fanciulle vercellesi una comunità, organizzata inizialmente secondo la regola di s. Agostino, ottenendo l'erezione canonica del monastero di S. Margherita, come essa volle fosse chiamato, dal vescovo di Ravenna Filippo Fontana, legato papale nell'Italia settentrionale.
Furono i domenicani stessi, che pure intendevano mantenere la direzione spirituale della comunità, a consigliare alla B. la scelta di una delle antiche regole monastiche - e ottenere così l'approvazione ecclesiastica -, per superare la difficoltà dell'erezione di un monastero femminile domenicano, dato che proprio nel 1254 Innocenzo IV aveva esonerato l'Ordine dalla "cura monialium".
L'incorporazione nell'Ordine dei predicatori, e precisamente nel secondo Ordine domenicano, tardò fino al 24 febbr. 1266, quando, per l'appoggio del ministro generale Giovanni da Vercelli, si riuscì ad ottenerla dal papa Clemente IV.
Il breviario domenicano e la biografia della madre Fuassa asseriscono che la B. apparteneva al terzo Ordine: l'errore nacque, secondo il Meerssemarm, dal fatto che nel sec. XV, rilassatasi la disciplina del monastero le suore finirono col seguire la regola del terz'Ordine, tanto che nel 1449, trasferitosi il monastero in città, non osservavano più la clausura; inoltre due quadri della B. della seconda metà del sec. XV, ora perduti, recanti l'iscrizione "Beata Aemilia de Bicheriis de Poenitentia Sancti Dominici, fundatrix monasterii Sanctae Margarethae de Vercellis extra muros", confermarono nell'errore, inducendo i biografi a credere che la B. appartenesse alle terziarie domenicane conventuali, istituite solo verso la fine del sec. XV.
La B. fu priora dal 1273 probabilmente fino al 1278, anno in cui troviamo designata in tale carica suor Mansueta; pare che sia vissuta fino al 1314 senza più rivestire cariche. Morì in fama di santità.
Il processo di canonizzazione fu iniziato nel sec. XVIII da I. Fileppi, teologo della cattedrale di Vercelli, e da M. A. Fileppi, suo nipote e successore, e si concluse con la beatificazione proclamata dal pontefice Clemente XIV nel 1769.
Bibl.: M. Pio, Delle vite de gli huomini illustri di San Domenico, II, Pavia 1613, coll. 140-142; Acta Sanctorum Maii, I, Venetiis 1737, pp. 805-818;A. M. Ae. M. Fuassa, Vita della b. E. B., Vercelli 1770; G. C. Meerssemann,La bienheureuse E. B. (1238-1314), in Arch. fratrum praedicatorum, XXIV (1954), pp. 199-239; Bibliotheca Sanctorum, III, Roma 1963, col. 182.